Nel cuore della Piana Rotaliana, “il giardino vitato più bello d’Europa” (Cesare Battisti).
La Borgata di Mezzolombardo si trova ai piedi delle balze rocciose del monte Fausior, che lo chiude nella parte occidentale, a oriente è invece abbracciato dal corso del fiume Noce. L’insediamento vecchio del paese, in posizione leggermente rialzata, è chiamato Piaz, ed è attraversato da pittoreschi vicoli che lo rendono la parte più caratteristica della vecchia borgata.
Appartenente direttamente al Vescovado di Trento, nel 1194 fu diviso da Mezzocorona, del territorio tirolese. Da questo momento prese il nome di Mezzolombardo (Welschmetz in tedesco).
In passato fu in uso anche il toponimo Mezzo di San Pietro (Meçi de Sancto Petro), dal nome del castello.
Una straordinaria prova di quanto Mezzolombardo sia figlio del territorio naturale e di quanto la natura e la struttura ecologica di questi luoghi abbiano consentito e determinato lo sviluppo del borgo, delle sue attività economiche e della sua comunità, è costituita dal prodotto più pregiato che da questa terra si ottiene: il Teroldego.
Il Teroldego è un vino di colore rosso rubino, intenso e brillante, che diventa granato con l’invecchiamento; di profumo piacevolmente fruttato di lampone e mirtillo; di sapore asciutto e pieno, ben strutturato, decisamente corposo. È un vino di origine lontana nel tempo e nello spazio: probabilmente imparentato al Marzemino, dovrebbe dunque provenire dai lontani paesi dell’Asia Minore. E già in un atto notarile del 1480 si legge di un pagamento effettuato con “due brente di vino teroldego”. Il suo nome deriva probabilmente dalla località “Teroldeghe”, ma c’è anche chi preferisce pensare al modo in cui i regnanti d’Austria usavano chiamarlo, ovvero “Tiroler Cold” (o Gold), l’Oro del Tirolo. Ciò che lo rende unico e prezioso – non solo sul piano organolettico ed economico, ma anche su quello naturalistico e bioecologico – è il fatto che la sua vite dà i suoi frutti migliori solo qui, in Piana Rotaliana. Se viene messa a dimora in qualunque altro luogo, dà risultati completamente diversi e spesso deludenti, a dispetto del medesimo sistema di impianto e di identiche cure colturali. A far la differenza, oltre alla particolare insolazione estiva e protezione delle pareti rocciose, è il terreno, costruito dalle alluvioni del torrente Noce e dunque ghiaioso, fatto di ciottoli ricoperti da un sottile strato di terra vegetale.
Il Teroldego mosse l’economia del borgo fin dai tempi più antichi, ma fu solo dal 1950 che si divenne del tutto consapevoli del valore di questo vino e lo si trattò come meritava sia in vigna che in cantina, e poi sul mercato e sulla tavola. Primo vino del Trentino, ottenne il riconoscimento di D.O.C. nel 1971, e oggi è il simbolo e il principe di tutta l’enologia trentina. Anche per questo, Mezzolombardo deve essere grata all’Adige, al Noce e alle loro straordinarie alluvioni. (autori Stefano Cavagna e Sonia Cian e Danilo Dalla Brida in “Saluti da Mezzolombardo)