Il Lambrusco Reggiano

12/03/2020

Nel 2013 abbiamo celebrato il Cinquantenario della approvazione della prima regolamentazione giuridica di tutela delle Denominazioni di Origine dei Vini, ha voluto ogni anno ricordare i “compleanni” delle DOC. Da allora l’Associazione, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, ha voluto ogni anno ricordare i “compleanni” delle DOC. Tra i diversi vini che nel 2020 compiono i “cinquanta” ci sono 3 Lambruschi: Sorbara, Grasparossa di Castelvetro e Salamino di Santa Croce. Il Lambrusco Mantovano e il Lambrusco Reggiano non sono tra questi, perché i loro disciplinari risalgono rispettivamente al 1987 e al 1971, però vogliamo ugualmente raccontarli insieme ai loro “cugini”.

 

LAMBRUSCO REGGIANO (O REGGIANO)

Disciplinare: Approvato con Approvato con D.P.R. 22.07.1971 (G.U. 223 – 4.09.1971), poi modificato in Reggiano con D.M. 26.11.1996 (G.U. 287 – 7.12.1996)

Regione: Emilia-Romagna

Provincia/e: Reggio-Emilia

Enoregione/i: COLLINE EMILIANE, TERRE DEI LAMBRUSCHI EMILIANI

Tipologie: Reggiano Lambrusco (anche nelle tipologie Frizzante, Spumante e Novello), Reggiano Lambrusco Salamino (anche nella tipologia Frizzante), Reggiano Rosso (anche nella tipologia Frizzante e Novello), Reggiano Bianco Spumante.

Vitigni: Reggiano Lambrusco: Lambrusco Marani, Lambrusco salamino, Lambrusco Montericco, Lambrusco Maestri, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco grasparossa, Lambrusco Viadanese, Lambrusco oliva, Lambrusco Barghi, congiuntamente o disgiuntamente, in misura non inferiore all’85%; per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni Ancellotta, Malbo gentile, Lambrusco a foglia frastagliata, Fogarina. Reggiano Lambrusco Salamino: Lambrusco salamino in misura non inferiore all’85%; per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni Ancellotta, Lambrusco Marani, Lambrusco di Sorbara e Malbo gentile. Reggiano Rosso: Ancellotta dal 30% al 60%; per il complessivo rimanente possono concorrere, da sole o congiuntamente, le uve provenienti dai vitigni Lambrusco salamino, Lambrusco Marani, Lambrusco di Sorbara, Malbo gentile, Lambrusco Maestri, Lambrusco grasparossa, Sangiovese, Merlot, Cabernet sauvignon, Marzemino, Lambrusco oliva, Lambrusco Viadanese, Lambrusco a foglia frastagliata, Fogarina. Reggiano Bianco spumante: Lambrusco Marani, Lambrusco Maestri, Lambrusco salamino, Lambrusco Montericco, Lambrusco di Sorbara e Malbo gentile congiuntamente o disgiuntamente per il 100%.

Cenni storici e/o geografici: Il vigneto reggiano risale all’epoca romana (mosaici del I secolo a.C. conservati presso i Musei Civici di Reggio Emilia). Notizie della diffusione della coltura della vite nell’area delimitata giungono dai numerosi contratti d’enfiteusi del medioevo, IX-X sec. d.C., ribadite dagli Statuti del 1265. Il legame con vitigni autoctoni denominati “uve lambrusche” è sancito già nel 1303 dal Pier De Crescenzi. La migliore conferma dell’importanza del vino nel reggiano resta in ogni caso l’enorme diffusione della vite sul territorio provinciale, testimoniata nel 1597 da Andrea Bacci, nel 1661 da Vincenzo Tanara e nel XIX secolo da Filippo Re, Claudio della Fossa e Claudio Roncaglia, che evidenziano i tratti tipici del vino prodotto: brusco e frizzante, più o meno corposo. Nel 1847 si producono in provincia di Reggio Emilia un milione di quintali di uva (Bellocchi), che salgono a 1,7 milioni di quintali nel decennio 1908-1918, realizzati su di 107.000 Ha di vigna a coltura promiscua, con filari di viti maritate a tutori vivi, che si estende ininterrotta dalla dolce collina alle rive del fiume Po. La produzione principale è di mosti e vini rossi, in particolare lambruschi, prevalentemente frizzanti, in buona parte esportati in Veneto o all’estero, come indicano documenti ferroviari dei primi del ‘900. In questo periodo che nascono le prime strutture cooperative per la lavorazione e la commercializzazione di mosti e vini, che si diffonderanno rapidamente su tutta l’area delimitata e si sviluppa l’enologia della zona. Del 1906 è la prima cantina sociale, sorta a San Martino in Rio.

La legge del 10 luglio 1930 riconosce il lambrusco tra i vini tipici italiani. Con l’evoluzione dell’enologia reggiana, cambia anche il paesaggio vitato: dagli anni ’60 del XX sec., la superficie vitata a cultura promiscua si riduce sensibilmente, lasciando il posto a vigneti specializzati, presupposto per una maggiore qualificazione della viticoltura della zona. Nel 1972, con decreto del presidente della repubblica del 22 luglio, viene riconosciuta la denominazione d’origine controllata “Lambrusco Reggiano”, che interessa un’ampia zona di pianura, soprattutto a nord-est di Reggio Emilia, e verso sud, compresa una prima zona di collina. Il 26-11-96 la denominazione d’origine cambia nome in “Reggiano”, differenziando le tipologie ottenibili. I Lambrusco, tradizionalmente dotati di bollicine (nelle versioni frizzante e spumante), importanti per l’equilibrio gustativo, sono ottenuti da tagli di vitigni lambrusco e da ambienti che ne esaltano l’acidità e la freschezza, da bersi giovani, con profumi fruttati e floreali tipici delle cultivar di base, rossi o rosati. Il Lambrusco Salamino, tipicamente frizzante, di buona acidità, anche malica e notevole freschezza derivata dalla zona di produzione, ha profumi e sapori tipici della varietà prevalente. Il Rosso risente fortemente del vitigno Ancellotta, dotato di maggiore colore e morbidezza, e minore acidità rispetto ai lambruschi. Lo Spumante ha importanti caratteristiche di sapidità e freschezza legate alle condizioni più estreme del territorio di produzione e al vitigno. Il Novello risente della macerazione carbonica, con aromi vinosi, fruttati e sapidità elevata.

Abbinamenti: E’ un vino adatto ad accompagnare piatti a base di salumi, primi piatti ripieni, piatti tipici della tradizione reggiana ed emiliana (erbazzone, Parmigiano Reggiano, salumi, bolliti) e selezioni di formaggi, ma può accompagnare anche preparazioni di pesce.

 

Prodotto: ERBAZZONE DI REGGIO EMILIA (O AL SCARPAZZOUN) (PAT)

Descrizione: Tipica focaccia emiliana, in attesa di ottenere l’Indicazione Geografica Protetta. La sfoglia preparata con farina, strutto, acqua e sale, è farcita con un composto di uova, pangrattato, un’abbondante dose di Parmigiano molto stagionato, bietole e ripassato in padella insieme a lardo, burro, aglio, cipolla o scalogno e prezzemolo. Comune nei forni e nelle rosticcerie di Reggio, è deliziosa sia calda che fredda. Una tra le numerose varianti esistenti aggiunge il riso tra i suoi ingredienti, un’altra sostituisce la verdura con un misto di erbe di campo o con spinaci. Derivati dallo scarpazzoun sono le chizze reggiane, quadretti di pasta sfoglia con lo stesso ripieno, e gli erbazzoncini, piccole losanghe anch’esse ripiene con lo stesso impasto e fritte nello strutto.

 

Piatto: CALCIAGATTI (O CHELZAGÀT O PAPACC O PAPARÒCC O PULENTA IMBRUCADA) (PAT)

Descrizione: I borlotti, lessati e passati in un soffritto di lardo e aglio finemente macinati, vengono profumati con punte di rosmarino tritate e mescolati a una morbida polenta di farina gialla preparata con l’acqua di cottura dei fagioli stessi. Si fa cuocere il tutto per circa dieci minuti, si versa sul tagliere e si lascia intiepidire prima di servire a fette alte un dito insieme a formaggi teneri e salse a base di mosto cotto come la saba e il savôr. Si può anche infarinare leggermente la polenta e friggerla in olio o strutto.

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