Auguri alla Doc Alcamo

19/04/2022

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1972 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

ALCAMO

Disciplinare: DPR 21.07.1972 (G.U. 249 – 22.09.1972)

Regione: Sicilia

Provincia/e: Trapani, Palermo

Enoregione/i: SICILIA OCCIDENTALE, SICILIA OCCIDENTALE INTERNA

Città del Vino:Comune di Alcamo,  Comune di GibellinaComune di Camporeale Associazione turistica Pro Loco Cesarò di Partinico

Tipologie: Alcamo Bianco (anche Spumante), Alcamo Bianco Classico, Alcamo Vendemmia tardiva, Alcamo Catarratto, Alcamo Ansonica o Inzolia, Alcamo Grillo, Alcamo Grecanico, Alcamo Chardonnay, Alcamo Muller Thurgau, Alcamo Sauvignon, Alcamo Rosato (anche Spumante), Alcamo Rosso (anche Riserva e Novello, Alcamo Calabrese o Nero d’Avola, Alcamo Cabernet sauvignon, Alcamo Merlot, Alcamo Syrah.

Vitigni: Ansonica o Inzolia, Grillo, Grecanico, Chardonnay, Muller Thurgau, Sauvignon, Catarratto bianco comune e/o Catarratto bianco lucido, Nerello mascalese, Calabrese o Nero d’Avola, Sangiovese, Frappato, Perricone, Merlot, Syrah, Grillo, Grecanico, Cabernet Sauvignon.

Cenni storici e/o geografici: L’origine del Bianco di Alcamo ha una tradizione di pregio: dalla Rassegna Agricoltura Siciliana, anno IV, II edizione 1856, si rileva che il suddetto vino figura nell’elenco dei vini pregiati da pasto ed ancora nel 1887 ottenne il diploma di onore alla Fiera Vini di Venezia. La viticoltura ha occupato sempre un posto di rilevante importanza nell’agricoltura alcamese ed il commercio ha dimostrato notevole interesse per questo vino tanto che è nata l’esigenza di espandere alle contrade dei comuni limitrofi, aventi le stesse caratteristiche pedoclimatiche la zona di produzione. Tale espansione è stata accompagnata da una innovazione della compagine varietale mediante l’introduzione di varietà cosmopolite e altre tipologie di vino. L’orografia per la maggior parte collinare dell’areale di produzione e l’esposizione favorevole dei vigneti, concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato alla coltivazione della vite. Interagiscono in maniera determinante con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico chimiche ed organolettiche dei vini della DOC, anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni e il clima dell’areale di produzione, caratterizzato dalla temperatura costantemente al di sopra dello zero termico anche nel periodo invernale e periodi caldo-asciutti per almeno 5 mesi all’anno (maggio-settembre) con concentrazione delle piogge nei mesi autunnali ed invernali. In tutte le tipologie si riscontrano aromi gradevoli, armonici, caratteristici ed eleganti, con eventuali note fruttate, floreali e vegetali tipici dei vitigni di partenza.

 

Prodotto: VASTEDDA (O GUASTIEDDA) DELLA VALLE DEL BELICE (PAT e Presidio Slow Food)

Descrizione: È uno dei rarissimi formaggi italiani a pasta filata prodotto con solo latte ovino intero. Si prepara con il latte di una razza autoctona in un periodo dell’anno nel quale non si produce altra tipologia di formaggio, quasi sempre d’estate o quando l’alimentazione delle pecore e il gran caldo ne consentono la preparazione. Il particolare metodo di lavorazione consiste nel filare una pasta leggermente acida utilizzando solo gli strumenti tradizionali in legno e in rame: il latte intero crudo coagula con caglio di agnello a 36° C, poi la cagliata è rotta e lasciata rassodare in fascelle di giunco, dove acidifica naturalmente. Solo dopo venti ore viene filata nell’acqua calda (la scotta) e quindi, estratta con le mani, deposta sulle vastedde, una sorta di piatti fondi (nel dialetto siciliano questo nome indica una forma di pane rotonda e schiacciata) che conferiscono la classica forma ovoidale. In seguito a una breve salatura in salamoia, matura per quarantotto ore ed è subito pronta per essere consumata. Il prodotto finito ha piccole dimensioni (da mezzo chilo a un chilo) e pasta bianca di sapore acidulo e fresco. Molto utilizzata nella preparazione di piatti locali come l’insalata campagnola (pomodori, peperoni, olive nere, cipolla fresca) o la pasta ‘ncasciata (timballo di maccheroni con sugo di carne, pezzetti di salame e melanzane), è perfetta da antipasto condita con un filo di olio extravergine d’oliva Valle del Belice DOP e un pizzico di origano, oppure con pomodori freschi tagliati a dadi, foglie di basilico spezzettate, capperi dissalati sotto l’acqua corrente, olio, aceto e un pizzico di sale.

 

Piatto:  CUSCUS (O CUSCUSU) DI PESCE (PAT)

Descrizione: Specialità del Trapanese (Trapani, Erice, Marsala) di ovvia derivazione mediorientale. Per preparare il raguttino di pesce, a una salsa composta da cipolla affettata, trito d’aglio e prezzemolo, pomodori spezzettati e foglie d’alloro si aggiungono tranci di pesce misto (cernia, grongo, scorfano, dentice, merluzzo, murena, ecc.), un brodo precedentemente preparato con le teste e le lische di pesce e un pizzico di zafferano. Una parte del denso sugo, allungata con acqua tiepida, verrà messa nella cuscusera, dove cuoce al vapore la semola di grano duro granulata, precedentemente lavorata nella mafaradda (grande piatto di coccio a pareti svasate). Dopo circa un’ora e mezza si trasferisce il cuscus – che in arabo significa «tritato in piccoli pezzi» – nella mafaradda e lo si irrora con il brodetto filtrato a cui sono state aggiunte bianchissime (perché private della pellicina) mandorle tritate. Si lascia riposare al caldo per qualche minuto e si serve con il pesce a parte. A Pantelleria questo piatto è accompagnato da verdure fritte (patate, melanzane, zucchine, peperoni rossi e gialli).