Enoregioni italiane: Crotonese Ionico

16/01/2018

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.

Nella Regione  Calabria è possibile individuare tre enoregioni: Cosentino e Fascia Tirrenica, Crotonese Ionico, Ionio Meridionale.

 

CROTONESE IONICO

Estesa tra il  Mar Ionio  e i  Monti della Sila, l’enoregione si caratterizza per il paesaggio multiforme, dalle alture presilane agli incantevoli litorali. Un ambiente sub-tropicale che oltre i 900 mt cede il posto al vasto massiccio silano, coperto dalla neve per buona parte dell’anno e ricco di acque, boschi e radure. In tutta l’area, tutelata dal Parco Nazionale della Sila e valorizzata dalla Strada del Vino dei Saperi e dei Sapori, si ammirano grotte carsiche, percorsi sotterranei che sfociano in ampie caverne, ville romane, antichi insediamenti rupestri, castelli feudali e castra bizantini. Anche qui risiede una piccola comunità arbëreshë. Nell’entroterra, a nord dell’oasi naturale della foce del fiume Neto, i terreni argillosi di bassa montagna e alta collina, ricchi di calcare ed esposti a venti di tramontana e scirocco, danno vita ai tipici ed interessanti bianchi e rossi della doc Melissa, mentre lungo la fascia costiera, che da Cirò Marittima arriva a Capo Rizzuto, i suoli prevalentemente sabbiosi e le particolari condizioni climatiche (piogge concentrate nel periodo invernale ed elevate escursioni termiche tra il giorno e la notte) favoriscono la coltivazione, spesso ancora ad alberello basso, di uve a bacca rossa come il gaglioppo, autoctono di antichissima storia in grado di resistere alla siccità. Tra gli altri vitigni locali: greco di bianco, nocera, nerello mascalese, cappuccio, mantonico, malvasia, prunesta, magliocco canino, guarnacca.

Vini locali. Il Cirò doc è forse il rosso più famoso della regione, il vino Krimisa che veniva offerto ai vincitori delle antiche Olimpiadi, considerato fino a tutta l’epoca moderna uno degli elementi caratterizzanti l’economia di una Calabria felix, prospera e fertile. Dal colore rubino, con profumo intenso di confettura e spezie e dal sapore secco e corposo, equilibrato, poco tannico e vellutato con l’invecchiamento, è disponibile anche con la menzione Classico e nella tipologia Riserva. Consigliato l’accostamento con arrosti, capretto, formaggi stagionati, cacciagione e selvaggina. Con lo stesso uvaggio (gaglioppo minimo 80%) si produce il Rosato, fresco, delicato e vinoso, adatto a  primi piatti con sughi di verdure, antipasti saporiti, pesce e carni bianche. Il Bianco (greco bianco minimo 80%), giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi verdognoli, aromi leggermente floreali con note di miele di agrumi e caratteristico sapore da secco ad abboccato, accompagna antipasti di verdure, paste asciutte, tonno e pesce spada, piatti a base di uova. Molte le ipotesi sull’origine del nome della denominazione Melissa, da alcuni attribuito alla parola greca che significa “dolce” in contrapposizione al nome del Cirò che sempre in greco starebbe ad indicare l’“aspro”. Il colore dal rosato carico al rosso rubino trasparente del Rosso (da gaglioppo, greco n. e b., trebbiano toscano e malvasia bianca), acquista riflessi aranciati nella variante Superiore, dall’odore intenso e persistente e il sapore  asciutto, robusto  e vellutato, ideale con salumi e formaggi locali, piatti a base di funghi, capretto alla brace, trippa con patate, cacciagione e selvaggina. Si sposa bene con risotti, pesce alla griglia, torte di verdura e caciocavallo silano poco stagionato il tipo Bianco, dalle sfumature dorate, sapore asciutto e delicato e profumo vinoso con note fruttate e floreali.

Prodotti tipici. Diffusi negli incolti e nelle boscaglie fino ai 1400 mt si trovano l’origano, che caratterizza molti piatti della cucina regionale (sughi, carni, olive, insalate), e il finocchietto selvatico (particolarmente apprezzato quello di Isola Caporizzuto): i germogli destinati alle minestre, i semi per aromatizzare insaccati, sottoli e uno stimolante digestivo. Assai pregiati salumi (capocollo, pancetta, salsiccia e soppressata di Calabria dop) e formaggi (caciocavallo silano dop, abbespata, butirri, pecorino con il pepe, ricotta crotonese), spesso rafforzati da pepe o peperoncino. Popolarissima la pitta, ciambella dal buco molto accentuato, per utilizzare una limitata quantità di companatico quando la carne era un alimento raro, e variamente farcita, come la pitta ccu maiue (fiori di sambuco e pezzettini di grasso di maiale) o ccu sardi (sarde e origano). La mustica, il cosiddetto caviale dei poveri, è preparato con giovanissime sardelle pestate insieme a tanto peperoncino. Molto usati in cucina anche i peperoni topepo, a forma di ciliegia ma ben più grossi e di piccantezza assai variabile, e l’extravergine Alto Crotonese dop, ricavato dalla carolea, buona pure da mensa sotto sale e peperoncino. Tra le specialità: alici arriganate, metiturisca (tipica del periodo della mietitura, con ditaloni, pomodori, cipolla e ricotta affumicata), quadaru (zuppa di mare servita con pane casereccio e separata dal sugo piccantissimo, che solo all’atto della consumazione viene rimescolato al pesce), stigliole (intestini di capretto da latte cotti con pomodoro e peperoncino), trippa con il diavolillo, capretto ripieno, melanzane (a scapece, alla cioccolata, alla regina, alla rotese, alla ciambotta), sagne chine (strati di pasta alternati con spicchi d’uova sode, mozzarella, polpettine, carciofi), millecosedde (minestra di fave, ceci, cicerchie, fagioli bianchi, lenticchie, verze, cipolle, sedani, funghi, pasta e pecorino), pasta di mandorle, bocconotti con marmellata d’arance, pitta ccu passuli (sfoglia profumata con vincotto e spezie, ripiena di frutta secca e arrotolata a formare un cerchio di roselline) e le lucide nepitelle pasquali, dalla forma di occhio chiuso (dal lat. nepitedum, palpebra), farcite di frutta secca e candita. (di Alessandra Calzecchi Onesti)

DENOMINAZIONI:

DOC: Cirò, Melissa, Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto 

IGT: Calabria, Lipuda, Val di Neto

 

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