L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Luras (SS). Attestato in passato con la forma Lauras, il toponimo attuale, nella lingua locale, si presenta come "Lùra-a". Secondo alcuni studi il significato è da rintracciare nella voce "Laurus" (alloro). Secondo altri deriva dal latino “lura”, che significa otre o sacco e sarebbe nato dalla fantasia dei locali che intravedevano nelle particolari rocce forme di "otri" o "sacchi".
Il territorio di Luras era abitato già nella Preistoria, come attestano i dolmen ed i resti di qualche nuraghe rinvenuti nel territorio. L’età del Bronzo è testimoniata dai ruderi di 6 nuraghi, mentre quella precedente, la prenuragica, ha lasciato 4 dolmen (o allée couverte), ritrovati nelle immediate vicinanze dell’abitato, risalenti a 3500-2700 a.C., che si confrontano con analoghe sepolture collettive (e luoghi di culto) basche, catalane, francesi, corse e delle Baleari. Sepulturas de zigantes o de paladinos le chiamavano i luresi, ritenendo che gli enormi massi che le componevano, non potessero essere trasportati da uomini ‘normali’, solo da giganti. È dunque la patria dei dolmen: ne conserva quattro integri esemplari dei 78 totali dell’Isola. Il dolmen di Ladas è una galleria lunga 6 mt e alta più di 2, coperta da lastroni e dotata di abside. La pietra posteriore ha una superficie di 15 mq. Il dolmen di Ciuledda è simile ma in scala ridotta e con pianta semicircolare, quelli di Alzoledda e di Billella hanno pianta rettangolare, con camera trapezoidale. Due ipotesi sull’origine del paese: colonia etrusca o di ebrei deportati dall’imperatore Tiberio (19 d.C.). Dal Medioevo al XVIII secolo era Villa Lauras e fece parte della curatoria di Gemini, nel Giudicato di Gallura. Alla caduta del giudicato (1296), con la morte dell’ultimo giudice Nino Visconti, divenne possedimento d’oltremare della Repubblica di Pisa. Passò poi nel regno di Sardegna con la conquista aragonese a partire dal 1324. Nel XVIII secolo fu incorporato nel marchesato di Gallura, sotto la signoria dei Fadriguez Fernandez, ai quali rimase fino al 1839, quando fu loro riscattato con l’abolizione del sistema feudale. A metà del XIX visse il suo splendore grazie a commercio e attività agropastorale.
Luras, paese di 2500 abitanti, si adagia a 500 mt d’altezza su un poggio granitico all’estremità nord-orientale del monte Limbara. Nonostante sia in piena Gallura, linguisticamente presenta una particolarità: gli abitanti di Luras parlano infatti una variante del logudorese, analoga in alcune parti alla variante gallurese della vicinissima Calangianus. Oggi coltivazioni e artigianato sono basi dell’economia, specie la lavorazione di sughero e granito e le produzioni vitivinicole.
Al centro del paese sorge la parrocchiale di Nostra Signora del Rosario (XVIII secolo), che custodisce tre pregiati dipinti, Vergine del Rosario (XVII secolo), Pentecoste (1874) e Anime purganti (1927), e due leoni in marmo. Di fronte alla parrocchiale, la chiesetta di santa Croce (1677), sede della confraternita che cura i riti della Settimana Santa e, a Natale, di un presepe vivente in abiti tradizionali. Accanto, c’è la dimora dell’artista Tonino Forteleoni, dove sono esposte le sue opere in sughero. Vicino, una tipica dimora in granito ospita il Museo etnografico Galluras "il Museo della Femina Agabbadora", fedele ricostruzione degli interni della tipica abitazione gallurese, con oltre 7000 reperti datati dalla fine del Quattrocento alla prima metà del Novecento. Tra i reperti più interessanti, unico esemplare al mondo è il macabro martello usato da s’accabadora per l’eutanasia ante litteram. Da visitare anche la Collezione Forteleoni (esposizione permanente delle opere in sughero di Tonino Forteleoni, 1915-1996). Altre chiese paesane sono San Pietro (XVII) e del Purgatorio (XVIII secolo). Tra quelle campestri, in località Santu Baltòlu di Carana spicca la chiesetta di campagna dedicata a San Bartolomeo, al cui fianco sorge s’ozzastru, olivastro di 12 mt di circonferenza a circa 1,30 m da terra e alto 8 mt. La sua età, secondo alcuni esperti, è stimata tra i 3 000 ed i 4 000 anni, risultando così il più vecchio degli olivastri millenari del luogo e tra i più vecchi d’Europa. Nel 1991 questo "patriarca della natura" è stato dichiarato monumento naturale ed inserito con decreto ministeriale, per la regione Sardegna, nella lista di "venti alberi secolari", uno per ogni regione italiana. Insieme ad altri ‘più giovani’, si affaccia sulle sponde del lago Liscia, sulle cui acque si specchia il granito della montagna attorno.
Accanto a questo spettacolo naturale passa la linea ferroviaria del Trenino Verde, che fa sosta a Luras.