Il vino italiano tra territori e blockchain

18/04/2018

Creatività, competenze e qualità diffusa: queste le qualità del settore vitivinicolo italiano. Ma accanto ad esse, per Federvini, è necessario aggiungere: logistica integrata, e-commerce, servizi bancari di supporto e, parola magica dell’ultimo anno, blockchain. E questo presuppone un approccio sistemico da un lato e l’allargamento degli attori della filiera dall’altro.

La digitalizzazione dei canali di comunicazione e di vendita ha accorciato le distanze tra il vigneto e la tavola. Vendere online, infatti, vuole dire raggiungere i consumatori ed il mercato in modo più veloce ed efficiente.  Eppure, in Italia, i numeri sono ancora relativamente bassi. Questo perché nel nostro Paese il canale online è frazionato e appannaggio quasi esclusivo delle giovani generazioni.  Eppure è un canale sempre più strategico negli altri paesi: dalla ricerca Ovse-Ceves emerge che in Cina circa il 20% del vino è venduto online per un valore stimato di 1,4 mld euro; negli Usa l’e-commerce ha il 15% di penetrazione retail vicino a circa 1 miliardo di euro; in UK il fatturato è di 0,9 mld euro pari al 12% dei movimenti di vendita dei vini, in Francia il 10% del vino nazionale è venduto online, in Spagna è l’8% di tutto il vino commercializzato, in Germania il 5% e in Italia solo circa lo 0,5 % per un valore di circa 25 mio/euro nel 2017. Ma entro il 2025 si pensa ad un fatturato complessivo 10 volte maggiore.

C’è un ulteriore tema che emerge e che può essere risolto grazie alle competenze distintive dei produttori italiani: la bassa qualità della spedizione. Da una ricerca condotta per conto di UPS, una quota non trascurabile di quanti acquistano vino online non è del tutto soddisfatta della propria esperienza di acquisto. Il 37% dei consumatori Ue non è contento delle informazioni fornite sulla data di consegna; il 45% delle opzioni di spedizione offerte; la stessa percentuale degli acquirenti online vorrebbe il controllo sulla data di consegna e il 42% sul luogo di consegna (Fonte ComScore 2015).

Tra gli attori della filiera dovremmo includere a pieno titolo anche gli erogatori di servizi finanziari” – ha affermato Ettore Nicoletto, Vicepresidente del Gruppo Vini di Federvini – “Accanto ai grandi fondi internazionali che vengono sempre più spesso a investire in cantine di dimensioni medio grandi è necessario che l’intero sistema bancario italiano diventi pienamente partner del settore, mettendosi a fianco delle imprese medio-piccole che abbiano un progetto imprenditoriale serio e futuribile”.

In quest’ottica, far percepire il livello qualitativo del prodotto è sempre più importante, non solo ai consumatori finali ma anche ai potenziali partner. L’innovazione tecnologica deve aiutare a rendere più facile le scelte d’acquisto, far percepire la reale qualità del prodotto ed incidere sulla creazione del valore: la tecnologia delle telecomunicazioni e la blockchain – sistemi crittografici che consentono di raccogliere dati, trasferirli, custodirli e renderli accessibili al pubblico, si può lavorare per contenere il rischio di contraffazione.

Questo sistema potrebbe aiutare a risolvere una volta per tutte, se messo a regime, l’annoso problema dell’Italian sounding anche nel nostro settore”, ha concluso Nicoletto.

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