Ricordando Desana e nascita delle Doc

16/01/2018

Certamente non si può esprimere che grande e vera soddisfazione per il positivissimo esito della iniziativa proposta e portata avanti dal “Comitato Casale Monferrato capitale della DOC” di celebrazione del Centenario della nascita di Paolo Desana che ha avuto luogo lo scorso sabato 13 gennaio a Casale a Palazzo Vitta dove sono convenuti per l’occasione tanti amici e conoscenti ma soprattutto esperti a livello nazionale ed internazionale del settore vitivinicolo e dell’Internamento nei campi di concentramento tedeschi della seconda guerra mondiale.

Veramente il tutto esaurito e tanti gli interventi che hanno voluto ricordare Paolo Desana nella sua varie sfaccettature in questo particolare momento: a partire dall’ottima conduzione di Ima Ganora, Presidente della Accademia Le Muse che ha ospitato la manifestazione e di Massimo Biglia, responsabile del Progetto MEMO, Memorie del Monferrato e di Itaca Monferrato, evento di turismo responsabile, che hanno dato per primo la parola ad Andrea Desana, figlio di Paolo e  Presidente del “Comitato Casale Monferrato capitale della DOC”, il quale ha tracciato una breve sintesi dello sviluppo delle iniziative legate prima al Cinquantenario della legge delle DOC nel 2013 facendo soprattutto riferimento al valore attualissimo della citata legge delle Denominazioni di Origine dei vini in termini sociali ed economici se si considera che questa iniziativa ha dato vita ad oltre 400 denominazioni a livello nazionale che sono gestite dai Consorzi di Tutela delle DOC, ovvero i “motori” delle denominazioni ma anche i motori di un grande sviluppo e promozione di tantissimi territori italiani, su tutti il Chianti, il Franciacorta, Montalcino, le Langhe di Barolo e Barbaresco, ma anche intere regioni come la Sicilia, la Puglia ed il Trentino con oltre otto milioni di enoturisti ed una esportazione che per i vini di qualità nonostante il momento di crisi economica segna regolarmente un più 5 per cento ogni anno.

Tra i più importanti interventi, per altro non previsti e tanto più apprezzati, quello del guru mondiale dell’esportazione di Barbaresco italiano nel mondo Angelo Gaia che ha sottolineato i grandi meriti di Paolo Desana nell’aver individuato le regole che dovevano essere adottate per valorizzare le nostre produzioni vinicole così come i suoi territori di origine ma poi anche di aver saputo tener testa a notevoli pressioni che avrebbero potuto facilmente far debordare la nave delle denominazioni di origine in mari molto meno favorevoli al loro organico sviluppo ed incremento; un’altra presenza ed intervento molto apprezzato è stato quello dell’Assessore  all’Agricoltura della Regione Piemonte Giorgio Ferrero che ha sottolineato la lungimiranza della “visione” di Paolo Desana che ha fatto ottenere e mantenere saldo nelle mani dei vitivinicoltori il patrimonio DOC, fatto che non deve assolutamente essere dato per scontato, un patrimonio che in qualche modo i nostri viticoltori italiani si tramandano saldamente di padre in figlio. Così come il bellissimo intervento del docente  di Enologia della Università di Torino prof. Vincenzo Gerbi che ha affermato che dagli anni della divulgazione della DOC non inizia anno accademico che non venga ricordato Paolo Desana ma soprattutto i principi e le regole di base che hanno saputo sapientemente gestire in tanti anni il più importante settore produttivo agricolo italiano nonché fondamentale tassello di promozione e valorizzazione territoriale.

Altri apprezzati interventi sono stati quelli del giornalista ed economista casalese Carlo Beltrame, compagno di amministrazione locali di Paolo Desana, di Andrea Parodi, autore del libro sull’Internamento “Gli eroi di Unterluss” e Consigliere Nazionale dell’Associazione ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia) che ha spiegato il valore delle Resistenza fatta da Desana, il Fiduciario italiano nel campo di Concentramento nazista di Colonia (da cui il libro “I 360 di Colonia”) e dai 600.000 IMI (Internato Militari Italiani) per non aver accettato di ritornare a casa ed in Italia a combattere con la Repubblica Sociale di Salò, quindi Giovanni Monchietto, ex Sindaco di Villamiroglio, che ha ricordato le prime faticose ma importanti esperienze di democrazia e di publica amministrazione portate avanti in Monferrato ed in Valle Cerrina insieme a Desana, di Pinetto Giorcelli, compagno di diversi lager di Paolo Desana (insieme ne hanno passati dodici di campi di prigionia) che ha raccontato significativi e toccanti episodi di quella triste esperienza, di Giovanni Spinoglio, Presidente del Collegio dei Geometri di Casale Monferrato (come lo fu Paolo Desana negli anni sessanta) che sta elaborando un importante progetto di realizzazione di un famedio al cimitero di Casale degli IMI monferrini ancora attualmente sepolti nei cimiteri militari della Germania, progetto che sarà portato avanti dall’ANPI, dal Comitato Antifascista e dall’Associazione Alpini di Casale e dall’ANRP.

Toccanti e veramente emozionanti sono state le performances teatrali che si sono alternate agli interventi a cura del Collettivo Teatrale Casalese diretto da Graziano Menegazzo con Ramona Bruno nella parte di Lena, la moglie di Paolo, e di Giorgio Milani nella parte di Paolo Desana. 

Al termine Andrea Desana ha voluto ricordare il Progetto del “Comitato Casale Monferrato capitale della DOC” di richiedere ad aziende e Consorzi interessati di inserire nell’etichettaggio delle bottiglie di spumante italiano prodotto con il metodo di spumantizzazione in autoclavi la dizione “Metodo Martinotti” dal vero inventore del citato Metodo brevettato dal grande villanovese nel 1895. Ma l’ultima proposta di Desana e del Comitato riguarda proprio la denominazione della propria città ovvero Casale Monferrato: prendendo spunto dall’annullo filatelico organizzato magistralmente da Poste Italiane in quel giorno, impreziosito dalla esposizione di immagini di Casale ad inizio ‘900 realizzato dal Circolo Filatelico e Numismatico di Casale, la proposta consiste nella richiesta di modifica della dizione in “Casalmonferrato”, così’ come per altro era già storicamente a fine ‘800 ed inizio ‘900, il tutto per non confondersi mai più con gli altri 122 Casale presenti sul territorio nazionale, soprattutto per non confondersi con esempi molto negativi che portano questo nome, e per ricordare automaticamente ogni volta il territorio circostante di cui è capitale, ovvero il Monferrato, divenendo gli attuali cittadini non più “casalesi” ma “Casalmonferrini”. (di Andrea Desana – Presidente “Comitato Casale Monferrato capitale della DOC”)

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