Auguri al Cesanese di Olevano Romano

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10/05/2023

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1973 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

Cesanese di Olevano Romano o Olevano Romano

Disciplinare: Approvato DOC con DPR 29.05.1973 G.U. 221 – 28.08.1973

Regione: Lazio

Provincia/e:  Roma

Enoregione/i: TERRE DEL CESANESE E CIOCIARIA

Città del Vino: Comune di Olevano RomanoComune di Genazzano

Tipologie: “Cesanese di Olevano Romano” o “Olevano Romano”, “Cesanese di Olevano Romano” o “Olevano Romano” Amabile, “Cesanese di Olevano Romano” o “Olevano Romano” Dolce, “Cesanese di Olevano Romano” o “Olevano Romano” Dolce Frizzante, “Cesanese di Olevano Romano” o “Olevano Romano” Superiore, “Cesanese di Olevano Romano” o “Olevano Romano” Riserva

Vitigno/i: Cesanese di Affile e/o Cesanese comune per non meno del 85%; altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio per non più del 15%

Cenni storici e/o geografici: La presenza della viticoltura nell’area delimitata risale all’epoca romana. Nel medioevo gli Statuta Olibani, emanati il 15 gennaio 1364, regolamentavano la vita del Castro Olibana che si estendeva sul territorio degli attuali comuni di Olevano Romano e Genazzano. Tali documenti contengono numerosi capitoli che stabilivano le zone da destinare a vigneto, le modalità per determinare l’epoca della vendemmia e regolavano il commercio del vino. Nel corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino all’attualità, come testimonia la Sagra del vino “Cesanese di Olevano Romano” la cui prima edizione risale al 1929. Anche nel presente, i vini a DOC Cesanese di Olevano Romano hanno ricevuto e continuano a ottenere numerosi riconoscimenti nei concorsi sia nazionali, sia internazionali e ben figurano sulle principali guide nazionali. L’orografia collinare dell’areale di produzione, nel bacino dell’alta valle del Sacco, e l’esposizione ad ovest, sud-ovest, concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del “Cesanese di Olevano Romano”. Da tale area sono peraltro esclusi i terreni ubicati a quote troppo basse non adatti ad una viticoltura di qualità. Anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni (terre rosse con tessitura argillo-limosa) interagiscono in maniera determinante con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico chimiche ed organolettiche di questa DOC. La combinazione tra le caratteristiche del terreno ed i fattori climatici che consente alle uve di maturare lentamente e completamente determina un’ottimale maturazione fenolica, che unita ad un ottimale rapporto tra zuccheri e acidi, permette di ottenere vini caratterizzati da elevata struttura con un grande equilibrio fra le diverse componenti. 

 

Prodotto: CIAMBELLE AL VINO (O CIAMMELLETTE DE MAGRU O RISICHELLE) PAT

Descrizione: In tutto il Lazio sono un classico dolce da merenda o da fine pasto, magari accompagnate da un bicchiere di vino dolce. L’impasto è a base di farina, olio extravergine d’oliva, zucchero (una volta era miele), lievito in bustina, uova, buccia di limone grattugiata e vino bianco o rosso (mezzo litro con altrettanto olio extravergine, per un chilo e mezzo di farina). La cottura è al forno. Dorate, leggere e friabili, a volte si trovano insaporite con semi di anice o un trito di noci. Simili nell’impasto ma particolari nella cottura, perché vengono prima lessate in acqua bollente poi scolate, asciugate e ripassate in forno fino a doratura, sono le Ciambelle scottolate di Priverno (PAT), le Ciambelle col gelo (PAT) ricoperte da sciroppo di zucchero che raffreddandosi assume colore bianco, le Ciambelle all’acqua di Maenza (PAT) e le Ciambelle n’cotte (PAT) del Reatino. C’è anche la versione salata (PAT) aromatizzata all’anice, con cui accompagnare i salumi la mattina di Pasqua.

 

Piatto: CALAMARI RIPIENI ALLA PONZESE

Descrizione:Con alcune varianti totani, seppie e calamari ripieni compaiono nella cucina di diverse regioni italiane, dal Friuli (che nella cottura utilizza la Malvasia) alla Puglia (senza le acciughe), dalla Lombardia all’Abruzzo, dall’Emilia Romagna (dove si preferisce il seppiolino, cioè la seppia piccola) al Molise, dalla Liguria alla Sicilia. In questa ricetta laziale il ripieno è costituito dai tentacoli dei calamari tagliati a piccoli pezzetti, mollica di pane, uova, uvetta sultanina, pinoli e parmigiano grattugiato, il tutto ben amalgamato e passato velocemente in padella con olio bollente per far rapprendere le uova. I calamari così farciti e chiusi con uno stuzzicadenti vanno poi immersi in una salsa ben calda preparata con olio, aglio, pomodori pelati e prezzemolo (o menta) e lasciati cuocere per circa venti minuti. Si servono a fette con il sugo di cottura, guarniti da qualche fogliolina di prezzemolo o menta e accompagnati da riso o patate lesse.