Comune di Rionero in Vulture

Sede amministrativa

Via Amedeo di Savoia 9 85028 Rionero in Vulture (Potenza)

Enti e aziende del territorio

Identikit

L’abitato originario si sviluppa su due collinette a 656 slm, con i rioni Costa e Piano delle Cantine o Calvario, insieme al primo nucleo abitato del rione dei Morti. Il suo paesaggio è vario e accogliente con una ricca vegetazione di vigneti oliveti e folti boschi. La fertilità dei terreni e la loro favorevole esposizione, hanno consentito lo sviluppo della viticoltura e dei castagneti da frutto. La quasi totalità del vino rosso prodotto in Basilicata è ottenuta con uve del vitigno Aglianico dal quale si ricava il rinomato Aglianico del Vulture vino riconosciuto d.o.c.

Rilevante anche la presenza degli oliveti che forniscono un prodotto di ottima qualità dovuta alla natura vulcanica del terreno, e alla circolazione d’acque sotterranee che sgorgano in sorgenti di acque minerali che alimentano stabilimenti d’imbottigliamento, nella zona.

Le prime notizie storiche sul casale medioevale di Santa Maria di Rivonigro come feudo del Vescovo di Rapolla, appaiono in uno scritto del 1152 di mons. Alberto Mercanti, ma la sua storia è ben più antica e molto ci sarà ancora da scoprire se si considerano le tombe rinvenute in località S. Francesco, Cappella del Priore e Padulo, risalenti al IV secolo a. C., la villa romana in località Torre degli Embrici e i resti di un acquedotto romano sulla fiumara di Ripacandida nei pressi dell’abitato.

Un’altra citazione compare in un documento angioino del 1277 che parla di “Universitas Rivinigri”. Abbandonata dai suoi abitanti nel 1325 per spostarsi nel feudo di Atella, a causa degli esosi gravami fiscali imposti sui pascoli, fu ripopolata nel 1533 da contadini discendenti da Albanesi Epiroti che cambiarono la denominazione del Casale in Arenigro.

Nel 1648 appare fra le Università del Regno di Napoli. Fino al 1627 vi si professa il cristianesimo di rito greco; fu quasi rasa al suolo dal terremoto del 1694, venne riedificata successivamente dai principi Caracciolo di Torella. Nel 1700, la popolazione crebbe fino a contare 9.000 abitanti, fino a divenire verso la fine del secolo, uno dei centri più importanti del Vulture. Fra il 1740 ed il 1800 furono costruiti i palazzi signorili dei Corona, Granata, Rotondo, Giannattasio, Catenacci, Fortunato e Catena; che portarono ad una notevole trasformazione urbanistica con considerevoli sostituzioni edilizie, sia dai ceti abbienti sia dalle classi più povere. Nel 1811, per decreto di Gioacchino Murat, Rionero fu elevata a Comune autonomo. Nel 1860, la città fu al centro dei moti briganteschi; qui si organizzò una delle bande dei briganti comandata dal leggendario generale Carmine Crocco detto Donatelli, nativo di Rionero, il quale fece arruolare nella sua compagnia molti contadini, rendendo la resistenza antiunitaria, una ribellione di classe. Nel 1943, Rionero fu teatro di una feroce rappresaglia nazi-fascista: 16 rioneresi furono trucidati dai tedeschi in ritirata ed altri due morirono nell’assalto ai magazzini dei viveri. Una stele eretta sul luogo dell’eccidio ne ricorda la tragedia per la quale la città di Rionero ha ottenuto la Medaglia d’Argento al Merito Civile.

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