Auguri al San Martino della Battaglia

22/04/2020

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di  città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche,  vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1970 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA

Disciplinare: approvato con DPR 26.03.1970 (G.U. 131 – 27.05.1970)

Regione/i: Lombardia e Veneto 

Enoregione/i: GARDA LOMBARDO e GARDA VENETO

Provincia/e: Brescia e Verona

Città del Vino: Sirmione, Pozzolengo

Tipologie: San Martino della Battaglia, San Martino della Battaglia liquoroso

Vitigni: Tocai Friulano (80%). Possono concorrere per un massimo del 20% del totale anche uve provenienti da altri vitigni, a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Lombardia e per la provincia di Verona con esclusione dei vitigni aromatici, iscritti nel Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino.

Cenni storici e/o geografici: Collocata a cavallo tra le province di Verona e Brescia, S. Martino della Battaglia è una zona di grandissimo interesse per le famose vicende storiche che l’hanno segnata, una piccola nicchia geopedologica e climatica, al confine tra le colline moreniche e l’entroterra a sud del lago di Garda, zona particolarmente beneficiata dalle favorevoli condizioni climatiche determinate dalla grande massa del bacino del Lago di Garda che da sempre ha favorito il rigoglioso sviluppo dei vigneti che si stendono sulle sue rive. Oggi si attuano ben precise distinzioni tra i vini prodotti a sud, a nord, ad est e ad ovest del lago: un tempo, invece, venivano definiti tutti vini "retici", una generalizzazione avallata da autori importantissimi come Plinio e Virgilio. Questa zona in particolare, famosissima per il suo vino bianco, ha una storia viticola che si suddivide in due periodi: il primo, che va dall’antichità più remote fino a una sessantina di anni fa, legato al Lugana vero e proprio, ed un secondo, più recente ove si inserisce il Tocai. Nessun geografo o storico aveva, in passato, delimitato i confini di questa zona, ma la zona si identificava nella struttura del suo terreno e dal vino che in essa veniva prodotto. Il terreno agrario aveva bordi molto frastagliati e, vicino ad un nucleo centrale e ben identificabile, vi erano lingue di terreno ed isolette esterne al perimetro centrale che ne hanno sempre impedito una netta delimitazione. Gli agricoltori della zona coltivarono, con fortuna, il vitigno Trebbiano nell’argilla della Lugana, espandendo la coltivazione dal centro verso la periferia, tuttavia le caratteristiche del vino ottenuto alla periferia, legate essenzialmente alla natura del terreno, quando si usciva dal terreno tipico, venivano perse irrimediabilmente. Pertanto il Lugana, tranne quello prodotto nelle isole di terreno uguali a quello della Lugana vera e propria, non era di qualità simile al vero vino Lugana, e portandone il nome, si pensò che con il tempo si sarebbe creato confusione nel consumatore. Così l’ispettorato provinciale dell’Agricoltura di Brescia, preoccupato di salvaguardare il buon nome del Lugana e di permettere la coltivazione della vite in questa zona, fortemente vocata, consigliò, dopo accurati esami dei vigneti esistenti in zona, il vitigno “Tocai Friulano”, determinando così il nuovo periodo. Il tipo secco, dal colore giallo citrino tendente al dorato con l’affinamento, ha profumo evoluto, intenso, caratteristico, e sapore fresco, secco rotondo, con retrogusto leggero di mandorla. Il tipo liquoroso, giallo tendente al dorato con l’affinamento, presenta profumo: intenso e caratteristico e sapore gradevolmente dolce, vellutato, armonico e generoso, con retrogusto leggero di mandorla ed eventualmente con sapore di legno derivante dall’affinamento in botte.

Abbinamenti: Consigliato con il tipo secco l’abbinamento ad antipasti di magro, pietanze leggere e dal gusto delicato, crostacei, risotto alla milanese, minestre in brodo, pesce di lago, frittata, arrosti di carni bianche, preparazioni a base di fegato d’oca, vitello tonnato. Quello liquoroso è un vino da meditazione e bene accompagna pasticceria secca, panettoni, pandori e formaggi erborinati o piccanti.

 

Prodotto: FORMAGGIO BLU DI CAPRA

Descrizione: Tipico della tradizione bresciana, prodotto nella Valle Sabbia e oggi tutelato dal Presidio Slow Food, è un formaggio a base di latte crudo caprino, a pasta bianca delicatamente venata di blu/verde. Le caratteristiche striature blu sono dovute all’innesto nel latte di muffe nobili di Penicillium Roqueforti. Il sapore dolce e leggermente piccante tende ad aumentare di intensità con il prolungarsi della stagionatura, che di solito varia fra i 45 e 60 giorni in cantine buie ed umide. Si può abbinare con un buon vino rosso ma anche con un passito di buona struttura o del cioccolato extra-fondente.

 

Piatto: TAGLIATELLE E FEGATINI IN BRODO

Descrizione: Cibo rituale della Pasqua veneta, le paparele in brodo coi figadini (taiadele in brod e vin tondo, tagliatelle in brodo di carne e vino forte), sono tuttora presenti sulle tavole domenicali del Padovano e del Veronese. Le paparele sono una sorta di capelli d’angelo (pasta all’uovo tagliata molto sottile) lessate in abbondante brodo bollente di gallina e manzo, condite con sugo di fegatini (soffritto di cipolla battuta, salvia, alloro, burro e fegatini a pezzetti piccoli) e servite con una spolverata di monte veronese stagionato o grana grattugiato.

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