Auguri alla Barbera d’Asti

14/01/2020

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1970 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

BARBERA D’ASTI

Disciplinare: già DOC con DPR 09.01.1970 (G.U. 73 – 23.03.1970), poi DOCG con DM 08.07.2008 (G.U. 169 – 21.07.2008)

Regione: Piemonte

Provincia/e: Asti, Alessandria

Città del Vino: Strevi, Rocchetta Tanaro, Quaranti, Nizza Monferrato, Montegrosso d’Asti, Moncalvo, Moasca, Costigliole d’Asti, Cocconato, Castagnole delle Lanze, Canelli, Calamandrana, Asti, Albugnano, Agliano Terme

Enoregione: Basso Monferrato e Colline torinesi, Alto Monferrato, Terre del Gavi e Terre del Moscato

Tipologie: Barbera d’Asti, Barbera d’Asti Superiore anche con l’eventuale specificazione delle seguenti sottozone: “Nizza”, “Tinella”, “Colli Astiani” o “Astiano”.

Vitigni: Barbera: minimo 90%; altri vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte: massimo 10%

Cenni storici e/o geografici: L’area di produzione è un sistema collinare poco elevato, compreso per lo più tra i 150 e i 400 mt di altitudine, caratterizzato da clima temperato o temperato-caldo, poco ventoso e con una piovosità annuale media intorno ai 700 mm. Nella “Ampelografia della Provincia di Alessandria” di Leardi e Demaria, del 1873 (ricordando che detta provincia allora comprendeva tutta la provincia di Asti), si legge a proposito del Barbera: “È vitigno conosciutissimo ed una delle basi principali dei vini dell’Astigiano e del basso Monferrato, dove è indigeno e da lunghissimo tempo coltivato”. Il sistema di potatura più largamente utilizzato nell’astigiano, e nello specifico per la Barbera è il Guyot, questo perché ha permesso di adattare al meglio questo vitigno alle condizioni climatiche della zona e di ottenere la migliore qualità dell’uva. Esigente in radiazione solare, occupa normalmente i versanti meglio esposti (quadranti da sud-est a ovest) con esclusione dei fondovalle. L’area di produzione si pone al centro del cosiddetto bacino terziario piemontese, il sistema collinare originato dal sollevamento del fondo marino in epoca terziaria; i suoli sono prevalentemente calcarei, di media profondità e poggianti su matrici rocciose calcareo-arenaceo-marnose. Sebbene diffuso in tutto il Piemonte meridionale il vitigno Barbera è particolarmente diffuso in questa area, dove rappresenta la varietà principale. La Barbera d’Asti, inoltre è da sempre il vino più prodotto e quello che rappresenta al meglio l’animo dei contadini di queste zone. La Barbera d’Asti ha colore rosso rubino tendente al rosso granato con l’invecchiamento; odore intenso e caratteristico, tendente all’etereo con l’invecchiamento; sapore asciutto tranquillo, di corpo, con adeguato invecchiamento più armonico, gradevole, di gusto pieno.

Abbinamenti: Consigliato l’accostamento con primi piatti importanti (come tagliatelle al sugo di lepre o paste ripiene), arrosti e brasati, selvaggina e formaggi stagionati.

 

Prodotto: TOMA PIEMONTESE DOP

Disciplinare: Reg. CE n. 1107 del 12.06.96 (GUCE L 148 del 21.06.96)

Descrizione: Formaggio semicotto prodotto con latte vaccino intero per il tipo a pasta morbida e parzialmente scremato per il tipo a pasta semidura. La crosta è in genere poco spessa, di aspetto rustico e colore dal paglierino carico al bruno rossiccio. La pasta bianco paglierino ha occhiatura a distribuzione regolare con occhi piccoli e poco numerosi. Il sapore è dolce e gradevole, di aroma delicato nella Toma grassa, intenso ed armonico, di aroma fragrante che diviene piú caratteristico con il progredire del tempo nella Toma semigrassa. La stagionatura avviene nelle caratteristiche "crote" (le vecchie cantine) e può variare dai 15 ai 60 giorni a seconda della grandezza delle forme. E’ ottimo a tavola, da provare in accompagnamento a noci e nocciole, con vini bianchi leggeri se giovane o rossi di media struttura se affinato, ma si adatta a molte preparazioni della cucina locale, come crocchette, polentine, carne all’albese, cotechini con il purè, risotto o rustia.

 

Piatto: LASAGNETTE DELLA VIGILIA

Descrizione: Tagliatelle larghe ma sottili preparate con semola di grano duro, lessate in acqua salata per due o tre minuti e condite con una sorta di leggera bagna cauda. L’aglio tagliato a fettine sottilissime viene lasciato ammorbidire in abbondante olio a fuoco molto basso (senza mai soffriggere), fino a spappolarsi. Fuori dal fuoco si uniscono i filetti d’acciuga, che si fanno sciogliere schiacciando con la forchetta, poi si ripassa per qualche istante, sempre a fiamma bassa, aggiungendo del burro. Un’altra versione vuole che il sugo sia preparato con porri, acciughe e pomodoro. Piatto tipico della Vigilia di Natale, quando per tradizione la pasta è senza uova.