La Cantina risale al termine del ‘700, dedita alla produzione e al commercio del vino diffuso nelle varie taverne e osterie esistenti lungo la via regia che da Napoli portava alle Puglie ed inoltre trasportato a Napoli, capitale del regno Borbonico. Sul finire dell’’800 con l’arrivo della ferrovia si aprirono nuovi mercati sia italiani che di esportazione verso le Americhe, attraverso le navi mercantili. A quei tempi l’Azienda trasportava il vino, con numerose coppie di muli da soma, verso i treni merci stazionati presso la stazione ferroviaria di Paternopoli.
La passione per il lavoro e il continuo aggiornamento tecnologico la rende oggi una realtà all’avanguardia, capace non solo di innovare ma anche di conservare tradizioni, gusto e sapore.
I vigneti, coltivati nell’area di grande rinomanza enologica dell’Aglianico DOCG, rappresentano un estratto dell’enorme varietà e complessità di profumi e caratteristiche che il territorio riesce ad esprimere.
Una parte del prodotto viene destinato all’imbottigliamento (vino novello da tavola) e un’altra parte all’invecchiamento in botti di rovere. Una piccola porzione dei terreni vitati è riservata alla coltivazione di uve bianche, che sono vinificate ed imbottigliate come bianco da tavola e come Irpinia DOC.
La XVII edizione della Selezione del Sindaco ha premiato con una Medaglia d’Oro il Macchia d’Angelo Taurasi DOCG del 2014 e l’Irpinia Falanghina DOC del 2017. Il primo è ricavato al 100% da uve di Aglianico, adatte ai suoli collinari di origine vulcanica che conferiscono note di forte mineralità. La macerazione per circa 14 giorni, starter di lieviti autoctoni e malolattica svolta completamente e affinamento in legno di rovere francese per 12 mesi danno vita ad un rosso speziato al naso e fresco in bocca, ma molto complesso, longevo e possente. Consigliato con primi piatti al sugo di carne, selvaggina da piuma in casseruola, carni rosse arrosto, formaggi a pasta dura stagionati. La seconda nasce da Falanghina in purezza, un vitigno di grande adattabilità ai terreni collinari di origine prevalentemente vulcanica ma anche argilloso-calcareo. La pigiatura soffice, di grappoli interi con illimpidimento statico, e la fermentazione condotta anche con starter di lieviti autoctoni regalano al bianco una carica aromatica di melone e pera, molto floreale al naso e fresco in bocca ma assai complesso. Da abbinare con antipasti e primi di pesce e preparazioni a base di verdure.