Quest’anno si celebra l’anniversario di quattordici DOC italiane, molte delle quali ricadono nei territori delle Città del Vino. L’Associazione vuole festeggiare l’importante ricorrenza (“Cinquanta candeline per le DOC del 1967”) con una carrellata sulla storia, le caratteristiche e gli abbinamenti di questi pregiati vini, accostandoli a prodotti e piatti tipici della cultura gastronomica regionale (i testi sono tratti dal volume “50 Doc – 50 anni di denominazioni d’origine a tutela del vino italiano” in vendita presso CI.VIN. s.r.l., info@cittadelvino.com).
ROSSO CONERO
Disciplinare: Approvato DOC con DPR 21.07.1967 (G.U.210 – 22.08.1967), poi il tipo Riserva approvato DOCG come Cònero con DM 01.09.2004 (G.U. 212 – 09.09.2004)
Regione: Marche
Provincia/e: Ancona
Città del Vino: Osimo
Vitigni: Montepulciano 85-100%, Altri vitigni non aromatici a bacca rossa 0-15%.
Cenni storici e/o geografici: Risalgono ai coloni greci e agli Etruschi le prime tecniche di coltivazione della vite e di elaborazione enologica nel territorio marchigiano. Plinio il Vecchio riservò una parte della sua Naturalis Historia alle bevande del versante Adriatico, i monaci Benedettini raccontano di cure mediche fatte con il vino prodotto dalle uve del monte Conero e persino Giacomo Leopardi gli dedicò alcuni versi. In seguito la presenza di aziende agricole di lunga tradizione vitivinicola e le residenze storiche costruite con un piano terra destinato alla trasformazione delle uve hanno favorito la produzione di vini rossi di grande qualità. Il riferimento geografico è il promontorio del monte Conero che si erge sul mare Adriatico e le colline che ne discendono verso l’entroterra, caratterizzate da clima temperato e da terreni differenti, con le marne e le marne calcaree delle propaggini del monte, le argille e le argille marnose di Camerano e Osimo e le sabbie della zona di Offagna. Tutta l’area fa parte del Parco del Conero che contribuisce ad una produzione rispettosa dell’ambiente e della naturalità.
Descrizione: Colore rosso rubino. Odore gradevole, vinoso. Sapore sapido, armonico, asciutto, ricco di corpo. Titolo alcol. minimo 11,5%. E’ consigliato berlo dopo 2 o 3 anni di invecchiamento, ma la sua struttura permette di arrivare a 6-7 anni per la Riserva. Abbinamenti: quando è più giovane, fruttato e tendenzialmente tannico, con cibi grassi, aromatici, anche a tendenza dolce, come lo stoccafisso all’anconetana, i salumi marchigiani, il pecorino di fossa; quando è più maturo e morbido con primi piatti di pasta ripiena o condita con salse rosse, arrosti di carni rosse, cacciagione, brasati.
FORMAGGIO DI FOSSA DI SOGLIANODOP
Disciplinare: Reg. CE n. 1183 del 30.11.09 (GUCE L 317 del 03.12.09)
Cenni storici e/o geografici: L’uso di infossare, per conservare i prodotti e proteggerli dalle razzie dei soldati, si diffuse a partire dal Medioevo nelle valli del Rubicone e del Marecchia, a cavallo della Romagna e delle Marche. Questa DOP deve le sue peculiarità proprio al tipo di stagionatura cui è sottoposta, oltre che alla materia prima che nei sotterranei va a rifermentare. Dopo una maturazione di almeno 30 giorni, le forme – dentro sacchi di tela su cui è stato scritto, con olio di lino e nerofumo, il nome del proprietario e il peso – stagionano nelle fosse scavate nel tufo, ad una temperatura di 20° e un’umidità del 90%. La sfossatura ha luogo dopo 3 mesi, il 24 novembre, giorno della festa di Santa Caterina.
Descrizione: Ricavato da latte intero, ha la forma di un cilindro irregolare, la cui crosta compatta non si distingue dalla pasta friabile, di colore bianco ambrato o leggermente paglierino. L’odore è caratteristico e persistente, con ricchi aromi che ricordano il sottobosco e sentori di muffa e di tartufo. Il sapore, delicato e dolce all’inizio, varia con il progredire della stagionatura a seconda della composizione: il pecorino ha gusto aromatico e sapore fragrante, intenso e gradevole, leggermente piccante; il vaccino è fine e delicato, moderatamente salato e leggermente acidulo, con una punta di amaro; il misto ha sapore gradevole ed equilibrato tra il saporito e l’amabile con sentori amarognoli. Ottimo da solo o accompagnato con miele e confetture di frutta, vini rossi pregiati, passiti e Marsala, viene spesso utilizzato nelle minestre romagnole (cappelletti, passatelli, ecc.) o spolverato sopra primi e secondi piatti.
STOCCAFISSO ALL’ANCONETANA
Cenni storici e/o geografici: Esiste addirittura un’Accademia dedicata a questo piatto tradizionale, che nelle Marche si mangia alla vigilia di Natale insieme al brodetto di pesce. La tradizione suggerisce due accorgimenti: appoggiare il primo strato di stoccafisso su una griglia preparata con rametti di rosmarino senza foglie o di bambù per impedire al pesce di attaccarsi sul fondo e servire il piatto 12 ore dopo la cottura.
Descrizione: Ingredienti: 1 kg di stoccafisso già ammollato, 500 gr di pomodori maturi, 6 patate, 2 acciughe salata, 1 dl di vino bianco, 1 dl di latte, 100 gr di olive verdi snocciolate, 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano, 2 spicchi d’aglio, prezzemolo, maggiorana, rosmarino, olio evo, sale. Preparazione: Soffriggete a fuoco lento in abbondante olio la cipolla, il sedano, la carota, l’aglio, il prezzemolo, la maggiorana e il rosmarino. Unite le acciughe a pezzettini, le olive e il pomodoro tagliato a filetti, salate e cuocete a fuoco vivace per 10 minuti. In un altro tegame ben oliato, meglio se di terracotta, fate degli strati con lo stoccafisso e le patate tagliate a fette sottili. Distribuite su ogni strato il sugo preparato in precedenza, bagnate con vino e latte e lasciate sul fuoco coperto per circa 2 ore.