Enoregioni italiane: Vulture

27/12/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.

Nella Regione Basilicata  è possibile individuare due enoregioni: Vulture, Materano e Val D’Agri.

 

VULTURE

Si tratta dell’area a nord-est della Basilicata e deve il suo nome al Monte Vulture (1326 m), un vulcano spento fin dall’era preistorica. A causa della complessa orografia la composizione dei terreni e le condizioni climatiche sono piuttosto eterogenee,  dalle pianure alluvionali tra le pendici del Vulture e il Fiume Ofanto fino alle colline sabbiose e argillose della Fossa Bradanica. La matrice lavica del suolo e dei sottosuolo, fertile, ricco di particolari elementi minerali e con profondi strati tufacei che funzionano da riserva di acqua nei periodi più siccitosi dell’anno,  garantisce la produzione di eccellenti uve e olive. Qui si concentrano alcune delle aree viticole del vigneto lucano, tra le più piccole d’Italia, e qui ha trovato condizioni ecologiche straordinarie l’aglianico, che ben si presta a essere coltivato ad altitudini elevate con il sistema tradizionale ad alberello: introdotto dai Greci nel sud Italia tra il VII-VI sec. a.C., il vitigno ha poi compiuto un lungo percorso dalla Campania alla Puglia, sviluppando in Basilicata il biotipo del Vulture con una corposità e caratteristiche organolettiche tutte particolari. I vini doc e docg che se ne ricavano costituiscono il filo conduttore dell’omonima strada del vino che attraversa colline rivestite di vigneti e uliveti, una montagna verdeggiante punteggiata di laghi e boschi, il Parco archeologico di Venosa e le imponenti tracce architettoniche del periodo normanno-svevo.

Vini locali. Dopo la battuta di arresto dovuta all’attacco di filossera e un  ritorno alla ribalta nel secondo dopoguerra come vino da taglio utilizzato per rinforzare i prodotti del Nord Italia, fu solo a partire dagli anni ’60 che l’impegno di alcuni viticoltori ha portato alla valorizzazione delle due denominazioni ottenute da uve di aglianico in purezza e celebrate dall’Aglianica, appuntamento annuale con degustazione dei vini, assaggi di prodotti tipici del Vulture e seminari guidati da esperti di livello nazionale. La doc Aglianico del Vulture, dal  colore rosso rubino, profumo fragrante e vinoso, con sentore di fragola e di lampone e sapore dal secco all’abboccato, giustamente tannico e sapido,  accompagna carni alla griglia, formaggi stagionati, carni rosse e pollame, caciocavallo, pollo alla potentina, primi piatti al ragù, selvaggina quando invecchiato, arrosti. Nella tipologia Spumante, ottima da aperitivo o insieme a frutta secca e dolci, la spuma è fine e persistente, il sapore  tipico e caratteristico da brut a extra dry e aromi che ricordano la frutta rossa e la crosta di pane. Il lungo invecchiamento dell’Aglianico del Vulture Superiore docg – minimo 3 anni (che diventano 5 nella Riserva), di cui almeno la metà in contenitori in legno – rende i vini particolarmente vellutati e armonici, con riflessi granato che con l’evoluzione diventano aranciati, sapore potente e armonioso e note intense decisamente fruttate di ciliegia e di confettura di frutta a bacca nera, sentori speziati e a volte note floreali di viola e rosa. Buono l’accostamento con selvaggina, carni rosse brasate e  formaggi stagionati.

Piatti e prodotti tipici. Questa terra, famosa anche per le acque minerali, offre un paniere ricco di prodotti gastronomici  dall’olio extravergine d’oliva Vulture a base di ogliarola (in attesa della denominazione di origine) ai piatti di pasta, l’immancabile carne d’agnello e le meravigliose teglie di verdure della rustica cucina regionale. In tutti i ristoranti e in quasi tutte le cucine delle case si trovano appesi in qualche angolo lunghe collane di peperoni rossi  lunghi e sottili che non hanno nulla a che vedere con i peperoncini piccanti: raccolti in piena estate, legati con lo spago e lasciati essiccare al sole, sono dolci e si usano, fritti croccanti, come contorno o per arricchire i piatti rustici locali. Il loro nome locale, zafarno o zafarane, deriva dalla polvere finissima  (ancora  oggi utilizzata per colorare alcuni formaggi e salumi locali) che fin dal ‘500 si ricavava dalla macinazione nei tradizionali mulini in pietra rossa mossi dall’acqua e che ricordava quella dello zafferano. Tra le specialità: formaggi (pecorino di Filiano dop, burrino farcito con la soppressata, casiello o casieddu di latte intero di capra, caciocavallo della Basilicata) e salumi (salsiccia pezzente o salsiccia dei poveri, involtini di cotenna, ventresca di Rionero), pane di grano duro, pancotto con il pecorino, ciaudedda, fusilli con la mollica, grano al sugo, lagane e ceci (le tagliatelle larghe e spesse condite con ceci e porri, amate da Orazio),  u cutturidd (pecora aromatizzata), agnello arraganato (con pangrattato e pomodorini), anguilla deli Laghi di Monticchio arrosto, ciammotta, lagane e ceci, taralli all’Aviglianese e panzerotti dolci (i “calzoni” ripieni di crema di ceci  o di castagne lessate, cioccolato fondente, zucchero, spezie e liquore profumato). (di Alessandra Calzecchi Onesti) 

DENOMINAZIONI:

DOCG: Aglianico del Vulture Superiore

DOC: Aglianico del Vulture 

IGT: Basilicata