Comune di Gradisca d'Isonzo

Sede amministrativa

Via M. Ciotti, 49 34072 Gradisca d’Isonzo (Gorizia)

Identikit

Il toponimo di Gradisca, comune nella regione, ha origini slave: gradišče (“insediamento fortificato su una collina”) e per estensione, poi, mutato col significato di paese, forte o castello. All’epoca della fondazione della fortezza si sarebbe voluto chiamarla Emopoli, in onore di Giovanni Emo, capitano della repubblica di Venezia, ma il nuovo nome non attechì.
Fin dai tempi antichi, il fiume Isonzo costituiva una efficace barriera difensiva. La zona di Gradisca, in particolare, si trovava in una posizione militare ed economica ideale. Probabilmente abitato già in periodo romano e poi longobardo, l’attuale territorio di Gradisca nel X secolo fu luogo di frequenti e violente incursioni da parte degli ungari. Per ripopolare il territorio rimasto pressoché desolato, vi furono accolti ed insediati alcuni nuclei di coloni slavi, da cui l’origine del toponimo.
È del 1176 il documento che segna l’ingresso di Gradisca nella storia, parla di un villaggio agricolo di sette famiglie di origine slava e latina, tributarie del Patriarca di Aquileia. Le tracce di questo nucleo primitivo si perderanno poi per oltre 300 anni.
Nel 1420 la Repubblica di Venezia sconfigge il Patriarcato di Aquileia.
Il periodo veneziano inizia con la (ri)fondazione stessa della città, pensata come baluardo di cristianità contro i turchi. La Serenissima, infatti, occupato il Friuli, si appresta a organizzare il territorio. Nel giro di pochi anni il piccolo villaggio agricolo si trasforma in una prestigiosa città fortezza.
Nel 1500 Leonardo da Vinci, a Gradisca per incarico del Senato Veneto, mette a punto nuove armi e difese a protezione della fortezza.
Nel 1511 i lanzichenecchi di Massimiliano I prendono la fortezza: da questo momento Gradisca è austriaca. Dal 1615 al 1617 Venezia scatena contro gli Asburgo quella che viene chiamata la “guerra gradiscana” per riprendersi la città: la fortezza resiste e Gradisca si fa la fama di imprendibile, tanto da essere eletta capoluogo di una Contea principesca, e come tale venduta da Ferdinando III, per far fronte a esigenze di cassa, al principe Giovanni Antonio di Eggenberg.
Sotto i principi di Eggenberg Gradisca vive il suo periodo d’oro: si arricchisce di palazzi e di istituzioni pubbliche.
Il piccolo Stato, amministrato saggiamente da uomini come Francesco Ulderico della torre, ha proprie leggi, misure e monete.
Nel 1717, con l’estinzione della linea maschile del casato degli Eggenberg, ritorna con la sua Contea all’Impero.
Nel 1754, sotto Maria Teresa, Gradisca è annessa alla Contea goriziana, perdendo di fatto ogni autonomia.
Nel 1855, il maresciallo Radetzky consente l’abbattimento di un tratto di mura richiesto dai cittadini per aprirsi al verde, all’esterno. Viene così creata nel 1863 la “Spianata”, che con i suoi caffè diventa subito il cuore della vita sociale.
Durante la Prima guerra mondiale Gradisca è data alle fiamme. Finita la guerra, il 6 gennaio 1921 è annessa all’Italia.
Nel maggio del 1945 la comunità gradiscana teme l’annessione alla Jugoslavia di Tito, ma il 12 giugno ogni timore viene fugato.

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