Auguri alla Doc Trentino

19/01/2021

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1971 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

Disciplinare: Approvato con DPR 04.08.1971 (G.U. 221 – 02.09.1971)

Regione: Trentino

Provincia: Trento

Enoregioni: VALDADIGE TRENTINA, VALLI LATERALI DEL TRENTINO

Città del Vino: Comune di Ala, Comune di Aldeno, Comune di Avio, Comune di Cembra Lisignago, Comune di Isera, Comune di Lavis, Comune di Madruzzo, Comune di Mezzolombardo, Comune di Volano

Tipologie: Trentino Bianco, Trentino Rosso,  Trentino Chardonnay, Trentino Pinot bianco, Trentino Pinot grigio, Trentino Riesling renano, Trentino Sauvignon, Trentino Cabernet, Trentino Cabernet franc, Trentino Cabernet Sauvignon, Trentino Lagrein, Trentino Marzemino, Trentino Merlot, Trentino Pinot nero (tutti anche Riserva), Trentino Kretzer o Rosato, Trentino Moscato giallo e Trentino Moscato rosa o delle rose (anche Liquorosi), Trentino Müller Thurgau, Trentino Nosiola, Trentino Riesling italico, Trentino Traminer aromatico, Trentino Bianco e Rosso da due varietà di vite, Trentino Rebo, Trentino Vin Santo. Alcune tipologie della DOC Trntino possono essere accompagnate dalla menzione “Superiore” e/o dall’indicazione delle sottozone “Sorni”, “Isera” o “d’Isera”, “Ziresi” o “dei Ziresi”, “Castel Beseno” o “Beseno” e “Valle di Cembra” o “Cembra”.

Cenni storici e/o geografici: Le più antiche testimonianze sulla coltivazione della vite nell’area in questione risalgono all’età del Bronzo antico (1800-1600 a.C.) e del ferro finale e sono rappresentate dai vinaccioli rinvenuti nell’insediamento palafitticolo di Ledro (TN). Una innumerevole serie di altri ritrovamenti ci conduce fino alla situla reto-etrusca (IV secolo a.C.) rinvenuta a Cembra (TN) sulla quale è incisa una fra le più estese iscrizioni di epoca etrusca inneggianti al consumo simposiale del vino. Una ulteriore significativa testimonianza sulla produzione ed il commercio di vini della regione è rappresentata dalla stele funeraria risalente al II-III secolo d.C. dedicata al commerciante di vini trentino P. Tenatius Essimnus e rinvenuta a Passau (Germania). Risalgono invece al periodo medioevale le prime regole vendemmiali; nel XII secolo furono emessi gli "Statuti di Trento", norme protezioniste della produzione locale mirate ad ostacolare l’introduzione di vini prodotti nelle zone limitrofe. Nelle cronache del Concilio di Trento scritte dallo storico Michelangelo Mariani nel 1670 (Trento con il Sacro Concilio et altri notabili) viene inoltre riportata una precisa descrizione della produzione vinicola e della sua importanza sull’economia locale che l’autore così sintetizza: “… tutto o quasi il territorio del Trentino (toltone alcune montagne e le valli che non hanno vigne) produce vini stimabili, sì li bianchi come li rossi, con effetto però costante, vino che venendo quasi tutto in pendici, fa credere veramente che: “Baccus amat Colles” e maturando per lo più a riverbero di suolo non men che di Sole, ha qualità di non offendere, chi non l’abusa a forza di quantità … insomma, per quanto veggo, questo è il paese del vino naturalmente, tanto che corre il detto: “grano per tre mesi e vino per tre anni”. Una svolta decisiva alla viticoltura ed all’enologia trentina è stata impressa, nel 1874, con la costituzione dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige.

Abbinamenti: Variano a seconda della tipologia. Trentino Bianco: antipasti, verdure, e piatti di mare. Trentino Marzemino: polenta con i funghi, grana stagionato, carni bianche, paste ripiene e lasagne al ragù. Trentino Rebo: da tutto pasto, formaggi stagionati. Trentino Rosato: ideale come aperitivo e con piatti a base di pesce. Trentino Vin Santo: dessert a base di mandorle, zelten, formaggi erborinati.

 

Prodotto: BASINI DE TRENT (PAT)

Descrizione: Dolcetti a base di rossi d’uovo, zucchero e mandorle sbucciate e pestate, di forma rotonda e di larghezza pari a circa tre o quattro centimetri. Il Bertoluzza, nel suo libro De Coquina, descrive una ricetta per preparare questi tipici biscotti presenti sulle tavole dell’aristocrazia trentina già a partire dal XVI secolo, come risulta da un manoscritto cinquecentesco di tal Mastro Antonio. La differenza con gli amaretti prodotti in diverse regioni italiane sta nell’impiego di mandorle dolci. Il nome – dice il Bertoluzza – è dovuto a «quel color rosso delicato e quelle piccole screpolature che ci daranno l’impressione di un forte bacio».

 

Piatto: ROTOLO DI BUONENRICO

Descrizione: Il buonenrico (Chenopodium bonus henricus), noto anche con altri nomi, uno diverso per ogni valle – erba sana, orapa, spinacio selvatico, tutta buona, caltri, colubrina, chigni – è la più preziosa delle verdure spontanee di montagna e cresce esclusivamente vicino alle malghe. Parente stretto del comune spinacio, se ne differenzia per le foglie astate, triangolari e romboidali, ricoperte nella pagina inferiore da una polverina bianca ruvida. Da sempre, in estate, le sue foglie tenere appena colte sono impiegate per fare gnocchi verdi, ripieni, minestre, frittate, risotti. Per preparare il rotolo si impastano insieme patate lesse passate, farina, un pizzico di sale e uova. Si stende il tutto su un tovagliolo bianco in una sfoglia di un centimetro di spessore e si copre con uno strato, ben distribuito, di buonenrico precedentemente cotto (lasciato bagnato dopo il lavaggio, ma senz’acqua aggiunta) con un pizzico di sale in una pentola coperta e poi condito con il burro. Si arrotola il tutto in modo che resti avvolto nel tovagliolo, si legano le estremità e si cuoce per dieci minuti in brodo vegetale bollente. Tagliato a fette quando non scotta più ma è ancora caldo, va infine cosparso di grana grattugiato e burro fuso.