Comune di Chieti

Sede amministrativa

C.so Marrucino, 81 66100 Chieti (CH)

Enti e aziende del territorio

Identikit

La città di Chieti, capoluogo dell’omonima provincia, adagiata su una collina posta a 330 m sul livello del mare, gode di una favorevole posizione geografica tra la riviera adriatica e i massicci della Majella e del Gran Sasso.

La sua storia inizia in epoche remote, la leggenda, infatti, vuole che Chieti sia stata fondata nel 1181 a.C. dall’eroe greco Achille che la chiamò Teate in onore di sua madre Teti. L’eroe omerico è rappresentato nello stemma del Comune su di un cavallo rampante, mentre regge una lancia ed uno scudo su cui è raffigurata una croce bianca su campo rosso con quattro chiavi che rappresentano le quattro porte d’ingresso della Chieti medievale (Porta Sant’Anna, Porta Santa Maria, Porta Napoli e Porta Pescara).

 

Capitale del popolo dei Marrucini, Teate Marrucinorum, nel 91 a.C. entrò definitivamente nell’orbita romana. Eretta a Municipio, divenne il principale centro economico della regione arrivando a contare oltre 60.000 abitanti, una popolazione considerevole per l’epoca. Fu arricchita con un Foro, un teatro da cinquemila posti e circa ottanta metri di diametro, un anfiteatro di medie dimensioni da quattromila posti (restaurato ed utilizzabile), un acquedotto con relative canalizzazioni anche sotterranee e le terme, strutture ancora parzialmente visibili, dotate di cisterna sotterranea a nove ambienti di grande capacità. A seguito del crollo dell’Impero romano, Chieti fu distrutta dalle ondate barbariche di Visigoti ed Eruli ma tornò ad avere un ruolo predominante sotto la dominazione dei Longobardi che la fecero Gastaldato di dominio regio, finché non fu distrutta da Pipino e rimase per due secoli alle dipendenze del Ducato di Benevento. In seguito, sotto il controllo dei Conti Normanni, la città si risollevò e continuò a far valere il proprio ruolo di preminenza anche sotto la dominazione sveva. Nel 1094, Teate venne proclamata da Roberto il Guiscardo “Città Capitale degli Abruzzi”. Nell’ottobre del 1097 Papa Urbano II fu ospite di Teate e vi predicò la crociata spronando i crociati alla conquista di Gerusalemme ed alla liberazione del Santo Sepolcro dal dominio musulmano. La città rimase fedele all’impero anche con Manfredi – che vi dimorò nel Natale del 1255 – e con Corradino di Svevia. Con gli Angioini e soprattutto con gli Aragonesi conobbe un ulteriore periodo di grande sviluppo e fu posta a capo di tutti gli Abruzzi con diritto di battere moneta propria. La titulatio di Città Regia e capoluogo degli Abruzzi, concessa nel 1443 da Re Alfonso V d’Aragona, appare ancora sullo stemma della Città e recita: Theate Regia Metropolis Utriusque Aprutinae Provinciae Princeps (Chieti città regia e capoluogo di entrambe le province degli Abruzzi). Nel 1600 Chieti assunse la conformazione urbanistica che ancora oggi la contraddistingue, favorita dal potere ecclesiastico che, in epoca di Controriforma, si prodigò nella costruzione di imponenti edifici, tra cui il Palazzo del Seminario Diocesano. Nella seconda metà del XVIII secolo tornò a svilupparsi un certo dinamismo, soprattutto culturale, che portò all’istituzione di scuole ed accademie con conseguente incremento dello sviluppo del patrimonio artistico. Nell’Ottocento ebbe inizio l’occupazione francese che arricchì la città di nuove strutture amministrative.

La città attuale è costituita da due nuclei principali: Chieti Alta e Chieti Scalo.

Chieti Alta è il nucleo più antico e comprende il centro storico che, situato sul colle, ospita numerosi resti archeologici ed edifici che raccontano le varie fasi storiche attraversate dal capoluogo teatino

Chieti Scalo è la parte nuova e prettamente commerciale della città, sede del Campus universitario dell’Ateneo “Gabriele d’Annunzio”. Adagiata nella vallata a nord della collina ed estesa fino all’argine destro del fiume Aterno-Pescara, si è sviluppata seguendo il percorso dell’antica Via Tiburtina Valeria e della ferrovia che l’attraversa.

da non perdere

Chieti Alta e Chieti Scalo
Piazza Gian Battista Vico

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