Auguri al Gambellara

19/03/2020

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di  città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche,  vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1970 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

GAMBELLARA

Disciplinare: Approvato con DPR 26.03.1970 (G.U. 132 – 29.05.1970)

Regione: Veneto

Provincia/e: Vicenza

Enoregione: TERRE DEL SOAVE

Tipologie: Gambellara (anche in versione Superiore), Gambellara Classico, Gambellara Classico Vin Santo, Gambellara Spumante

Vitigni: Garganega minimo 80% – Pinot Bianco, Chardonnay, Trebbiano di Soave (nostrano) e Durella fino ad un massimo del 20%

Cenni storici e/o geografici: L’inizio della coltivazione della vite nella zona del Gambellara è lontana ed incerta. Già prima dell’avvento dell’Impero Romano essa era probabilmente conosciuta per opera degli Atesini e degli Etruschi che ne furono promotori e diffusori. Certamente i Romani, che dell’uva usavano il succo come dolcificante in luogo ed assieme al miele, ma che dalla stessa amavano soprattutto trarre il vino, non lasciarono cadere la coltivazione, che probabilmente incrementarono. Tale supposizione è confermata dal ritrovamento in Montebello Vicentino dei resti di una villa Romana del I o II secolo con vinaia e abbondanti vinaccioli, il che vuol dire che molto prima del 1000 la coltura della vite era conosciuta e diffusa nella zona. Alla fine del primo millennio sotto la direzione dei monaci Benedettini, la viticoltura di Gambellara ebbe un notevole impulso, abbandonando le primitive tecniche apprese dall’Impero Romano. Nel corso dei secoli l’arte di produrre vino andò affinandosi raggiungendo l’elevata qualità attuale, apprezzata in tutto il mondo. Nel 1947 spinti dalla volontà di migliorare la qualità dei propri vini, 26 viticoltori della zona fondarono la Cantina di Gambellara. La prima vendemmia diede una produzione di qualche migliaio di ettolitri di vino; visti gli ottimi risultati qualitativi raggiunti, vi fu una rapida espansione della superficie viticola che da 40 ettari passò, nel corso di pochi anni, agli attuali 650 ettari, di proprietà di 350 viticoltori. L’area di produzione si trova tra Verona e Vicenza, in una splendida zona collinare, con rilevi compresi tra i 250 e i 350 metri sul livello del mare. I suoli sono d’antica origine vulcanica, con presenza di basalti e tufi, ricchi di sostanze minerali e molto adatti per la viticoltura. La denominazione comprende complessivamente un migliaio di ettari di vigneto, destinati soprattutto alla coltivazione di uve a bacca bianca. Il Garganega dà un’uva di colore giallo, dorato, gustosa e che si conserva bene e a lungo. Da essa nascono le diverse tipologie di Gambellara, dal colore giallo paglierino tenue, profumo fresco e delicato e sapore asciutto, di medio corpo e giusta acidità. Nel Gambellara Spumante è da sottolineare la finezza della spuma e la sua persistenza. Il Vin Santo è caratterizzato da un colore giallo dorato intenso o ambrato, profumo fruttato, di frutta matura e passita, sapore intenso, persistente, abboccato, morbido e caldo.

Abbinamenti: Il Gambellara si abbina ad antipasti di crostacei e frutti di mare, primi piatti e secondi a base di pesce, risotti, minestre in brodo, uova, carni bianche, capretto allo spiedo, asparagi, baccalà alla vicentina, pesce al forno o alla griglia e frittate. Il Gambellara Spumante è ottimo come aperitivo. Il Gambellara Classico Vin Santo è un vino da meditazione ma si abbina bene con paté de foie gras, biscotteria secca, dolci e zabaione.

 

Prodotto: FUGASSA (PAT)

Descrizione: Dolce pasquale molto antico (è presente nei mosaici di Erode nella Basilica di San Marco), un tempo preparato anche in occasione di fidanzamenti quando veniva donato alla famiglia della ragazza con nascosto all’interno l’anello. A base di farina, zucchero, burro fuso e uova, è fatto lievitare più volte e infine profumato con scorze grattugiate di arancia e limone, zenzero, cannella, vaniglia e polvere d’ireos (ricavata dalla radice di iris) e fatte macerare nella grappa per circa due giorni. Lasciata riposare nella tortiera circolare o a forma di colomba finché non raddoppia di volume e poi infornata a 190° C, la fugassa viene poi decorata con una glassa a base di uova, mandorle sbucciate (generalmente tritate ma anche divise solo a metà) e zucchero in granella. Ogni paese del Veneto ne ha una propria variante, ma tra tante ricordiamo la fugassa mula, una versione più antica e più povera negli ingredienti, senza spezie né mandorle ma arricchita a volte da fichi secchi tagliati a pezzetti e semi di finocchio.

 

Piatto: RISOTTO CON LA ZUCCA

Descrizione: Classico piatto invernale molto usato in Veneto, ma soprattutto nel Vicentino, dove il riso è uno degli elementi fondamentali della tradizione locale e si cucina con i piselli, gli asparagi, il luppolo, le trippe, le salsicce, i fegatini. Si soffrigge la zucca a pezzetti con olio, cipolla, aglio, rosmarino e prezzemolo, e si lascia cuocere a fiamma bassa, con l’aggiunta di un po’ di brodo, finché diventa tenera. Si versa il riso, preferibilmente nano vialone veronese o, e si porta a cottura, aggiungendo dell’altro brodo se necessario e mescolando spesso. Quando il risotto è cotto ma non troppo asciutto si elimina il rosmarino e, fuori dal fuoco, si manteca con burro e parmigiano grattugiato.

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