Il nostro benvenuto a Bento Gonçalves, nuova Città del Vino

23/09/2018

La rete delle Città del Vino sta per accogliere  tra le sue fila la “Capitale Brasiliana dell’Uva e del Vino”. A consegnare la bandiera,  il prossimo 26 settembre alle ore 14, presso il Parque de Eventos – Auditório Wine Conference,  in occasione dell’apertura ufficiale della Fiera Internazionale Wine South Americasarà Floriano Zambon, Presidente dell’Associazione nazionale delle Città del Vino italiane.

La manifestazione, in programma dal 26 al 29 settembre 2018 a Bento Gonçalves, è organizzata dalla Fiera di Verona attraverso la controllata Veronafiere do Brasil e ospiterà 250 espositori tra cantine, esportatori, distributori, rappresentanti, produttori di macchinari per la vitivinicoltura, accessori per il consumo e aziende fornitrici di servizi specializzati. I principali paesi partecipanti sono Brasile, Italia, Argentina, Cile, Uruguay, Portogallo, Francia, Germania, Spagna, Nuova Zelanda, Sudafrica, Stati Uniti, Australia e Slovenia.

Situata nello stato Rio Grande do Sul, Bento Gonçalves è un comune di oltre centomila abitanti incastonato nella celebre Valle dei Vigneti, considerata la culla della vitivinicoltura in Brasile e prima regione ad ottenere l’Indicazione e la Denominazione d’Origine per i suoi vini. I dati della vendemia 2018 lo riportano come il più grande produttore di vini del Brasile (28 milioni di chili circa) e con la maggiore trasformazione delle uve (214 milioni di chili).

Intorno alla città –  che ospita una delle quattro  Facoltà brasiliane di Vinicoltura  per la formazione di enologo (le altre si trovano a São Roque,  Petrolina e Pelotas), cui si aggiungono più di 50 scuole di formazione per sommeliers – prosperano le cantine fondate da immigrati italiani che, giunti nella regione intorno al 1875, hanno gradualmente trasformato lembi di foreste impenetrabili in paesaggi addomesticati, impiantando vigneti da cui ancora oggi nascono uve destinate alla produzione di ottimi vini e succhi naturali. Il periodo migliore per visitare la regione è tra dicembre e marzo, quando le viti sono cariche di uva, si organizzano le raccolte e le cantine organizzano visite guidate da enologi e degustazioni. Tra le tante ricordiamo Cantina Aurora, Casa Valduga, Famiglia Tasca, Miolo, Don Laurindo e Dal Pizzol.

Fu proprio tra le colline dell’altopiano basaltico del Rio Grande do Sul, lungo i pendii  delle valli incise dai fiumi e ricoperte da una fitta foresta, che alla fine dell’Ottocento si insediarono migliaia di veneti, lombardi, trentini e friulani fuggiti dalla miseria. Ottenuta da pochi anni l’indipendenza dal Portogallo, il Brasile aveva iniziato a portare avanti una politica di colonizzazione con l’intento di attirare individui di pelle bianca e religione cattolica. Dopo una prima ondata tedesca, furono gli italiani (quasi un milione, interi villaggi e famiglie) ad arrivare in massa e nel giro di poco tempo venire assoldati come artigiani e contadini da alcuni imprenditori locali, che fiutando lauti guadagni, assicuravano loro la possibilità di diventare piccoli proprietari terrieri.

Tentando di superare con il duro lavoro le diverse condizioni climatiche e ambientali, impiantarono le varietà di Vitis vinifera che avevano nei cortili delle loro case o nei campi, ma poi si accorsero che quelle coltivate dai coloni tedeschi (soprattutto quelle rustiche di origine americana: Isabella, Francese nera e Catawba)  meglio si adattavano. Così portandole dalla pianura alle alture della Serra, ridiedero vita alla vinificazione gettando le basi di un lento ma costante processo di rinnovamento e qualificazione delle cantine e dei vini brasiliani.

L’importanza economica, sociale e culturale delle pratiche vitivinicole presenti nella Serra Gaucha hanno spinto le amministrazioni locali verso azioni di valorizzazione di tale patrimonio anche con l‘obiettivo di aumentare il flusso turistico, dai singoli monumenti (come la botte all’entrata di Bento Gonçalves) ai percorsi tra i vigneti (come il “Caminhos de Pedra” o la “Vale dos Vinhedos”), mentre dalla collaborazione tra province italiane e comuni del Rio Grande do Sul stanno nascendo, grazie anche ai finanziamenti dell’Unione Europea, progetti di itinerari enoturistici che riconoscano le valenze storiche e culturali dell’emigrazione italiana e le preservino dall’oblio. (di Alessandra Calzecchi Onesti)

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