Il vino in Israele

22/02/2021

Dai vigneti delle alture del Golan alle colline della Galilea, dal Sauvignon Blanc al Sangiovese

 

Dai vigneti delle alture del Golan alle colline della Galilea, dalle produzioni dei Kibbutz al vino Kasher. Il clima caldo, con alture che a nord arrivano anche ai mille metri, terreni diversi che vanno dal suolo vulcanico all’argilloso, dalle pietre alla terra rossa, fino ad arrivare al mare. In un bicchiere di vino israeliano si degusta il territorio, si assaporano le afose estati, si sente la frutta matura che scoppia sotto il sole cocente, si masticano i tannini delle uve rosse. I vini israeliani hanno uno standard qualitativo molto alto, pochissimi difetti organolettici, ottima bevibilità, in alcuni casi struttura perfetta. Armoniosi, aromatici e fruttati i bianchi, tra cui svetta il Sauvignon Blanc che in queste terre dà un ottimo risultato, tannici e ben strutturati i rossi, spesso a base di Carignan, Syrah, Pinot noir o Cabernet Sauvignon. Frequenti anche esperimenti con vitigni particolari come il Pinotage (vitigno sudafricano frutto dell’incrocio tra Pinot Nero e l’Ottavianello, più conosciuto come Cinsaut) o vitigni italiani che qui sembrano dare risultati apprezzabili come il Sangiovese o il Nebbiolo. I vitigni autoctoni sono quasi inesistenti: durante la dominazione islamica quasi tutte le viti furono estirpate.

 

Fai crescere il fieno per gli armenti e l’erba al servizio dell’uomo, perché tragga alimento dalla terra: il vino che allieta il cuore dell’uomo, l’olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore.

Salmi 87,10-Ebrei 12,1

 

Nonostante le prime testimonianze scritte che attestano la presenza della viticoltura e della produzione di vino risalgano alla Galilea del 1000 a.C., la viticoltura moderna ha infatti radici piuttosto recenti. È grazie al lavoro del Barone Edmond de Rothschild di origini ebraiche, che nel 1882 fonda la prima azienda israeliana (la “Carmel”) e porta i primi due vitigni (il Chenin Blanc e il Carmignano), che si dà il via alla nuova viticoltura israeliana. Nel 1983, quasi cento anni dopo, fu fondata la Golan Heights Winery sulle alture del Golan, una delle zone più vocate del paese insieme all’alta Galilea e all’area di Gerusalemme. Notevoli i risultati enologici di questa bella azienda, la prima a puntare sulla qualità. Dalla fine degli anni ’80 si è registrato un proliferare di aziende, che vanno dalle più grandi certificate Kasher fino alle piccole wine boutique. Le aziende attive in Israele sono 250, di cui solo 190 quelle kasher. Una buona parte della produzione è rivolta al mercato locale, con un valore complessivo che si aggira sui 180 milioni di dollari, ma un mercato altrettanto consistente è rappresentato dagli Stati Uniti, dal Belgio e dalla Francia. …to be continued (di Alessandra Calzecchi Onesti)

 

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