Il territorio collinare di Castelvetro è stato abitato fin dall’antichità, preferito alle inospitali e malsane pianure situate più a nord, come alle insidiose e più alte montagne dell’Appennino. La sua vocazione agricola è stata altrettanto precoce: immediatamente dopo la rivoluzione neolitica (circa 6500-6000 anni fa), quando gli uomini divennero sedentari e la loro economia parassitaria di raccoglitori e cacciatori si fece economia produttiva basata sull’agricoltura e l’allevamento, nella nostre zone sono testimoniati insediamenti, che rimangono pure nei periodi successivi.
Le testimonianze più interessanti, tuttavia, riguardano i reperti etruschi, rinvenuti, intorno alla metà dell’Ottocento, nelle necropoli della Galassina e della Nosadella, ora conservati, in gran parte, nel Museo Archeologico di Modena.
Alla dominazione etrusca seguì quella dei Galli e dei Liguri Friniati ai quali subentrarono i Romani. La loro presenza, a partire dal II secolo a.C., è testimoniata dai resti di ville, fattorie, fornaci e necropoli sparse su tutto il territorio, dai ripostigli di monete e dagli stessi toponimi, primo fra tutti Castelvetro, derivato da “Castrum Vetus” poi trasformato in Castro Vetere come si legge in un documento del 988. Proprio questo nome ci dice che Castelvetro doveva essere un accampamento romano, castrum, la cui struttura ortogonale è ancora oggi, in parte, leggibile nella zona alta del paese, il Castello.
Con la decadenza e la caduta dell’Impero Romano anche per questi territori inizia il periodo di grave crisi delle invasioni barbariche. Nei secoli V e VI il territorio di Castelvetro fu messo più volte a ferro e fuoco da orde di barbari che ne decimarono e dispersero la popolazione e fecero sì che anche il nome del paese venisse dimenticato. Solo dopo lungo lasso di tempo nuovi abitanti vi fissarono le loro dimore.
Nel periodo rinascimentale, con l’estensione ed il rafforzamento dei domini di casa Rangoni, Castelvetro aumenta la sua importanza. Tragici eventi caratterizzano i primi anni del Cinquecento, in particolare terremoti e fra tutti quello del 1501, che interessò tutto il territorio del modenese e provocò ingenti danni ed epidemie. Nei secoli seguenti, fino alla fine del dominio dei marchesi Rangoni, che coincise con l’ occupazione francese del 1796, si andò consolidando la funzione rappresentativa ed il carattere di soggiorno gaio e gradito del centro di Castelvetro, dove furono ospitati personaggi illustri come Carlo Sigonio e, soprattutto, Torquato Tasso (1564).
Finita la dominazione francese in Italia, nel 1815 gli Estensi, Signori di Modena e Reggio cui faceva capo anche il feudo Rangoni, ripresero possesso del loro Ducato, aggregando Castelvetro a Vignola. Questa situazione rimase invariata fino al 1859 quando, dopo la cacciata degli Estensi ed il successivo plebiscito, le terre che erano appartenute alla casa d’Este furono annesse al Regno d’Italia e Castelvetro riebbe la propria autonomia comunale.