Chef Ruffi, facci sognare!

21/12/2017

CHEF RUFFI, FACCI SOGNARE!

 

di Vincenzo Coli

 

Un genio ambasciatore della cucina italiana nel mondo si aggira sul web. Dategli un’occhiata. Si chiama chef Ruffi (https://www.facebook.com/chefruffi/) e a intervalli regolari offre a tutti gli internauti ricette indimenticabili. Nel senso che se uno prova a rifarle a una cena di amici, state sicuri: la serata finirà al pronto soccorso.

I suoi cavalli di battaglia sono i capisaldi della cucina nazionale: tagliatelle al ragù (ma le chiama noodles come ogni buon emigrato), scaloppine di pollo, tortellini alla panna, lingua in salsa tonnata, cervo al barolo, carbonara, cacio e pepe, pasta con le sarde, tiramisù, arancini di riso, appena un paio di concessioni al resto del pianeta paella e sushi.

Lui (che non vediamo mai in faccia, possiamo solo scorgerne le mani protette – ma perché? – da guanti in lattice azzurro, più da idraulico che da cuoco) sembra avere meno di quarant’anni, sfoggia l’accento campano, manipola loschi prodotti alimentari inglesi, per cui si presume posti i video traballanti da Londra o da Dublino, e nel commentare in diretta le sue gesta ostenta sicurezza e controllo dei tempi invidiabili: “Ora vi farò una pasta e fagioli in due minuti, sempliceeeemente…”, “Guardate che capolavoooro ‘sto spadellamento!”, “Ecco il risotto allo zafferano più buooono di tutti i tempi!”. Per non dire del paraculismo: “Vi voglio bbbeeeene!”, e del vittimismo furbastro: “Malelingue zitte! c’è tanta gggente che mi ama…” E deve essere vero, se 200mila persone hanno guardato la videoricetta sul risotto ai funghi, cacio e pepe e tiramisù stanno già sopra le 300mila e la carbonara ha toccato il top: un milione e 300mila visite, con 14mila commenti, molti dei quali messaggi adoranti quanto sfottenti, e almeno altrettanti insulti sanguinosi di gggente che il senso dell’ironia proprio non ce l’ha.

Vanta già qualche tentativo di imitazione e centinaia di fanclub sparsi per il mondo, tanti ragazzi a darsi appuntamento e tirar tardi, ma che prendano appunti e finito il video si mettano ai fornelli, è difficile da credere. Che invece si divertano come nemmeno davanti a un Mr Bean de noaltri, è poco ma sicuro.

Perché non ci può essere equivoco: anche il peggior marito inabile e lasciato solo a casa in estate quando la moglie è in vacanza, sgamerebbe il bluff dopo dieci secondi. Se tre indizi fanno una prova, qui a ogni video c’è la pistola fumante per una condanna all’ergastolo: il ragù con ketchup e glutammato dichiarato pronto e "fresco" in 3 minuti, la pasta mai cotta al momento ma sempre "tenuta in caldo" in acqua tiepida per poi essere saltata in padella con la panna “ben malgamata” (che naturalmente va messa in abbondanza su tutto, dal manzo alla cernia, dalle lasagne al pollo), la pizza con due pennellate di cioccolata calda, e infine il capolavoro dadaista: l’arancino di riso, ma senza il riso, però con la curcuma, “che tanto è uguale allo zafferano”.

Tra autostima esagerata e sfrontatezza alla Jackass (quei ragazzacci americani che nella tv di inizio millennio si esibivano in scherzi goliardici pesantissimi e piroette da stuntmen suicidi), sprezzo del ridicolo e simpatia, il fenomeno mediatico ci sta tutto, e infatti Il Gambero Rosso questo genio l’ha scovato e intervistato. E chef Ruffi, senza rivelare né vero nome né età né luogo del delitto, ha ammesso di non possedere ancora un ristorante suo per cui è costretto a trasmettere da un set provvisorio, di guadagnare il giusto ma non quanto si meriterebbe, di aver “rubato con gli occhi” dai grandi maestri senza mai frequentare una scuola di cucina, di ispirarsi a Cannavacciuolo (chissa contento!), di aver lavorato in tanti ristoranti dai quali i padroni lo cacciavano regolarmente perché gelosi del suo talento, di pensare a un libro di ricette (lo scrivono tutti, perché lui no?) e di meritarsi un futuro a cinque stelle. Ci arriverà di sicuro, dice, perché si sente circondato da tanto amore, e a ispirarlo e guidarlo c’è una stella cometa che si chiama cucina all’italiana, un marchio affermato nel mondo. Tanto affermato da potersi permettere anche il controcanto di un folle, divertente iconoclasta come Chef Ruffi.