Auguri al Fara

25/03/2019

 L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di  città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche,  vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1969 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

  

FARA

Disciplinare: Approvato DOC con DPR 13.08.1969 (GU  279 – 05.11.69)

Regione: Piemonte 

Provincia/e: Novara

Città del Vino: Briona, Fara Novarese

Tipologie: Fara e Fara Riserva. Può essere accompagnato dalla menzione “vigna”, seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale.

Vitigni: Nebbiolo (Spanna) 50-70%, Vespolina e/o Uva rara (Bonarda novarese) 30-50%, Altri vitigni a bacca rossa non aromatici 0-10%.         

Cenni storici e/o geografici: Lo scrittore Plinio il Vecchio menziona questo vino di antica tradizione nel I sec. dopo Cristo. Noto per la sua resistenza all’invecchiamento, deve la sua nascita e la sua fortuna ad abati, vescovi e signori, che in età medievale si dedicavano alla coltura dei vitigni da cui si produce questa Doc. Le motivazioni di tanta cura non erano solo di carattere liturgico, poiché era uso comune per la chiesa vendere il prodotto delle vigne per assicurarsi una rendita indispensabile al sostentamento della comunità ecclesiastica. L’area di produzione si trova parte in altopiani morenici e parte su versanti collinari della valle del Sesia, dove la coltivazione della vite vanta più di un millennio di esperienza che con il passare degli anni si è affinata in base alle conformazioni territoriali e climatiche.

Descrizione: Colore rosso rubino (Fara)  e con leggeri riflessi granato (Fara Riserva). Odore fine e piacevolmente gradevole (Fara), profumo caratteristico, fine, gradevole (Fara Riserva). Sapore asciutto, sapido, armonico (Fara anche Riserva). Titolo alcol. minimo 12% (Fara), 12,5% (Fara Riserva). Invecchiamento minimo obbligatorio di 22 mesi  di cui 12 in botti di rovere o di castagno per il Fara, 34 mesi di cui 20 in legno per il Fara Riserva. Abbinamenti: Salumi saporiti, mortadella di fegato, grandi arrosti di carni rosse, cacciagione e selvaggina, pollame nobile in umido, formaggi duri.

 

Prodotto  GORGONZOLA DOP

Disciplinare: Reg. CE n. 1107 del 12.06.96 (GUCE L 148 del 21.06.96)

Cenni storici e/o geografici: Si dice che abbia avuto origine nel omonimo paese lombardo nel 1100, altri affermano invece che sia nato nella Valsassina, grande centro caseario da secoli, grazie alla presenza di grotte naturali la cui temperatura media è costante tra i 6°C ed i 12. Ma in ogni caso ha trovato zona ideale di maturazione ed epicentro produttivo nel Novarese. La produzione artigianale differisce da quella industriale perché ricavata dal latte di due mungiture cagliate separatamente. Ne esiste anche un tipo cosiddetto  “naturale”, che  matura in grotta per 3 o 4 mesi e ha un gusto particolarmente intenso.

Descrizione: Formaggio molle, grasso, a pasta cruda, prodotto esclusivamente con latte vaccino intero. Durante la maturazione si sviluppano varietà e ceppi di penicillium che ne determinano la colorazione blu-verdastra (erborinatura). La forma, del peso di 12 kg circa, ha una crosta grigia o rosata, non edibile. La pasta di colore bianco e paglierino, screziata per lo  sviluppo delle muffe e delle caratteristiche venature, si presenta cremosa a pasta molle con  sapore dolce o leggermente piccante con stagionatura di 50 giorni;  diventa dura, più consistente e friabile, e decisamente piccante oltre gli 80 giorni. Si abbina di solito a vini rossi robusti e corposi o, il piccante, a vini passiti o liquorosi, ma può essere accompagnato anche da bianchi caratterizzati da una certa morbidezza e sapidità. Per antica tradizione, in Piemonte condisce gli gnocchi di patate e la polenta, oppure si mangia insieme a noci, verdure crude, miele di acacia o millefiori, frutta fresca e mostarda.

         

Piatto RUSTISCIÒN

Cenni storici e/o geografici: Tipico soprattutto del Nord del Piemonte e del periodo della vendemmia, è un piatto contadino di estrema semplicità e dal  sapore robusto. Ne esistono tante versioni, con il pomodoro, con le acciughe, con i fagiolini o con la verza. Una variante sostituisce i fagioli alle verdure in foglia, schiacciandoli fino ad ottenere una purea da cuocere nel burro come un tortino morbido; in questo caso il rustisciòn viene servito con mostarda d’uva ovvero mosto cotto con l’aggiunta di zucchero.

Descrizione: Ingredienti: 500 gr di foglie di verza,  500 gr di cime di rapa (o di ravizzone), 4 patate, 2 spicchi d’aglio, olio evo, sale e pepe nero. Preparazione: Fate bollire in acqua salata le patate sbucciate, le  foglie di verza e le cime di rapa. Quando le patate si passano da parte a parte con uno stecchino, scolate. Tagliate a tocchi le patate e tagliuzzate grossolanamente verze e cime. Soffriggete l’aglio in olio  abbondante, unite le verdure, aggiustate di sale e di pepe e fate saltare in padella finché non si forma una crosticina sulle patate e servitelo ben caldo accompagnandolo  con uno dei pregiati nebbioli  del  novarese.