La nascita degli insediamenti delle comunità arbëreshe in Italia coincide con l’inizio delle ondate migratorie di gruppi consistenti di albanesi verso i territori italiani, in seguito all’occupazione turca dei Balcani, avvenuta nel XV secolo. La costituzione di comunità albanesi non è avvenuta d’un colpo, con uno spostamento netto e definitivo, ma è stato il risultato di un lungo e tormentato processo che ha compreso passaggi senza stanziamento attraverso centri diversi, rapido insorgere e rapido deperire di agglomerati provvisori e l’assorbimento in comunità italiane di stanziamenti albanesi minoritari. L’emigrazione stessa si compì a varie ondate, anche se la maggior parte delle colonie albanesi furono fondate dopo il 1468, anno della morte dell’eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg. Ondate migratorie, infatti, si erano già verificate durante i secoli XIII e XIV, quando gruppi sporadici di Albanesi erano giunti in Italia, insediandosi in Puglia, Calabria e Sicilia, nei feudi che Scanderbeg ed altri condottieri albanesi avevano ottenuto dal re di Napoli, Alfonso I d’Aragona, in cambio dell’aiuto militare offerto durante le continue lotte contro i baroni locali.
Oggi le cinquanta comunità italo-albanesi si trovano in varie regioni del Mezzogiorno d’Italia: Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia.
Oltre a parlare la lingua albanese, questa gente si presenta anche con una propria identità religiosa. Appartenenti al rito greco-bizantino, gli italo-albanesi furono riconosciuti all’interno della Chiesa Cattolica con la fondazione dell’Eparchia di Lungro in Calabria e di Piana degli Albanesi in Sicilia. Il rito si distingue per la presenza del clero uxorato, per la somministrazione del battesimo per immersione, della cresima e dell’eucaristia in unica cerimonia e del matrimonio tramite incoronazione. La particolarità della santa messa è la sua esecuzione in tre lingue: albanese, greco e italiano.
Sull’origine del nome Frascineto e della sua ubicazione si sono assunte da parte degli storici molteplici posizioni. Il Russo così si è espresso in merito: “Frascineto era una antichissima contrada di Castrovillari presso l’attuale chiesa rurale della Madonna della Pietà”. Il De Rubeis nel XVIII secolo affermò che il nome era in uso fin dal 1264, come riportato in una pergamena di Castrovillari del 1374, dove un sito sul territorio “de Fraxineto” veniva donato alla Madonna del Castello. A poca distanza si trova l’antico monastero di San Pietro di Frascineto, il cui abate sembra abbia accolto gli albanesi assegnando loro alcune terre dell’abbazia.
Vincenzo Dorsa conviene, comunque, nel sostenere che gli albanesi di Frascineto siano giunti in Italia verso il 1470-78 e che si siano stanziati senz’altro nei territori di Frascineto, verso il 1490, anno al quale risalgono i suoi capitoli di fondazione, pubblicati dallo storico Giuseppe Russo in Inediti documenti di archivi e biblioteche calabresi (secc. XII-XVII). Il casale di Frascineto (allora denominato Casalnuovo o Casale di S. Pietro) dipendeva dalla giurisdizione di Cassano fino a quando passò in seguito alla giurisdizione di Castrovillari.
Agli stessi eventi storici si deve anche la nascita di Eianina, denominata fino ai primi del Novecento “Porcile”, ma il nome più antico è “Porticilli”, come si deduce dai documenti. Nel 1938 il nome del paese mutò in Eianina su istanza del parroco Pietro Tamburi, il quale derivò il nome dall’omonimo fiume Eiano.