Diamo il benvenuto a Borgomanero

01/04/2021

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Borgomanero (NO). In un paesaggio dominato dalla catena delle Alpi, poco più a sud del Lago d’Orta e a sud-ovest del Lago Maggiore, nel lembo settentrionale della pianura novarese che, attraversato dal fiume Agogna, si insinua tra le colline di San Michele, Maggiate e Santa Cristina a oriente e quelle di Vergano, Colombaro e Cureggio a occidente, sorge Borgomanero, il centro urbano più importante della provincia di Novara dopo il capoluogo. Cittadina moderna, ma dalla spiccata identità storica e culturale, si presenta come sintesi equilibrata della varietà di paesaggi e degli orientamenti economici della zona, luogo di incontro tra le realtà locali più chiuse e l’influenza dei maggiori centri oltre-ticinesi. Lo stesso impianto urbanistico, costruito sul modello tardo medioevale della crux viarum, sembra rappresentarne l’equilibrata ricettività; fu proprio il fatto di essere naturale crocevia delle strade che conducevano da Novara alla Riviera d’Orta e al Sempione, e da Torino e dalla Valsesia al Lago Maggiore, il motivo principale della costruzione del borgo, destinato a divenire punto di riferimento per il commercio.

Secondo una remota ipotesi, sostenne il rosminiano Vincenzo De Vit, il nome di Borgomanero in origine sarebbe stato un "manso" o "maniero" della Corte di Barazzola. Entrambe le definizioni derivano dalla stessa radice latina di "manere – manerium", luogo cioè abitato, circondato da una consistente estensione di territorio. Questo "manso" o "maniero" fu in seguito cinto da mura e fortificato divenendo "borgo", da cui Borgo Manero o Borgo Manerio, per finire a divenire Borgomanero. Secondo un’altra ipotesi, formulata dal venerabile Carlo Bascapè, vescovo di Novara, si ritenne che il nome Borgomanero sia stato attribuito da una famiglia "Mayneria" di origine milanese, presente nel Novarese tra i secoli XII e XIV. Infine un approfondito ed erudito studio dello storiografo locale prof. Ernesto Lomaglio, un insegnante, borgomanerese d’adozione, pubblicato col titolo "Le origini di Borgomanero", scioglie ogni dubbio a proposito della derivazione del nome di Borgomanero. Dice l’autore: "Noi pensiamo, con fondata ipotesi, che il nome gli derivi da Jacobus Maynerius, podestà novarese nel 1193 – 94".

Si discute se ilpiù antico insediamento borgomanerese si possa far risalire ad uno dei ventitré poderi della corte di Baraggiola, che con un diploma del 962 Ottone I elargiva ai canonici dell’isola di San Giulio. Si tratta, ovviamente, della prima documentazione scritta che riguarda il territorio, non mancando altre testimonianze, più remote, che chiamano direttamente in causa ritrovamenti archeologici in paesi circostanti. Baraggiola (il nome significherebbe "piccola baraggia", voce piemontese e lombarda, assai comune nella zona, che indica un territorio incolto) è oggi una cascina ai piedi della collina di S. Michele, a circa tre chilometri dal centro di Borgomanero, sulla sinistra della statale che conduce ad Arona. Qui si trova ancora la piccola chiesa romanica di S. Nicola con la torre, fatta erigere probabilmente dal Capitolo dopo la donazione ottoniana. Ecco, rapidamente, le vicende che riguardano quel periodo storico. Alla dieta di Worms del maggio 961, Ottone I decise di tornare in Italia per affrontare Berengario 11, Marchese di lvrea incoronato re d’Italia, già sconfitto dieci anni prima ma ora tornato al potere ed in aperta lotta contro l’episcopato italiano. Papa Giovanni XII, infatti, promise a Ottone la corona in cambio del suo aiuto. Forte della vittoria appena conseguita sugli ungari, Ottone I non impiegò molto a mettere in fuga Berengario e il 2 febbraio 962, a Roma, si fece incoronare imperatore dal papa, restaurando l’antico impero cristiano di Carlo Magno e dando una svolta radicale alla politica italiana: appena un anno dopo sarà il nuovo imperatore a deporre il papa, eletto a soli sedici anni e accusato di omicidio e vari altri misfatti, riprendendo così una politica di controllo degli imperatori sassoni sul papato. Nel frattempo, però, Berengario si era riorganizzato per l’ultima offensiva. Tornando verso nord, Ottone si stanzia a Lagna sul Lago d’Orta, nella cui isola la moglie di Berengario, la regina Willa, tentava una strenua resistenza, ma dopo settanta giorni raggiunse, sconfitta, il marito alla fortezza appenninica di San Leo. E’ allora, il 29 luglio 962, che Ottone I rilascia, ad Orta, il diploma con cui dona l’isola, sottratta da Berengario al vescovado di Novara, ai canonici del Capitolo di San Giulio. (Il motivo per cui non venne restituita al vescovo di Novara è altra questione storiografica irrisolta). Con l’isola, l’imperatore donava le corti di Baraggiola e di Agrate. Dal diploma si apprende inoltre che la curtis de Barazzola comprendeva ventitré mansi, che, come si può dedurre, erano disseminati nei dintorni, ma non necessariamente confinanti. Nonostante tutte le varie congetture che si sono formulate finora, sembra lecito considerare arbitraria l’identificazione di uno dei mansi della corte di Barazzola con il successivo Borgomanerio. Il nome stesso della città, come vedremo, avrà altre origini. La prima denominazione "ufficiale" di Borgomanero è tratta dalla chiesa di S. Leonardo, che presumibilmente risale agli anni 1125-1150 e che fungeva da riferimento, non solo religioso, per i pellegrini che viaggiavano lungo la Via Francisca. Dalla "carta di Romagnano" del 1198 sappiamo infatti che a quel tempo Borgo San Leonardo godeva già della qualifica di borgofranco (il documento concedeva, da parte del Comune di Novara, la stessa qualifica alla comunità di Romagnano), cioè un borgo affrancato da prestazioni servili, estraneo alla giurisdizione comitale che pure, come è ovvio, manteneva una certa autorità ed influenza. Questi dati dimostrano il prestigio e l’importanza strategica attribuiti al territorio borgomanerese fin dalle sue origini, soprattutto per Novara. Fu proprio l’episcopato novarese che volle trasformare Borgo S. Leonardo in un caposaldo militare, a seguito dei dissidi con il vescovo di Vercelli, appoggiato dai Conti di Biandrate, per il possesso della Valsesia e per i contrasti patrimoniali dell’abbazia di S. Silano di Romagnano. Nel 1187 i Vercellesi edificarono il castello del colle di S. Lorenzo presso Gattinara e nel 1190 devastarono le vigne di Romagnano, riuscendo anche ad espugnare il ponte costruito sul fiume dai Novaresi. Tali devastazioni furono condannate dall’imperatore Enrico VI. Borgo S. Leonardo, tuttavia, rappresentava non solo un presidio della via di Romagnano e un luogo strategico di controllo dei Conti di Biandrate, ma anche una base per la politica di espansione verso nord. Il podestà di Novara era allora, nel 1193-94, Giacomo Mainerio, da cui prese il nome l’insediamento borgomanerese. La costruzione del nuovo borgo implicò quasi certamente lo smantellamento dell’abitato di S. Leonardo, la cui chiesa, conservata tuttora, rimase esterna alle mura, forse in funzione di chiesa cimiteriale. Nel 1202, nella convenzione stipulata tra il Comune di Novara e i Conti di Biandrate che consegnava ai Novaresi le terre al di sotto di Gozzano e Romagnano, sancendo in definitiva la sconfitta dei Conti, compare ancora il nome di Borgo S. Leonardo: Borgomanero non poteva essere allora che un semplice sobborgo in crescita, ma che ben presto attuerà l’ambizioso progetto politico implicito nella sua stessa concezione architettonica. A partire dal 1231 il nome di Borgo S. Leonardo non compare più in alcun documento. (fonte: www.comune.borgomanero.no.it)

Oltre ai numerosi monumenti e itinerari turistici, la città vanta una ricca varietà di preparazioni tipiche, che ha spinto l’Amministrazione ad istituire il Registro De.Co. "Denominazione Comunale" con la finalità di sostenere il patrimonio di tradizioni, cognizioni ed esperienze relative alle attività agro-alimentari e gastronomiche riferite a quei prodotti che sono motivo di particolare interesse pubblico e, come tali, meritevoli di valorizzazione. Il piatto principe è indubbiamente il tapulone, che la tradizione popolare ricollega alla leggendaria vicenda dei 13 pellegrini della Bassa da cui sarebbe stato fondato il borgo, i quali, per vincere la fame, altro non poterono che sacrificare l’asino che conduceva il loro carretto. Da non perdere una degustazione dei vini locali, le DOC Colline Novaresi e Piemonte, e le manifestazioni tradizionali, come la Festa dell’Uva con le caratteristiche Maschere  e il Palio degli Asini.

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