Auguri al Trebbiano d’Abruzzo

28/03/2022

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1972 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

TREBBIANO D’ABRUZZO   

Disciplinare: DPR 28.06.1972 (G.U. 221 – 25.08.1972)

Regione: Abruzzo

Provincia/e: Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo

Enoregione/i:ABRUZZO DI MONTAGNA, COLLINE TERAMANE, FASCIA ADRIATICA

Città del Vino:  Comune di VillamagnaComune di Torano NuovoComune di TolloComune di Tocco da CasauriaComune di San Martino sulla MarrucinaComune di RoscianoComune di Rocca San GiovanniComune di PollutriComune di PaglietaComune di OrtonaComune di OrsognaComune di NotarescoComune di MozzagrognaComune di MiglianicoComune di Loreto Aprutino,  Comune di GuardiagreleComune di Giuliano TeatinoComune di FrisaComune di FossacesiaComune di CrecchioComune di CorropoliComune di ControguerraComune di ColonnellaComune di CollecorvinoComune di Città Sant’AngeloComune di CasalbordinoComune di Canosa SannitaComune di AtriComune di AtessaComune di ArielliComune di Vittorito

Tipologie: Trebbiano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo Superiore, Trebbiano d’Abruzzo Riserva

Vitigno/i: Trebbiano abruzzese e/o Bombino bianco e/o Trebbiano toscano almeno all’85%. Possono concorrere le uve di altri vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione per l’intero territorio della regione Abruzzo, da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 15%.

Cenni storici e/o geografici: La presenza del vitigno Trebbiano nell’Italia centrale si può far risalire all’epoca romana. Plinio descriveva un “Vinum trebulanum”, dal sostantivo trebula, con il significato di casale o fattoria. Il termine, secondo la sua etimologia, indica quindi in via generale un vino bianco locale che oggi definiremo paesano o casereccio, prodotto nei vari poderi o fattorie di campagna ed utilizzato dagli stessi contadini. Quale che sia la sua origine, comunque, dobbiamo aspettare gli inizi del Trecento perché Pier dé Crescenzi lo descriva per la prima volta: “…et un’altra maniera d’uve la quale Trebbiana è dicta et è bianca con granello ritondo, piccholo et molti acini avere…”. Nel ‘500 Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III, ricorda come ne fosse diffusa la coltivazione in Toscana, così come alla fine dello stesso secolo il marchigiano Andrea Bacci, medico personale di papa Sisto V, nell’opera citata parla di numerosi vini Trebulani e segnala la presenza di “uve moscatelle e trebulane” anche nei territori limitrofi al lago Fucino ed in area Peligna. La presenza del Trebbiano in Abruzzo si rileva più tardi anche nella monografia di Raffaele Sersante del 1856, che afferma come questa varietà fosse largamente diffusa e nota.Oggi un gran numero di vitigni portano il nome di Trebbiano, sovente accompagnato da un nome geografico che dovrebbe indicare il luogo di origine o di maggior diffusione, ma tentare di descriverne le differenze è impresa assai ardua, come sottolinea l’illustre ampelografo del primo ‘900 Giuseppe di Rovasenda e più tardi il Marzotto. Infatti, per molti anni, il Trebbiano abruzzese è stato confuso con il Bombino bianco. L’ampia zona geografica interessata, pari ad oltre un terzo dell’intero Abruzzo, comprende la fascia collinare costiera e pedemontana della regione che, nella parte mediana, si amplia verso l’interno per includere a nord l’altopiano dell’Alto Tirino, a nord-ovest la Valle Subequana, a sud la Valle Peligna nonché a sud-ovest la Valle Roveto. L’altitudine dei terreni coltivati a vite è compresa tra i 150 ed i 600 metri s.l.m., con pendenze ed esposizioni variabili a seconda dei versanti. Sono esclusi i terreni siti nei fondovalle umidi e quelli con esposizioni poco consone. Nonostante un’orografia ed una pedologia piuttosto omogenee, di fatto l’area di produzione è caratterizzata da condizioni climatiche leggermente differenti, che permettono di individuare sottoaree con specifiche condizioni (pioggia, temperatura, ventilazione, ecc.) che associate alla diversa natura dei terreni ed all’esposizione influenzano in maniera significativa le caratteristiche vegeto-produttive del Trebbiano: struttura, colore, profumi. Grazie alla particolare conformazione orografica del territorio (colline assolate e ventilate), al clima temperato, alle notevoli escursioni termiche tra giorno e notte favorite dalla presenza del mare Adriatico e dalla vicinanza dei massicci del Gran Sasso e della Maiella, alla presenza di suoli ben drenati, unitamente ai fattori umani – connessi da un lato alla lunga tradizione storica e dall’altra alle moderne tecniche di coltivazione e vinificazione (vedi uso del legno nelle fermentazioni e/o elevazioni del prodotto) – si realizzano le condizioni ottimali per la produzione di uve di straordinaria qualità, da cui si ottengono vini dai profumi intensi, freschi, tipici, caratterizzati da un retrogusto gradevolmente mandorlato.

 

Prodotto: SCAMORZA ABRUZZESE (PAT)

Descrizione: Anche se diffuso su tutto il territorio regionale, ha la sua zona di più antica tradizione nelle aree confinanti con il Molise questo formaggio a pasta filata semicotta prodotto con latte intero di vacche in gran parte nutrite al pascolo. Particolarmente rinomate sono le scamorze passite che si producono nel Piano delle Cinque Miglia. La cagliata, maturata nel siero caldo poi sgrondata, è tagliata a pezzi, passata in acqua quasi bollente e confezionata a forma di fiaschetto di cento-centocinquanta grammi. Legate in coppia con il laccetto e salate in salamoia, sono pronte dopo ventiquattro ore, ma si conservano fresche e fragranti ancora per circa due giorni e se sono affumicate per tempi anche più lunghi. La superficie priva di crosta è asciutta, di colore bianco latte (nocciola nella variante affumicata), la pasta biancastra ha sapore dolce acidulo. Rispetto ai fior di latte le scamorze assorbono meno acqua, per cui hanno una consistenza più compatta ma burrosa in bocca che le rende adatte ad appassire mantenendo un gusto fresco e delicato di latte con un gradevole fondo acidulo anche dopo una settimana di maturazione. Formaggio da tavola e da cucina, viene frequentemente servito alla griglia e come ingrediente di piatti tipici locali.

 

Piatto: CRESPELLE IN BRODO (O SCRIPPELLE ’MBUSSE)

Descrizione: Sono tipiche del Teramano queste leggerissime crêpe, che possono essere consumate asciutte a timballo (condite con ragù di carne mista macinata, carciofi, zucchine e besciamella) o in brodo. Con una pastella piuttosto liquida a base di uova, farina, latte, prezzemolo tritato, pecorino, sale e un pizzico di noce moscata, si preparano delle frittatine molto sottili. Queste «scrippelle» vanno poi spolverizzate con abbondante pecorino grattugiato, arrotolate come cannelloni e coperte con il brodo di gallina bollente ben filtrato (’mbusse o ’mbosse significa «bagnate»).