Auguri al Pinot Nero dell’Oltrepo' Pavese

30/06/2020

Auguri al Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di  città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche,  vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1970 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

PINOT NERO DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC

Disciplinare: già tipologia della DOC “Oltrepò Pavese” con D.P.R. 6.08.1970 (G.U. 273 – 27.10.1970), poi DOC con D.M. 3.08.2010 (G.U. 193 – 19.08.2010)

Regione: Lombardia

Provincia/e: Pavia

Enoregione/i: OLTREPO’ PAVESE

Città del Vino: Comune di Santa Maria della VersaComune di Santa GiulettaComune di RovescalaComune di Montù BeccariaComune di MontescanoComune di Montalto PaveseComune di Cigognola, Comune di CastanaComune di Canneto PaveseComune di BroniComune di Colli VerdiComune di Torrazza Coste, Comune di Pietra de Giorgi

Tipologie: Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Rosso, Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Riserva

Vitigni: Pinot nero: minimo 95%; altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, idonei alla coltivazione nella Regione Lombardia, congiuntamente o disgiuntamente: fino a un massimo del 5%.

Cenni storici e/o geografici: L’area di produzione si colloca all’interno del bacino padano, delimitato dalle catene alpina ed appenninica e con una apertura principale verso est; in particolare la fascia collinare pavese si inserisce nella fascia appenninica che dal Piemonte si spinge verso l’Emilia. L’area è caratterizzata da solchi vallivi con direzione prevalente da sud verso nord. Considerato, sin dai tempi di Strabone, una zona di produzione di vini di qualità, l’Oltrepò Pavese è quel lembo di terra collinoso a sud della Lombardia noto per essere il punto d’incontro di quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna. Tale peculiare caratteristica rende l’Oltrepò Pavese ricco di culture, lingue, tradizioni e cucine differenti, ma ben integrate tra loro. Questa terra è anche, anzi soprattutto, antica dimora della vite. Un’importante testimonianza arriva dal reperto di un tralcio di vite, risalente ai tempi preistorici, trovato nei pressi di Casteggio, un tempo detta Clastidium. Strabone, nel I secolo A.C., attribuì all’Oltrepò Pavese l’invenzione della botte. Nei suoi testi fu descritta di dimensioni più grandi delle case. Nei secoli successivi s’incontrano poi altre testimonianze. Andrea Bacci, per esempio, nel XVI secolo, descrisse i vini di tale zona con il termine “eccellentissimi”. L’Oltrepò Pavese vitivinicolo attuale trova le sue radici nel secolo scorso, come conseguenza dei danni portati dalla fillossera, e nel rinnovamento globale del mondo vinicolo italiano di quel periodo. E’ sufficiente ricordare che nel 1884 l’Oltrepò Pavese vantava ben 225 vitigni autoctoni. Oggi sono circa una dozzina quelli di maggior diffusione, seppur non mancano produttori collezionisti che hanno raccolto qualche testimonianza del passato, come Moradella, Uva della Cascina o altro ancora. Nonostante tale decimazione, il panorama vinicolo oltrepadano è ancora molto ricco, soprattutto per quanto concerne le tipologie di vino prodotte, tra cui quelle previste dal presente disciplinare di produzione. Nel corso dei decenni la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principale del territorio, tanto che nel 1970 il vino Oltrepò Pavese, e con esso la tipologia Pinot grigio, è stato riconosciuto come DOC con DPR del 6 agosto.

Abbinamenti: Bene si abbina a selvaggina e cacciagione da piuma, carni bianche e rosse, formaggi stagionati.

 

Prodotto: BAGOSS DI BAGOLINO (PAT E PRESIDIO SLOW FOOD)

Descrizione: Tipico di Bagolino in Val Sabbia (Brescia), è prodotto con latte crudo vaccino parzialmente scremato e un’aggiunta di zafferano durante la fase di rottura della cagliata, come da antichissima tradizione. Formaggio a pasta dura, assai fragrante e saporito, deve stagionare almeno un anno fino ad arrivare ai ventiquattro o trentasei mesi. Simile al Grana, ma più compatto, è ottimo anche grattugiato o arrostito sulla brace e servito su crostoni di pane.

Piatto: OSSOBUCO (O OSS BUS O OS BÜÜS) ALLA MILANESE

Descrizione: Tipico piatto della cucina di Milano costituito da fette ricavate dallo stinco del vitello di uno spessore di circa tre o quattro centimetri, con l’osso che mostra appunto il buco contenente il midollo. Gli ossibuchi leggermente infarinati vengono rosolati nel burro fino a che hanno preso un bel colore biondo scuro, salati, pepati e bagnati con vino bianco secco. Quando il vino è evaporato, si aggiunge dell’acqua e si fa cuocere coperto per un’ora abbondante. Pochi minuti prima di togliere dal fuoco si unisce la gremolada (abbondante trito di prezzemolo, scorza di limone e acciughe dissalate), si porta ancora a fuoco vivace voltando gli ossibuchi con delicatezza perché possano insaporirsi bene. Di solito accompagnano il risotto allo zafferano, ma si sposano bene anche con la polenta.

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