Enoregioni italiane: Litorale Domizio e Alto Casertano

07/12/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane. Nella Regione   Campania è possibile individuare  sette enoregioni: Litorale Domizio e Alto Casertano, Aversano, Area Vesuviana, Campi Flegrei e Ischia, Costiera Amalfitana, Area Sorrentina e Capri, Cilento, Sannio, Irpinia.

 

 

LITORALE DOMIZIO E ALTRO CASERTANO

Delimitata al nord dal confine con il Lazio, a est dalla valle attraversata dal Fiume Volturno e a ovest dal Mar Tirreno, l’enoregione comprende i suoli calcarei del Monte Massico, le formazioni derivanti da ceneri e lave dei versanti collinari del Vulcano di Rocca Monfina, i depositi prevalentemente sabbiosi delle piane e delle dune lungo il litorale. Una terra ricca e fertile, così com’è stata raccontata dai poeti latini Catullo, Orazio e Virgilio, un passato importante fatto di anfiteatri, castelli, campanili, abbazie, borghi, chiese e regge, in cui s’intrecciano le architetture normanna, angioina e aragonese. Qui i colonizzatori greco-micenei diedero primo impulso alla millenaria coltivazione della vite nell’antico Ager Falernus, poi ripresa dagli Etruschi e  ulteriormente sviluppata in epoca romana, quando il Falernum era  una sorta di denominazione di origine controllata ante litteram, come testimoniato  dall’uso dei Romani di conservarlo in anfore munite di tappi ed etichette che ne attestavano origine e annata: affumicato e invecchiato almeno quindici anni, era un vino talmente scuro, denso e forte da dover essere diluito con acqua e dolcificato con miele.  Nel 1600 una nobile famiglia toscana acquistò il feudo di Galluccio per impiantarvi i primi vigneti di aleatico della zona, con cui produrre il famoso vin santo che si vendeva a Firenze come vino fiorentino. 

Vini locali. La Strada del Vino in Terra di Lavoro, che tutela e promuove le zone di produzione delle denominazioni Falerno del Massico e Galluccio insieme a quella dell’Aversa doc, attraversa il Parco di Roccamonfina, la Foce del Garigliano, la Riserva del lago di Falciano e l’oasi WWF di Monte Massico. Vive oggi un periodo di rinascita produttiva e qualitativa il Falerno del Massico doc, disponibile nelle tre tipologie – tutte di buona struttura – Bianco (da uve falanghina), Rosso (da aglianico e piedirosso) e Primitivo (da primitivo all’85% con eventuale aggiunta di aglianico, piedirosso e barbera). I rossi (anche Riserva) hanno colore rubino intenso tendente al granata con l’invecchiamento, profumo caratteristico, intenso e persistente e sapore asciutto o abboccato, caldo, robusto e  armonico. Sono consigliati con salumi, salsicce, trippa, carni rosse e formaggi. Il Bianco, paglierino con riflessi verdognoli, odore vinoso e  gradevole, gusto asciutto e  sapido, si abbina bene a frutti di mare, crostacei, pesci e calamari alla griglia, mozzarella di bufala e caciocavallo. Sono più freschi e delicati i vini certificati dalla doc Galluccio: Bianco, Rosso e Rosato, ottenuti rispettivamente il primo da falanghina (ottimo con timballi, calamari, grigliate e fritture di pesce) e i secondi da aglianico (ideali con grigliate di carni e formaggi stagionati).

Piatti e prodotti tipici. C’è chi afferma che l’allevamento della bufala per produrre latticini abbia avuto origine in epoca romana, chi invece sostiene che i primi siano stati i Longobardi: oggi nel Casertano insiste il 70% della filiera dop della Mozzarella di Bufala Campana e tra i più vocati a questa produzione c’è Mondragone e il suo entroterra. Oltre a numerosi prodotti tipici come la ricotta di bufala campana  dop, la burrata, l’olio extravergine d’oliva Terre Aurunche dop, i sanguinacci, i mostaccioli di Capua e il castagnaccio di Rocca Monfina (preparato con la pregiata Tempestiva Monte Santa Croce), nella gastronomia di questi luoghi spiccano la zuppa di cardi di Sessa Aurunca, gli ziti ripieni, fasuli cu li cotenne (fagioli con le cotiche), laine (larghi tagliolini fatti a mano), ‘a seccia ‘mbuttinata (seppia ripiena), cacciagione cucinata alla maniera locale ovvero rosolata con pancetta e cipolla (a Mondragone c’era una grande riserva di caccia dei Borboni), scarola ‘mbuttunuta (involtini di indivia, pangrattato, olive e capperi), la pastiera di tagliolini, i guanti (o zeppole) fritti e le scrippelle, una sorta di krapfen impastati di farina, acqua, lievito, cannella, pepe e zucchero, avvolti a spirale e cotti nell’olio bollente. (di Alessandra Calzecchi Onesti) 

DENOMINAZIONI:

DOC: Falerno del Massico, Galluccio         

IGT: Campania, Roccamonfina