Agricoltura, sostegno e integrazione

17/04/2020

Informativa alle Camere della Ministra Bellanova sulle iniziative in campo per l’agricoltura sull’emergenza Covid-19
(16.04.2020) 

Signor Presidente, stimati Colleghi e Colleghe,
l’informativa di oggi mi dà l’occasione di illustrarvi le prime necessarie azioni che abbiamo portato avanti come Governo e come Ministero per affrontare queste drammatiche settimane.

Appena insediata, nel settembre scorso, ho assunto un impegno: portare l’agricoltura e l’agroalimentare al centro dell’agenda politica, sociale ed economica del Paese. Lo dicevo certa delle enormi potenzialità di questo settore, della sua forza sui mercati globali, della intrinseca qualità delle sue imprese, dei milioni di donne e uomini che ogni giorno lavorano per garantire il cibo sulle nostre tavole, della sua straordinaria capacità di parlare al futuro e per questo divenire territorio d’elezione per le nuove generazioni.

Oggi, la centralità di questa FILIERA DELLA VITA che in questi mesi non si è mai fermata, garantendo approvvigionamenti in maniera costante nonostante difficoltà evidenti, è sotto gli occhi di tutti. E se tutti siamo grati a chi si è preso e continua a prendersi cura della salute delle persone con un senso di abnegazione e responsabilità assoluti, nella stessa misura voglio e dobbiamo esserlo verso chi, migliaia di donne e uomini spesso alle prese con mansioni umili, sta garantendo al Paese un bene essenziale come il cibo, dimostrando, loro sì, un alto senso dello Stato.

Per questo ho detto in sede europea ai miei colleghi ministri dell’Agricoltura, e lo ripeto oggi davanti a voi perché sia un’assunzione di responsabilità condivisa e collettiva: garantire la filiera alimentare è una priorità europea.  
Non un agricoltore, un allevatore o un pescatore dovranno smettere il proprio lavoro. 
Nessuno tra quanti operano nella filiera agroalimentare e nella ristorazione.  Quando dico nessuno dico anche magazzinieri, trasportatori, banconisti, commessi. Nessuno.
Muove da qui la strategia che abbiamo messo in campo, e che dovrà essere rafforzata obbligatoriamente nei successivi provvedimenti. Per continuare a fronteggiare l’emergenza che, non illudiamoci, sarà ancora lunga. Per saper mettere a dimora il dopo.

La qualità delle risposte che diamo al presente deciderà la bontà della ripresa, il futuro che inauguriamo. Nella consapevolezza, adesso sì, che filiera alimentare e interesse nazionale coincidono. Per questo sarà indispensabile proseguire nella strettissima collaborazione tra Governo e Parlamento. E per questo dovremo avere ben chiaro che la complessità con cui stiamo facendo i conti si governa solo con il primato della politica, solo se la politica assume fino in fondo la sua responsabilità nel governo dei processi.  Con quel coraggio che in altri momenti della storia del nostro Paese le classi dirigenti hanno saputo dimostrare. Sono convinta che questo significa, assolutamente, lavorare subito per riprendere i sentieri di una normalità che dobbiamo saper prefigurare e costruire. 

In queste settimane abbiamo detto: nulla sarà come prima. Io invito tutti noi all’impegno, all’umiltà, alla sobrietà, al coraggio, che questo significa. E a guardare le cose per quello che sono. E’ vero, la filiera alimentare non ha interrotto un solo giorno di lavoro. Eppure criticità e problemi sono all’ordine del giorno. 
Non sono stati indolori le prime settimane i blocchi alle frontiere, e la richiesta inconcepibile di certificati virus free per i nostri prodotti. Né il blocco totale del settore ho.re.ca, e la chiusura di canali commerciali fondamentali come i mercati esteri, con le conseguenti perdite economiche importanti e in alcuni casi rilevantissime.  
Settori eccellenti, nostri ambasciatori sui mercati mondiali, oggi sono in grande affanno. Difficoltà cui si sommano debolezze antiche, i danni che eventi climatici e fitopatologici pregressi avevano già arrecato, criticità che attendono soluzioni strutturali che ci eravamo impegnati a individuare nel Collegato agricoltura. E’ a questo che si salda, drammaticamente, l’allarme lanciato dalle imprese e dalle associazioni sulla carenza di lavoratori stagionali e difficoltà di reperimento della manodopera che può mettere in ginocchio irrimediabilmente le lavorazioni e la raccolta dei prodotti. Non può accadere. Non mentre in questo Paese cresce il numero di nostri concittadini che, costretti dall’emergenza al fermo lavorativo, oggi purtroppo hanno difficoltà a sfamarsi. Non quando significa piegare lavoro e investimenti di anni, la vita stessa delle imprese, la sicurezza occupazionale di milioni di lavoratori.  Questa filiera così determinante potrebbe non reggere l’impatto di tanti eventi concomitanti. Non possiamo permetterlo.

Muovo allora dal tema forse più sensibile, per la necessità di quel primato della politica che ho prima sottolineato. Le associazioni ci parlano di una carenza di manodopera stagionale tra le 270 e le 350mila unità. Sappiamo che migliaia di lavoratori stranieri, soprattutto dell’est, finora occupati nelle nostre campagne come stagionali, hanno fatto rientro nei loro Paesi. Nel nostro settore agricolo trovano occupazione oltre 346mila lavoratrici e lavoratori di ben 155 Paesi diversi che, con oltre 30 milioni di giornate lavorative, rappresentano il 26,2% del totale del lavoro necessario nelle campagne italiane. 

La nostra agricoltura è quindi anche un grande laboratorio di integrazione.
Una buona metà degli stranieri occupati si concentra in 15 province dove nei molti "distretti agricoli" i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale. Allo stesso tempo, altri lavoratori, invisibili ai più, cosiddetti irregolari – 600mila secondo le stime – vivono in insediamenti informali, sottopagati e sfruttati spesso in modo inumano.  Persone che nella maggior parte dei casi già lavorano sul nostro territorio.  Alla mercé, insieme alle imprese a cui danno le braccia, di quella criminalità che chiamiamo caporalato. E che per me significa mafia. Nella situazione attuale, le condizioni di questi irregolari sono ancora più complicate e fragili.  E queste persone ancora più esposte al rischio sanitario e alla fame. Senza furori ideologici o ipocrisie abbiamo il dovere di una assunzione di responsabilità: o è lo Stato, cari colleghe e care colleghe, a farsi carico della vita di queste persone o sarà la criminalità a sfruttarla.

Il Governo ha già adottato misure di potenziamento delle azioni di tutela della salute dei cittadini migranti, residenti negli insediamenti irregolari, al fine di prevenire la diffusione del contagio da Covid-19 in tali contesti, particolarmente a rischio. Ma non è sufficiente.
 Al tempo stesso so bene come questa crisi provocherà, e anzi lo sta già facendo, l’uscita dal mondo del lavoro di molte persone, come ad esempio gli stagionali del turismo e della ristorazione, come tanti precari di altri settori.

Per questo ieri, alla Camera, ho rimarcato l’indispensabilità di intraprendere percorsi necessariamente strutturali, più coraggiosi e incisivi. Perché abbiamo da dare risposte a una platea così ampia e complessa, e perché non è più possibile tollerare in questo Paese la piaga del lavoro nero.
Il mio impegno segue tre direttrici: agevolazione dei rientri in Italia e proroghe dei permessi degli immigrati; lotta al caporalato anche mediante la regolarizzazione; facilitazione delle assunzioni di lavoratori al momento inoccupati.
 
Occorre un Piano di azione emergenziale per il lavoro agricolo le cui azioni prioritarie sono: 

*attuazione delle misure del Piano triennale di prevenzione e contrasto al caporalato con un’urgente mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo e l’utilizzo delle progettualità già finanziate dai ministeri del lavoro e degli interni per affrontare l’emergenza; 

*accelerazione della piattaforma utile all’incontro domanda e offerta presente nel Piano, da attivare anche in forma emergenziale; 

*sblocco del "DPCM flussi 2020", il cui testo, già pronto e condiviso tra le amministrazioni, può garantire la conversione dei contratti stagionali già in essere e l’utilizzo delle 18 mila quote di ingressi stagionali riservate ad agricoltura e turismo. 

Sarà dirimente l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro attraverso una Piattaforma di iscrizione dei potenziali lavoratori agricoli, e stiamo lavorando perché si realizzi in tempi molto rapidi.
Ritengo fondamentale nella fase emergenziale regolarizzare gli extracomunitari che ricevano offerte di lavoro ma anche, al contempo, assicurare la cumulabilità delle prestazioni di sostegno al reddito con rapporti di lavoro. Questo impianto si connette a quanto sullo specifico del tema lavoro abbiamo voluto nel Cura Italia, arricchito dal confronto in quest’Aula.

Per dare sollievo alle imprese e aiutare i lavoratori, anche della pesca, abbiamo previsto la possibilità da parte delle Regioni di concedere il trattamento di integrazione salariale in deroga per la durata della sospensione del rapporto di lavoro. Abbiamo lavorato per un’indennità in favore anche dei coltivatori e imprenditori agricoli professionali e per un’indennità in favore degli operai agricoli a tempo determinato. Per facilitare gli impieghi di quanti già stanno lavorando, abbiamo esteso la validità dei permessi di soggiorno per lavoro stagionale fino al 31 dicembre e, per agevolare le imprese che utilizzano manodopera saltuaria, garantito l’operatività in campagna anche per i parenti dell’imprenditore. La visita medica per i lavoratori stagionali varrà finalmente un anno, rendendo la vita più semplice a lavoratori e imprese.

Le crisi precedenti che vi ho citato e questa terribile pandemia ci devono fare riflettere su quanto sia fondamentale l’auto approvvigionamento alimentare e quanto sia essenziale garantire la tenuta della filiera italiana per il nostro Paese. La pandemia, l’emergenza climatica, l’insorgenza di fitopatologie, impongono obbligatoriamente una riflessione su quanta strada è necessario percorrere per tutelare l’agricoltura più efficacemente nei momenti di forte crisi di mercato. E questo comporta la necessità di un profondo ripensamento dell’impianto della PAC.

La politica comunitaria, oggi più di ieri, deve essere più semplice, meno burocratica. Soprattutto deve prevedere – per casi di crisi come l’attuale – meccanismi di tutela per garantire la sopravvivenza delle aziende agricole e la sicurezza della produzione di cibo.
Ho intenzione di ribadire con forza questa necessità, come d’altra parte ho fatto in questi mesi, nel prosieguo del negoziato sul futuro della PAC e sul Green Deal: perché l’agricoltura garantisca la tutela del territorio, e contribuisca al cambiamento verde, deve essere sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Solo così garantiremo un sistema sostenibile di produzione di cibo.

In queste settimane ho chiesto espressamente ai miei uffici di mantenere alto il grado di efficienza e di tenere aperto il dialogo con le Associazioni e con le Istituzioni.
Io stessa in questo momento sono particolarmente vigile a tutte le segnalazioni di disagio e di criticità che mi vengono segnalate, anche da Voi colleghi.

Credo che questo modo di lavorare sia l’unico efficace per affrontare le gravi difficoltà che sta vivendo il nostro comparto.

Molte delle azioni che passerò ad illustrarvi sono state avviate attingendo dalle segnalazioni emerse nel dialogo costante con le parti sociali e la filiera istituzionale, in particolar modo con le Regioni, e anche raccogliendo i Vostri suggerimenti. Il contributo di tutte le forze è fondamentale per far fronte a questa crisi epocale. Ce lo siamo detti altre volte e lo stiamo dimostrando concretamente: l’agricoltura ha bisogno di collaborazione e di condivisione, è una filiera della vita e come tale merita attenzione e concretezza.

Da fine gennaio ad oggi ho firmato 54 provvedimenti. Alcuni di questi hanno riguardato azioni per fare fronte alle emergenze climatiche e fitopatologiche che hanno colpito duramente alcuni settori quali la cimice asiatica che ha danneggiato fortemente il settore ortofrutticolo, le declaratorie sulle avversità atmosferiche eccezionali occorse in alcune Regioni, la concessione di aiuti a sostegno delle imprese nel settore pesca e acquacoltura colpite da calamità naturali.

Il Ministero sta procedendo anche sulla linea della totale trasparenza al consumatore sulla etichettatura di origine e a questo proposito abbiamo prorogato le norme in tema di indicazione dell’origine in etichetta del grano duro, del pomodoro, del riso e previsto un nuovo decreto anche per estendere l’indicazione di origine in etichetta per le carni suine trasformate, ora in attesa di parere delle commissioni parlamentari. Non dobbiamo dimenticare che la sostenibilità per le nostre imprese passa anche attraverso la corretta e trasparente informazione in etichetta.
Ho firmato, inoltre, il decreto relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e alle mense scolastiche biologiche per la riapertura del termine di presentazione dell’istanza di iscrizione all’elenco delle stazioni appaltanti. Lo sviluppo dell’agricoltura biologica è un tema che dobbiamo continuare a sostenere per il futuro della nostra agricoltura.

Oltre a questi provvedimenti ne ho firmati molti relativamente alla emergenza del Covid-19. Credo si tratti di un numero notevole di atti a testimonianza di quanto sia alta l’attenzione alle varie necessità del mondo agricolo e al contempo di quanto sia necessario intervenire sulla grave situazione del comparto.

Sulla emergenza Covid-19 ci siamo attivati essenzialmente su due linee di indirizzo: massima facilitazione degli adempimenti delle aziende e sostegno economico.
Le norme garantiscono, dunque, la maggiore flessibilità possibile, la proroga delle scadenze differibili, alcuni snellimenti amministrativi.
Oltre a queste azioni di facilitazione mi sono concentrata su azioni di sostegno economico alle imprese, inserendo specifici provvedimenti sia nei Decreti di Governo che nei decreti ministeriali per iniettare liquidità nel sistema attraverso linee di credito, contributi sulla produzione, sgravi fiscali e previdenziali.

Passo ora in rassegna le principali azioni che abbiamo predisposto.
Le prime norme varate dal Governo hanno avuto l’obiettivo primario di bloccare la diffusione del virus limitando i rischi di contagio.
Ora credo sia necessario iniziare a riaprire gradualmente le attività, con la massima sicurezza per i lavoratori e senza sprecare i sacrifici fatti. La capacità di governo deve dimostrarsi non nel chiudere le imprese, ma nel riaprirle garantendo la tutela della salute sui luoghi di lavori e la sicurezza nella mobilità verso gli stessi.
Con il Decreto del 10 aprile abbiamo incluso anche la silvicoltura e la manutenzione del verde dei boschi. 
Inoltre, stiamo lavorando per pubblicare una FAQ che consenta l’attività di cura delle piccole superfici agricole adibite alle produzioni per autoconsumo.
Un altro tema oggetto di attenzione e preoccupazione riguarda il florovivaismo. Nel merito, era necessario un chiarimento sulla norma e ho voluto una FAQ che desse maggiori certezze alla filiera e ai consumatori.
Il Ministero dell’Interno, su nostra sollecitazione, sta diramando alle Prefetture disposizioni molto chiare in merito all’interpretazione della stessa.
Sono consapevole che il comparto ha subito e sta subendo danni enormi e che in certe Regioni è di vitale importanza economica e per questo motivo ripresenteremo una proposta specifica nel decreto Cura Italia bis.

Per sostenerla con vigore chiedo un’alleanza in parlamento di tutte le forze politiche.

Per quanto riguarda la PAC, ci siamo concentrati su diverse linee per tutti i settori interessati.  Alcune misure eranogià attuabili a livello nazionale, per altre era ed è necessaria l’interlocuzione con la Commissione Europea che stiamo portando avanti.
Il principio di base che ho chiesto ai miei uffici di seguire nella predisposizione delle misure nazionali e nel negoziato con Bruxelles è stato facilitare quanto più possibile gli adempimenti per gli agricoltori, posticipando le scadenze, anticipando i pagamenti della PAC, consentendo modifiche ai progetti già presentati, semplificando i controlli, riorientando le risorse.
Inoltre, ho chiesto di attingere a tutte le risorse comunitarie previste nei diversi settori e coperti dal regolamento OCM unica e dello Sviluppo rurale.
Molti risultati li abbiamo già ottenuti e la Commissione europea ha dato ampie aperture sui posticipi, sulle deroghe ai controlli, sugli ammassi privati e sulla distillazione per il vino.
Credo che per i nostri produttori si tratti di notevoli facilitazioni per poter continuare a lavorare senza il peso di una burocrazia insostenibile soprattutto in questa fase.
Sugli ammassi privati abbiamo inviato alla Commissione un documento, predisposto e concordato con le regioni, per attivare l’ammasso privato per formaggi, burro, carni bovine, carni suine, carni ovicaprine.  Attendiamo riscontro dalla Commissione nei prossimi giorni.
Per il latte abbiamo chiesto in tutti i tavoli comunitari di attivare un intervento di portata europea.

Sullo Sviluppo rurale è necessario assicurare la piena attuazione dei Programmi 2014-2020, introducendo semplificazioni procedurali e flessibilità sui programmi.
A partire dal 2021, occorre attivare un’unica misura a livello nazionale, in modo da prevedere un pagamento commisurato alla superficie o agli animali su cui insiste un impegno, da finanziare con parte dei fondi FEASR dell’esercizio 2021.
Inoltre, una percentuale di fondi FEASR 2021 dovrà essere utilizzata per assicurare continuità alla programmazione 2014-2020, in attesa dell’avvio della nuova.
Come vi dicevo, l’altra linea sulla quale ci stiamo muovendo è garantire la necessaria liquidità per le aziende.
Dobbiamo assicurare che la filiera non si fermi garantendo le risorse e sbloccando i pagamenti. Al riguardo delle misure che abbiamo intrapreso come Governo, abbiamo varato importanti provvedimenti di sostegno imprese del settore agricolo e della pesca.

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