Una passione sfrenata per la ricerca

25/01/2019

Solo dal rapporto sereno e paritario tra sapere locale e sapere scientifico nasce lo sviluppo economico, questo è il postulato cardine de “La Guardiense”, il mantra preferito. Per questo motivo, abbiamo scelto di raccontarvi questa peculiare Cantina del Sannio beneventano, soprattutto, attraverso i suoi più significativi progetti di ricerca, iniziando da quello che sicuramente è il più sentito: “I Mille per La Guardiense”. Mille, come i suoi instancabili soci. Dice di questo progetto, Riccardo Cotarella, enologo consulente, de La Guardiense: ”Mosso dall’amore per la ricerca, in 44 campagne vendemmiali, ho realizzato centinaia di sperimentazioni in vigna e in cantina. Ma la sperimentazione che stiamo attuando sulla Falanghina e sull’Aglianico alla Guardiense, è senza dubbio, per ampiezza e profondità scientifica, tra le più importanti nonché la più coinvolgente”.

Parliamo dunque di una grande sperimentazione vitivinicola e sociale che vede coinvolti 120 viticoltori e circa 80 ettari di vigneti su cui viene applicato un severo protocollo di produzione, volta a:

·        esaltare il matrimonio tra grappoli e foglie, ovvero l’influenza della riduzione della produzione naturale per pianta, nonché la reazione di quest’ultima e dei suoi frutti ad una profonda, se pur progressiva, defogliatura;

·        adottare processi produttivi, tipici dell’agricoltura di precisione, che consentono di ottimizzare l’uso delle risorse primarie (suoli e risorse idriche) e degli input esterni;

·        indagare su un’area d’intervento innovativa, ossia l’interfaccia tra le fasi finali della maturazione dell’uva e i primi processi di fermentazione per meglio indirizzare le scelte tecnologiche in funzione dell’obiettivo enologico;

·        creare valore, oltre che per i produttori anche per il territorio, conservando, con tecniche innovative, l’integrità e l’identità dei vitigni e, al tempo stesso, promuovendone l’immagine a livello nazionale e internazionale con vini di alta qualità.

Il progetto nel 2013 è stato insignito, da Bibenda e Fondazione Italiana Sommelier,dell’Oscar del Vino nella categoria “Migliore Innovazione del Vino”, uno tra i riconoscimenti più ambiti nel panorama enologico nazionale. La sperimentazione, ancora in atto, è diventata così, il simbolo per eccellenza dell’amore per la conoscenza coniugato alla curiosità di chi sa guardare al futuro senza dimenticare gli insegnamenti del passato, tipico delle indomite popolazioni sannite.