Il nome del paese deriverebbe dal latino terra Casiniana, ossia “terra di Casinius”, un illustre e facoltoso notabile di epoca romana, che sarebbe stato il proprietario della Villa romana di Casignana, posta in contrada Palazzi.
Casignana venne fondata dopo il terremoto del 1349 da alcuni abitanti di Potamia scampati al disastro naturale[3]: fin dall’inizio fu casale di Bianco, di cui seguì le vicende storiche, divenendo parte del feudo di Condojanni (oggi frazione di Sant’Ilario dello Ionio), posseduto fino al 1588 dalla famiglia Marullo e quindi dalla famiglia Carafa, che lo mantenne fino all’eversione della feudalità. In seguito alla riforma amministrativa del 1809, Casignana divenne comune autonomo, inglobato nel Circondario di Bianco, parte del Distretto di Gerace, mantenendo questa suddivisione anche dopo la restaurazione borbonica.
Dopo l’Unità d’Italia il paese fu aggregato al mandamento di Bianco, parte del Circondario di Gerace: nel primo dopoguerra anche a Casignana si verificarono disordini e occupazioni di latifondi da parte dei contadini, che reclamavano la ripartizione della terra in base al Decreto Visocchi del 1919. In questo contesti si inquadrano i cosiddetti “Fatti di Casignana”: il 21 settembre 1922 i carabinieri e i fascisti aprirono il fuoco contro i braccianti della cooperativa “Garibaldi”, che avevano organizzato un’occupazione di terre di proprietà del principe di Roccella, uccidendo l’assessore socialista Pasquale Micchia e due contadini, Rosario Micò e Girolamo Panetta, mentre il sindaco Francesco Ceravolo rimase gravemente ferito. Questa strage concluse tragicamente l’occupazione contadina[4].
Il 4 ottobre 1922, durante l’inaugurazione del Fascio di Casignana, al quale partecipò il gerarca Giuseppe Bottai, vennero sparati contro di lui dei colpi di arma da fuoco, mentre una fucilata ferì al braccio un fascista che faceva parte del suo seguito; per ritorsione, gli squadristi devastarono la casa del presidente della cooperativa “Garibaldi” e i carabinieri arrestarono una decina di antifascisti[5][6]. A tali eventi si ispirò liberamente lo scrittore Mario La Cava per il suo romanzo I fatti di Casignana[7].
In epoca fascista Casignana fu aggregata, dal 1927 e al 1946, nel nuovo comune di Samo di Calabria, con i paesi limitrofi di Caraffa del Bianco, Sant’Agata del Bianco e Samo, che riebbero la propria autonomia amministrativa poco prima dell’avvento della Repubblica Italiana.