Auguri al Valle d'Aosta o Vallée d'Aoste

31/03/2021

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1971  con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

VALLE D’AOSTA o VALLEE D’AOSTE –

Disciplinare: DPR 04.08.1971 (G.U. 142 – 05.06.1971)

Regione: Valle d’Aosta

Provincia: Aosta

Città del Vino: Comune di Villeneuve, Comune di Donnas, Comune di Chambave, Comune di Aymavilles, Comune di Arvier

Enoregione: VALLE D’AOSTA

Tipologie: Valle d’Aosta o Vallée d’Aoste eventualmente accompagnata da una delle seguenti indicazioni di vitigno: Müller Thurgau; Gamay; Pinot nero o Pinot noir; Pinot grigio o Pinot gris; Pinot bianco o Pinot blanc; Chardonnay; Mayolet; Petite Arvine; Merlot; Fumin; Syrah; Cornalin; Nebbiolo; Petit rouge; Prëmetta; Moscato bianco o Muscat petit grain; Traminer aromatico o Gewürztraminer; Gamaret; Vuillermin, o da una delle seguenti menzioni geografiche: Donnas; Arnad-Montjovet; Chambave; Chambave Moscato o Chambave Muscat; Nus; Nus Malvoisie; Torrette; Enfer d’Arvier; Blanc de Morgex et de La Salle o da una delle seguenti indicazioni di colore: bianco o blanc; rosso o rouge; rosato o rosé; o da una delle seguenti tipologie di vinificazione: novello o nouveau; Chambave Moscato Passito o Chambave Muscat Flétri; Nus Malvoise Passito o Nus Malvoisie Flétri; Moscato bianco Passito o Muscat petit grain Flétri; Traminer aromatico Passito o Gewürztraminer Flétri; Passito o Flétri.

Vitigni: Müller Thurgau, Gamay, Pinot nero o Pinot noir, Pinot grigio o Pinot gris, Pinot bianco o Pinot blanc, Chardonnay, Mayolet, Petite Arvine, Merlot, Fumin, Syrah, Cornalin, Nebbiolo, Petit rouge, Prëmetta, Moscato bianco o Muscat petit grain, Traminer aromatico o Gewürztraminer, Gamaret, Vuillermin.

Cenni storici e/o geografici: L’introduzione della vite in Valle d’Aosta ha origini antichissime: deposizioni di probabili semi di vite sono stati infatti ritrovati nell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, nella periferia occidentale della città di Aosta, databile alla prima metà del III millennio a.C. Un’ipotesi collegherebbe le popolazioni identificate nell’area megalitica con gli Aminei, popolo originario della Tessaglia che diffuse la vite aminea nell’Italia meridionale, come riferito dagli autori latini Varrone e Virgilio. In bassa Valle, durante il Medioevo, era regola generale che il proprietario mettesse a disposizione di ogni privato affittuario due parti di bosco con l’obbligo di coltivarne una parte a vigna, mettendola a coltura entro cinque anni dall’assegnazione. L’altra parte doveva rimanere a bosco, in modo da poter fornire i pali e le pertiche necessarie per formare i sostegni ai filari delle viti. Il costante abbinamento tra la vigna e il bosco non è casuale: la tecnica di coltivazione della vigna, data la morfologia dei luoghi e la presenza di numerosi massi erratici, comporta la costruzione di supporti che si adattino alle irregolarità del terreno, precursori di quelli che oggi definiamo pergole. E’ nella seconda metà del XIV secolo che troviamo la prima traccia evidente ed indiscutibile del vino di Chambave che viene fatto dono, da parte di alcuni aristocratici valdostani, a Bona di Borbone. Da allora il suo successo aumenta e nel XVI secolo figurerà come vino da dessert nel pranzo destinato a celebrare l’unzione del vescovo di Sion. Ma la fonte più copiosa di località nelle quali si praticava la viticoltura un tempo e che oggi sono famose nelle indicazioni delle denominazioni è rappresentata dai “Cartolari” di S. Orso: nelle singole registrazioni, oltre alle indicazioni delle parrocchie, scopriamo l’esistenza di censi a “Morgex, a Roppo, sopra Pont de Pierre, a Montjovet, a Pollein”. La coltura della vite è sicuramente una delle realtà produttive più rappresentate nelle aree alpine terrazzate di cui la Regione Valle d’Aosta fa parte. Le aree acclivi sono state modellate nel corso dei secoli dall’attività dell’uomo tramite interventi che si sono susseguiti e sovrapposti nel tempo al fine di consentire lo svolgimento delle pratiche agricole utilizzando razionalmente i territori montani. Così, i terrazzamenti, consistenti nel contenimento di un riporto di terra mediante un muro a secco con l’impiego esclusivo di materiali reperibili in loco, sono stati realizzati per aumentare le superfici agricole coltivabili oltre che a risolvere problemi di conservazione del suolo e gestione delle acque. Infatti, modificando le geometrie dei versanti (lunghezza e pendenza) si ha un controllo dell’erosione riducendo il ruscellamento lungo la pendice e favorendo l’infiltrazione dell’acqua. La varietà climatica, dovuta all’irregolare distribuzione delle precipitazioni e delle temperature, e la ricchezza litologica, che fornisce un’ampia gamma di substrati, sono i principali fattori responsabili della ricchezza e molteplicità della flora valdostana. Tra i vitigni idonei alla produzione della denominazione di origine, ben 7 sono autoctoni (Mayolet, Fumin,Cornalin, Petit rouge, Premetta,Vuillermin e Prié blanc), 2 sono tradizionali (Petite Arvine e Nebbiolo) e il Moscato bianco è storicamente coltivato nella zona di Chambave. Le pratiche relative all’elaborazione dei vini si differenziano in base alla tipologia dei prodotti che spazia dagli spumanti ai vini tranquilli, passando per vendemmie tardive e passiti.

Abbinamenti: Gli abbinamenti variano a seconda della tipologia di vino. Con Donnas: gnocchi alla fontina, soupe paysanne, fontina, fromadzo fresco, lard d’arnad, fonduta valdostana, polenta grassa, costoletta alla valdostana. Con Blanc de Morgex et de La Salle: antipasti vari, valpellinentze, trota, spiedini di pesce, formaggi molli. Con Fumin: carni rosse e selvaggina, formaggi di media e lunga stagionatura. Con Torrette: antipasti misti, paste, zuppe di cereali e verdure, carni bianche e rosse, salumi, formaggi freschi e mediamente stagionati. Con Passito o Flétri: vino da meditazione o per accompagnare foie gras, baci di Courmayeur, tegole di Aosta, torcetti di Saint Vincent, torta di pere e cioccolato, torta alle mandorle e alle nocciole, strudel di pere, biancomangiare ai frutti di bosco.

 

Prodotto: TOMA DI GRESSONEY (PAT)

Descrizione: Formaggio prodotto con latte vaccino scremato e rigorosamente crudo, proveniente da due mungiture (si screma per affioramento quello della prima dopo ventiquattro ore di riposo e quello della seconda dopo dodici ore). Le forme pesano da tre a cinque chili e maturano in tre o quattro mesi, nel corso dei quali la crosta si copre della polvere prodotta dall’acaro del cacio che ne determina il sapore unico. Le sue caratteristiche organolettiche si esprimono al meglio dopo dodici-diciotto mesi di invecchiamento, ma si presta bene anche ad una stagionatura di tre anni e più.

 

Piatto: FAVÒ

Descrizione: Dalla coltura delle fave che un tempo era tipica del territorio di Aymavilles, soprattutto nella frazione di Ozein, arriva l’antica tradizione di una zuppa da mangiare durante la mietitura. Alle fave fresche sgusciate che cuociono in acqua salata si aggiunge, a metà cottura, la pasta a forma di ditali. Quando è pronto, si toglie dal fuoco e si uniscono la fontina a cubetti, piccoli pezzi di pane nero fritto in padella con burro ed erba cipollina e una spolverata di spezie miste. Alcuni aggiungono anche salsiccia e pancetta. Prima di servire si passa di nuovo sul fuoco per qualche minuto.