Le abbazie del vino in Europa

21/04/2020

Termina qui il nostro viaggio tra vino sacro e vino profano con una veloce incursione fuori dai nostri confini

In Francia, mentre nelle abbazie cluniacensi i monaci si dedicavano quasi esclusivamente ad attività non manuali, i Cistercensi si dedicano di persona, fra le altre attività manuali, all’agricoltura. Si deve in gran parte a questi monaci l’elaborazione delle tecniche che ancora oggi presiedono alla vinificazione del vino detto Borgogna. Cîteaux era tra i maggiori proprietari terrieri della ristretta zona dove nasce, ora nota come Côte de Beaune e Côte de Nuits. Il giorno di Natale del 1098, pochi mesi dopo la fondazione, il monastero ottiene il dono di un vigneto nei pressi di Meursault. In pochi anni si contano altre donazioni di vigneti siti in luoghi prestigiosi come Chambolle, Aloxe Corton e Les Petits-Musigny. E sono i monaci a delimitare, recintare e mettre a frutto il Clos de Vougeots, il più famoso vigneto del mondo, accanto al quale costruiscono un cellier, una cantina, e una cuverie, edificio per la vinificazione, primo nucleo dell’altrettanto celebre castello rinascimentale. Grazie alle sperimentazioni dei monaci o dei conversi, la vinificazione del Borgogna raggiunge rapidamente livelli di assoluto primato, e nel XIII e XIV secolo il Borgogna è il miglior vino del mondo. 

La Montagna di Reims (chiamata anche l’isola montagnosa) è una delle cinque zone di cui è composta la Champagne, una delle aree viticole di Francia più note, famosa soprattutto per la produzione del omonimo vino che da qui viene esportato in tutto il mondo. Nelle valli dai pendii soleggiati e dediti al pascolo delle pecore, già dai tempi dei Romani i terreni argillosi e ondulati ospitavano vigneti. Nel VII secolo vi sorsero molte grandi abbazie – tra le quali quelle di St-Basles, Epernay, Hautvillers e Avernay – che piantarono vigneti nelle proprietà ecclesiali. La coltivazione nella vite ebbe un così grande sviluppo che nel IX secolo si introdusse una distinzione tra i vini della Marna e quelli della Montagne de Reims. Nell’anno 816 l’incoronazione del figlio di Carlo Magno, Luigi, contribuì non poco alla diffusione tra gli aristocratici della fama dei vini della Champagne in Francia. Quella di Filippo VI, nel 1328, diede modo alla corte e agli abitanti di Reims di bere qualcosa come 300 botti di vino dei Coteaux Champenois. Nell’Abbazia di St-Basles, presso Verzy, il vino della Champagne veniva servito durante le feste che concludevano le processioni religiose dei giorni festivi. San Remigio, Vescovo di Reims per 74 anni sino alla sua morte nel 530, cita nel suo testamento i vigneti locali. In seguito la fama di questi vini prosperò ulteriormente per merito degli scambi commerciali, ma solo alla fine del XVII secolo il giovane monaco benedettino, Dom Pérignon, nominato cantiniere dell’Abbazia di Hautvillers, riuscì ad ottenere quella fermentazione naturale durante la quale il liquido spumeggiava mantenendo la limpidezza e, grazie alla "cuvée", cioè all’uso di uve di diversi vitigni, otteneva un ricco bouquet. La storia della genesi dello champagne è però un pò confusa, considerando le attestate testimonianze sulla presenza di vini frizzanti nella zona ben prima della nascita di Pérignon, e le versioni sulla nascita dello champagne variano molto a seconda delle fonti e con un coinvolgimento più o meno diretto di Pérignon. Secondo alcuni fu creato per errore nel monastero, quando alcune bottiglie di vino bianco esplosero facendo intuire che ci fosse il modo di renderlo frizzante. Secondo altri Pérignon aggiungeva zucchero e fiori durante l’imbottigliamento di alcuni vini, provocando una rifermentazione che di conseguenza li rendeva frizzanti. In ogni caso Pérignon capì il ruolo della seconda fermentazione e lavorò per affinare la tecnica. Risolto il problema dei contenitori con bottiglie robuste resistenti alla pressione del vino e alla loro chiusura con tappi di sughero legati da gabbiette metalliche (al posto del tappo di legno e stoffa intrisa d’olio precedentemente in uso), dalle cantine di Reims e di Épernay cominciarono ad uscire sempre più bottiglie, che anche le campagne napoleoniche contribuirono a far conoscere in Europa. Le cantine, generalmente scavate nell’argilla e molto vaste, sono oggi visitabili.

 

I SANTI PROTETTORI DEI COMMERCIANTI DI VINO, DEI VITICULTORI, DEGLI OSTI E DEI FABBRICANTI DI BOTTI

 

CIPRO

San Barnaba – Venerato sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa, nacque a Cipro ma trascorse parte della sua vita in Grecia e in Italia. Tradizionalmente considerato il primo vescovo di Milano, il santo si guadagnò da vivere lavorando nei vigneti e viene tuttora invocato contro la grandine.

FRANCIA

San Vincenzo Ferrer – Si narra che Dio lo pregò di fare un giro tra i vigneti della Francia per benedirli, ma il santo, gustando il vino, perse la strada per il Paradiso. Volendolo punire, Dio lo trasformò in statua. Viene spesso raffigurato con un grappolo d’uva in mano e la palma del martirio. Viene invocato per la protezione dei campi, delle vigne e dei vignaioli.

Sant’Urbano – Vescovo di Langres nel IV secolo, patrono dei vignaiuoli e viticultori. Viene spesso rappresentato con un grosso grappolo d’uva sia nei “capitelli” che nelle espressive “edicole” collocate tra i vigneti e i sentieri, a venerazione, riconoscenza o “scaramanzia” per implorare una efficace protezione su vigne e uve, su vini e vignaiuoli, su cantinieri e commercianti o su “sobri buongustai”. E’ protettore dei bottai, che più anticamente erano devoti a sant’Aproniano, anche se venne particolarmente ricordato per la sua tenacia nel rivendicare le proprietà appartenenti alla chiesa, in particolar modo una causa civile contro un’associazione di osti (e quindi il "dio Bacco") a proposito della proprietà di un edificio adibito al culto cristiano.

San Remigio – Vescovo di Reims per 74 anni sino alla sua morte nel 530, fu autore di vari miracoli che ebbero il vino come protagonista. Nel suo testamento vengono citati i vigneti della regione famosa soprattutto per la produzione del vino champagne.

San Martino di Tours – Oltre ad essere patrono dei soldati e dei viaggiatori, è soprattutto il protettore del vino, dei bevitori degli osti, albergatori, dei vignaioli e dei vendemmiatori.

San Crispino – Martirizzato insieme al fratello Crispiniano durante la persecuzione di Diocleziano, è diventato il patrono degli osti, degli ubriachi e del vino, perché la sua festa, il 25 ottobre, cade nel periodo della svinatura ed inoltre si storpia il nome in Graspin (graspo = grappolo).

ISRAELE

Noè: il biblico Patriarca, uscito dall’arca dopo il diluvio, piantò una vigna. Ingannato dal diavolo bevve il succo della vite e si ubriacò. Per tale episodio, egli venne da sempre ritenuto il Protettore degli ubriachi.

Abramo: il primo Patriarca dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam, è considerato anche patrono degli albergatori, bettolieri, osti e locandieri.

ITALIA

San Crispino – Martirizzato insieme al fratello Crispiniano durante la persecuzione di Diocleziano, è diventato il patrono degli osti, degli ubriachi e del vino, perché la sua festa, il 25 ottobre, cade nel periodo della svinatura ed inoltre si storpia il nome in Graspin (graspo = grappolo).

San Zeno – Aveva grande dimestichezza con la viticoltura e dopo la Messa i fedeli andavano da lui per avere consigli sulla vendemmia e sulla cura al vino novello. La sua effigie è spesso ritratta sulle etichette di vino ed un vino, ottenuto con uve Merlot e Cabernet, ne porta proprio il nome.

PORTOGALLO

Santa Elisabetta – Regina del Portogallo e poi Clarissa, è la patrona degli ammalati e degli enologi.

REPUBBLICA CECA

San Venceslao – Principe di Boemia morto martire, onorato come Patrono della Boemia e dei pigiatori d’uva. Fu un coltivatore di vigne e generoso elargitore di vino per la santa Messa.

 

In Germania le Abbazie cistercensi nella regione del Reno e della Mosella furono molto laboriose e favorite nella vendita del vino dalla vicinanza del fiume. La più attiva fu l’Abbazia di Eberbach, nei dintorni di Mainz. Nel 1135 le furono donati 10 acri di quel vigneto che è Steinberg (oggi il più famoso, oltre che una delle vigne più antiche di Germania) dove fu provvidenziale la bonifica dei ripidi pendii e la creazione delle terrazze su cui coltivare il Riesling ad opera dei monaci. Un secolo dopo l’estensione dei vigneti fu raddoppiata e la produzione di vino era di 60.000 galloni venduti ai rivenditori al minuto della città di Colonia, grazie anche al fatto che l’Abbazia disponeva di una propria flotta di chiatte e beneficiava di privilegi doganali concessi dal re. Nel 1506 il totale di vino venduto si aggirava intorno ai 100.000 galloni l’anno, che portavano nelle casse del monastero circa 6.000 monete d’oro.  Nel 1500 fu costruita la famosa “Eberbacher Fass” (Botte di Eberbach), della capacità di circa 100.000 litri, che l’umanista Vincenzo Ossepeo celebrò in distici classici paragonandola alle antiche meraviglie del mondo. Oggi la grande abbazia, sconsacrata nel 1803 e nota al pubblico mondiale come il sito dell’adattamento cinematografico del libro "Il nome della rosa" di Umberto Eco, ospita una delle cantine più tecnologiche d’Europa che organizza eventi e produce vino da uve di Riesling, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot nero e Dornfelder. 

Molti monasteri della Bosnia-Erzegovina hanno una lunga tradizione di vinificazione, perché dopo la caduta dello stato serbo medievale furono i monaci a mantenere, insieme alla spiritualità, anche la pratica della vinificazione. Uno di questi, con la sua tradizione di 500 anni, è il centro spirituale di Tvrdoš, culla dell’ortodossia nel sud dell’Erzegovina, che negli ultimi vent’anni ha raggiunto una fama globale grazie alla sua rinomata vitivinicoltura, meritando premi per i suoi vini (come la medaglia d’oro del Decanter 2018 World Wine Awards per la "Grand Reserve Vranac 2009") e un’ottima reputazione tra i sommelier. Oltre ad aver rivitalizzato i 70 ettari di viti a Trebinjsko Polje, dove sono state coltivate le vecchie piante di Vranac, ha infatti piantato altri 60 ettari di nuovi vigneti nella valle di Popovo Polje, dove il piacevole clima sub-mediterraneo e le terre eccezionalmente fertili offrono le condizioni ideali per l’allevamento sia dei vitigni autoctoni Vranac e

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