Il centro abitato di Ripacandida sorge su una rupe immersa tra le colline della zona del Vulture-Melfese, l’ampio territorio che si stende a sud del fiume Ofanto (che costituisce il confine naturale settentrionale della Basilicata); essa si estende lungo le pendici del massiccio vulcanico del Monte Vulture e costituisce una vasta sottozona della regione lucana, caratterizzata dalla coltivazione e produzione delle uve “Aglianico”, che danno il nome al rinomato vino ‘Aglianico del Vulture.
Il primo toponimo conosciuto è quello del centro abitato sorto nel V secolo su un precedente sito preromano, Ripiam Candidam, ma ancora più precedentemente, Ripacandida si chiamava solamente Candida o, Candida Latina (o Latinorum). Successivamente, nel periodo angioino, il nome era Castrum Ripe Candide , ma in alcune ordinanze degli angioini, il centro era citato come Castrum Ripǣ Candidǣ.
Da un’indagine archeologica degli anni 1977-1980 data l’antichità di Ripacandida al VII secolo a.C., ma già alla fine del XIX secolo lo storico lucano Michele Lacava rinveniva alcune grotte di epoca archeolitica e pavimenti mosaici alle falde di Ripacandida. L’antico abitato di Ripacandida era collegato al sito più importante di Serra di Vaglio (oggi nel territorio del comune di Vaglio Basilicata) a pochi chilometri da Potenza.
La tradizione orale afferma che la città fu edificata dai romani con il nome di “Candida Latinorum” (resti di acquedotto romano). Secondo alcuni studiosi il nome è dato dal colore bianco del colle. L’abitato moderno risale al tempo delle invasioni gotiche, quando gli abitanti dalla valle si trasferiscono sul colle, e costruiscono le loro case intorno al tempio dedicato a Giove (castello attuale- Chiesa Madre). I longobardi la fortificano con mura inframmezzate da torri.