Tra le colline che dal Piano Rosa scendono fino al corso del fiume Sesia, Romagnano è la porta della Valsesia, all’incrocio delle strade verso la Valle, la pianura Novarese, il Vercellese e i Laghi.
Romagnano Sesia (Romanianum) vanta origini romane documentate da rinvenimenti archeologici dei primi secoli dell’Impero. Per la sua felice posizione geografica è stato interessato nei secoli da importanti vicende storiche, politiche, economiche e sociali. Con il suo nucleo urbano medievale, rivela oggi le testimonianze della sua storia che risale ai primi decenni dell’anno Mille quando ci fu una forte crescita demografica dettata dalla maggior richiesta agricola che lo portò, nel 1198, ad essere elevato alla dignità di Borgo. Nasce così il nucleo più antico di Romagnano, caratterizzato da 4 insediamenti principali: la Cittadella (contrada ad oggi ancora visibile che costituiva il fulcro del sistema difensivo del Borgo), l’Abbazia, la Torre del Pretorio e la Piazza. Completa il patrimonio medioevale la Cantina dei Santi che custodisce affreschi risalenti a più di un millennio fa.
La cittadina dispone di un paesaggio culturale e di un patrimonio culturale che meritano di essere conosciuti e conservati, non solo perché hanno costituito lo sfondo naturale e sociale di buona parte del processo evolutivo della Valsesia ma per ciò che rappresentano per l’intera comunità. Basti pensare alle opere dell’Architetto Alessandro Antonelli (progettista della Mole Antonelliana a Torino e Cupola di San Gaudenzio a Novara) che hanno in Romagnano massima espressione nella Villa Caccia, ora sede del Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia.
Nel 1797, abolita l’istituzione feudale, Romagnano diviene comune autonomo e nella seconda metà dell’800 e con l’Unità d’Italia, all’originario nome di Romagnano viene aggiunta la specificazione di Sesia. Con l’avvento della Rivoluzione industriale il Borgo conosce un primo grande impulso produttivo e si trova ben presto ad essere snodo nevralgico per importanti itinerari economici che transitavano dalla Valsesia per raggiungere non solo gli agglomerati urbani piemontesi e lombardi, ma anche le zone montuose a nord, fino ad arrivare al Lago Maggiore e successivamente alla Svizzera.
Romagnano ha dato inoltre i Natali a personaggi illustri nelle arti, scienze, cultura tra i quali sono da ricordare: nelle arti Giovan Battista Crespi detto il Cerano, Filippino Ragni, Pietro Francesco Renolfi, Tarquinio Grassi, Bartolomeo Tettoni; nella cultura: Gaspare Donetti, Anselmo Prato, Maria Adriana Prolo e Carlo Dionisotti.
L’interesse tradizionale culturale si esprime in istituzioni che ne esaltano l’espressione, tra le quali il celebre “Venerdì Santo”, esempio di folklore e religiosità popolare, un unicum che ogni anno dispari, dal 1729, trasforma il Borgo in una piccola Gerusalemme, in cui rivivere le giornate della passione.
Romagnano, inoltre, insiste su un’area riconosciuta e nominata “UNESCO Global Geopark” dalla presenza di un Super Vulcano, una struttura geologica ormai fossile che, a causa della collisione tra il Continente Africano e quello Europeo di 60 milioni di anni fa ha ripiegato di 90° la sezione crostale in corrispondenza della Valsesia, espone parti tra le più̀ grandi e profonde del sistema magmatico sottostante il vulcano, generalmente inaccessibili.
Il Borgo di Romagnano da classificato “Città del Vino”. Da secoli favorita dalla buona esposizione al sole e dalla natura del terreno collinare, la coltivazione della vite ha infatti qui solide tradizioni contadine. La vendemmia era lavoro e festa di settimane, cui partecipavano famiglie intere ed era allietata da pause conviviali in cui si consumava il tipico “rusticiòn” e la “busarola”.
