Enoturismo, senza un impegno politico non c’è crescita

23/04/2018

Enoturismo, senza un impegno politico non c’è crescita
Presentati alla Bit di Milano i dati dell’anteprima del XIV Rapporto di Città del Vino e Università di Salerno.
Numeri stabili per un settore che secondo le stime gode ancora di buona salute: 14 milioni di accessi enoturistici e un fatturato di almeno 2,5 miliardi di €, come nel 2017.

Dopo la legge sui “Piccoli Comuni”, dopo l’approvazione del Testo Unico della Vite e del Vino e dopo la disciplina fiscale delle attività enoturistiche nelle cantine (nella legge di bilancio 2018) le Città del Vino chiedono alle forze politiche un chiaro impegno programmatico a favore dell’enoturismo, da realizzare con la nuova legislatura.

Tra i punti strategici: un osservatorio al servizio degli operatori; il rilancio e il sostegno anche economico delle Strade del Vino; una cabina di regia pubblico-privata per definire le strategie enoturistiche dell’Italia; e un portale unico che metta in rete, in più lingue, l’intera offerta enoturistica e di bellezza del nostro Paese

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Presentati ieri alla Bit di Milano i dati dell’anteprima del XIV Rapporto sul Turismo del Vino in Italia, curato dall’Università di Salerno per conto delle Città del Vino. Quella che emerge è la fotografia di un settore in buona salute ma che stenta a decollare e a non sfruttare tutto il suo potenziale economico e occupazionale per la mancanza di forti strategie pubblico-private che mettano in rete e a sistema le risorse di un Paese in cui il vino e il buon cibo sono fortemente interconnessi con le bellezze artistiche e paesaggistiche di tanti territori.

“L’enoturismo è un’occasione preziosa per la promozione, l’occupazione, le economie locali e per la tutela dell’ambiente. La politica deve farne tesoro, ci aspettiamo un impegno serio durante la prossima legislatura per mettere finalmente a sistema un settore dal grande potenziale che ha bisogno però d’essere guidato”, avverte il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon. Proprio nei giorni scorsi le Città del Vino hanno inviato alle segreterie dei partiti un documento “programmatico” che affronta alcuni temi chiave rappresentati dai sindaci dell’Associazione, che mette in rete oltre 420 Comuni italiani a vocazione vitivinicola.

Tra i punti messi all’attenzione della politica: il piano regolatore delle Città del Vino, lo sfruttamento delle nuove tecnologie a livello turistico, il sostegno alle Città d’Identità e al terzo settore e lo sviluppo dell’enoturismo, anche con il contributo delle Strade del Vino, il punto d’incontro naturale tra cantine, operatori privati e strategie pubbliche delle istituzioni locali”. D’altro canto è anche il XIV Osservatorio a evidenziare, già nel titolo – “Attualità e prospettive nell’evoluzione dell’enoturismo – Le reti di collaborazione tra enti pubblici (soprattutto “Piccoli Comuni”) e operatori del comparto” – la necessità di rafforzare la collaborazione sui territori tra istituzioni e operatori privati.

Se, infatti, come emerge dal XIV Rapporto il livello medio dei servizi degli operatori enoturistici (cantine, ristoratori, albergatori, etc) sul territorio comunale è giudicato discreto (7,05 in media, con quasi il 40% delle risposte che riconosce un voto pari o superiore a 8), ben 2 Comuni su 3 hanno già buoni rapporti di collaborazione con la Strada dei Vini o dei sapori del territorio, il cui funzionamento però è ritenuto poco più che sufficiente (6,12 in media); ma per lo più per mancanza di risorse economiche a sostegno della programmazione di attività.

Tuttavia quasi 6 Comuni su 10 hanno realizzato negli ultimi 5 anni uno o più progetti per migliorare i servizi agli enoturisti, con grande vantaggio anche per le cantine e gli altri operatori privati. Infatti, gli enoturisti che arrivano nel territorio comunale, in termini di percentuale sul fatturato delle aziende vitivinicole, sembrano incidere in media per il 31,35% e per il 37,44% sul fatturato della filiera (ristoranti, alberghi, altri produttori tipici, etc).

E ancora. Più di 2 Comuni su 3 (69,41%) non prevedono la tassa di soggiorno e circa il 40% dei Comuni non ha un ufficio turistico; quando c’è, non si procede a stime ragionate delle presenze enoturistiche. Secondo i Comuni l’attività su cui dovrebbero investire gli operatori per migliorare i servizi agli enoturisti è al primo posto la formazione del personale (35,81%), seguita dalla pubblicità (27,16%). Infine le stime.Per quasi il 90% dei rispondenti il flusso di arrivi in cantina e il fatturato dell’enoturismo sono aumentati o almeno rimasti stabili rispetto ai dati del precedente Osservatorio: circa 14 milioni di accessi enoturistici nel 2017 per un fatturato di almeno 2,5 miliardi euro.

Il metodo. L’indagine del XIV Rapporto ha preso a campione i Comuni associati a Città del Vino, invitati a rispondere prima tramite email (universo) e successivamente tramite promemoria telefonico (campione). Al termine dell’indagine risultano 85 rispondenti “effettivi”.

Il perimetro d’indagine, in conclusione, riguarda 85 Comuni su 420 (ossia il 20,24%). La ricerca è stata svolta con il coordinamento scientifico del Prof. Giuseppe Festa, direttore del corso di perfezionamento universitario e aggiornamento culturale in Wine Business dell’Università degli Studi di Salerno. “Per quanto riguarda il modello territoriale enoturistico, pensato soprattutto, ma non solo, per i piccoli Comuni – commenta il professor Giuseppe Festa – sembra emergere qualche differenza di valutazione nella rilevanza percepita dagli operatori della filiera enoturistica tra piccoli Comuni e Comuni non piccoli. In tal senso, la legge sui piccoli Comuni offre diverse soluzioni per incrementare la collaborazione enoturistica sul territorio in una prospettiva di governance. Il Rapporto evidenzia, infine, un’intensa vivacità dei Comuni rispondenti nell’impegnarsi in attività di supporto all’enoturismo. Allo stesso tempo – conclude Festa – si avverte una richiesta di maggior collaborazione, aggregazione e integrazione, per la cui realizzazione sembra naturale coinvolgere in un ruolo sempre più strategico l’Associazione Nazionale Città del Vino, a partire dal rafforzamento dell’Osservatorio del Turismo del Vino”.

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