Ghemme: consegnato il premio per il miglior piano regolatore delle Città del Vino

14/11/2019

Il Comune di Ghemme si aggiudica il premio per il Miglior Piano Regolatore delle Città del Vino 2019. La consegna dell’Attestato al Sindaco Davide Temporelli è avvenuta il 13 novembre, a Torino, nell’ambito di Urban Promo, il festival dell’urbanistica organizzato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica alla Nuvola Lavazza. L’Associazione Città del Vino collabora da anni con l’INU per promuovere le buone pratiche di gestione del territorio che riguardano, in particolare, la programmazione urbanistica secondo i dettami del Piano regolatore delle Città del Vino, lo strumento elaborato dall’Associazione per dare ai Comuni le indicazioni operative utili alla salvaguardia della viticoltura in relazione con un equilibrato sviluppo economico e urbanistico.

Nella foto da sinistra: 
Valeria Lingua, Università di Firenze, Dipartimento di Architettura, Regional Design Lab
Floriano Zambon, Presidente Associazione Nazionale Città del Vino
Davide Temporelli, Sindaco di Ghemme (Novara)
Stefano Vercelloni, Vice Presidente Città del Vino e Coordinatore regionale del Piemonte
Michela Poletti, Architetto
Angela Maria Malosso, Architetto

Il Comune di Ghemme si è posto all’attenzione dell’Associazione per aver approvato l’8 aprile 2019 una Variante Strutturale al suo piano regolatore comunale che si pone come obiettivo generale quello di ricomporre la frammentazione del territorio per dare maggiore continuità della produzione vitivinicola di qualità (Ghemme è una Denominazione di Origine Controllata e Garantita per la produzione di vini a base Nebbiolo), e di accrescere il valore del vino proprio in virtù di un paesaggio più tutelato nella sua essenza storica e culturale maturata nel corso del tempo.

L’apparato analitico e progettuale della variante si ispira alle linee metodologiche indicate dall’Associazione Nazionale Città del Vino, con particolare attenzione ai temi paesaggistici. Tra i punti di forza della variante: la valorizzazione della produzione vitivinicola storica; l’approfondimento del quadro normativo relativo alle aree agricole vocate alla coltivazione vinicola esistenti e da recuperare. Tra gli obiettivi principali: il mantenimento della trama agricola e la conservazione degli elementi geomorfologici; il recupero del patrimonio edilizio e architettonico storico; la conservazione delle fasce boscate in funzione del completamento della rete ecologica anche in relazione ai corsi d’acqua; la valorizzazione degli itinerari storici e dei percorsi naturalistici; il miglioramento delle cantine nel rispetto del profilo culturale e storico del paesaggio.

La consegna dell’attestato è avvenuta al termine di un incontro organizzato da Città del Vino ad Urban Promo durante il quale ogni anno si affronta un tema specifico legato alla gestione del territorio, intesa come applicazione di buone pratiche.

In questo caso si è parlato di “Contratti di fiume: visioni strategiche, reti di governance, nuove economie”, con l’intervento di esperti, Sindaci e tecnici che hanno illustrato varie esperienze in corso.

La riflessione intorno al tema si è mossa a cavallo tra la formazione di reti di governance e la promozione di politiche di sviluppo locale.
La definizione di un contratto di fiume, anche su aste fluviali minori, è il primo passo per il riconoscimento della comunità rivierasca e la definizione di una visione strategica per il suo sviluppo che tenga in considerazione aspetti diversi, dalla mitigazione del rischio idraulico alla riconnessione delle reti ecologiche, dalla fruibilità allo sviluppo di nuove econome legate al paesaggio e all’ambiente fluviale. Tra queste, i biodistretti e le città del vino possono contribuire alla formazione del contratto di fiume, attraverso l’istituzione di un costante dialogo sociale tra i diversi attori (pubblici e privati) dello sviluppo territoriale; allo stesso modo, proprio nell’ambito del contratti di fiume, le esigenze di ciascuno possono essere coordinate attraverso azioni condivise per il miglioramento della qualità di vita dei residenti, l’accrescimento della qualità e della competitività delle imprese bio-alimentari e vitivinicole e la loro integrazione nelle filiere agroalimentari, turistiche e dei servizi legate anche alla presenza del fiume.

Nel corso dell’incontro sono state presentate alcune esperienze in atto in Italia. Tra le più significative, quelle in corso in Piemonte (il contratto di fiume di Torino: Sangone e Stura), in Campania (per i fiumi Ofanto, Calore, Sabato) e in Sicilia (il patto di fiume Simeto, sul versane ovest dell’Etna). Due le esperienze in Toscana: la prima riguarda il contratto di fiume Ombrone presentato da Riccardo Conti, Sindaco di Buonconvento (Siena), che ha illustrato il processo partecipativo attuato con i soggetti interessati del territorio che poi hanno portato all’operatività del progetto, divenuto indispensabile dopo l’alluvione del 2013 che sommerse il paese provocando danni alle attività commerciali e agricole e alle abitazioni.

L’altra esperienza toscana presentata è quella del contratto di fiume Elsa che vede capofila il Comune di San Gimignano. Il Sindaco Andrea Marrucci ha sottolineato come il corso dell’Elsa, che tocca tre provincia tra Siena, Firenze e Pisa, possa divenire un grande parco fluviale, in parte già realizzato.

Antonio Ferrentino, Presidente di Città del Bio, ha parlato dei Biodistretti e dell’importanza di una corretta gestione del sistema delle acque per avere un’agricoltura sostenibile, concetto ribadito anche da Matilde Poggi, Presidente Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, intervenuta a confermare l’interesse dei viticoltori, soprattutto delle piccole aziende, ad avere un contatto costante con le pubbliche amministrazioni e ad essere protagonisti diretti delle scelte che influiscono sulla gestione del territorio con dirette conseguenze sulla viticoltura di qualità.

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