Diamo il benvenuto al Comune di Castel Campagnano

20/11/2019

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Castel Campagnano (CE). Siamo al confine tra il territorio casertano e quello beneventano, lì dove i fiumi Calore e Volturno si congiungono per proseguire il percorso verso la costa tirrenica. Dolci pendii, variopinte colline e fertili pianure, insieme a vigneti e uliveti, formano un paesaggio pittoresco che ricorda molto da vicino i panorami toscani. Questa incantevole cornice naturalistica, caratterizzata anche da un clima salubre e frizzante, è lo sfondo ideale per fare lunghe e piacevoli passeggiate a piedi, a cavallo o in bici, per rilassarsi nella natura, e, per chi ha un po’ di fortuna, fare simpatici incontri con esemplari della fauna locale. Diversi sentieri, partendo dal borgo di Castel Campagnano, conducono verso il bosco, le colline e lungo il fiume. Sentiero della Quiete, Sentiero dell’Accocchiatora e Attraverso luoghi e sapori, sono alcuni degli itinerari realizzati dal gruppo Trekking Castel Campagnano, nato grazie alla passione per lo sport e per la natura di due giovani del posto. Il toponimo è probabilmente legato ad un nome di persona campanius a cui è stato aggiunto il suffisso possessivo –anus. Proprio come Campagnano il paese è citato nelle Pergamene dell’Archivio Vescovile di Caiazzo mentre l’attuale toponimo risale in maniera ufficiale al 1862, quando fu aggiunto quel “Castel” che doveva servire per evitare omonimie con altri paesi della giovane Italia. Citato, per la prima volta, in un documento risalente al 979 (la Bolla di investitura di Stefano Menecillo a vescovo di Caiazzo), apprendiamo che già allora l’abitato contava ben tre chiese e da ciò si può dedurre che il territorio fosse abitato anche precedentemente questa data. Questa deduzione trova conferma nel fatto che è anche documentata la presenza di una villa romana al margine sud dell’attuale abitato. Bisogna poi compiere un notevole balzo in avanti e arrivare al 1197 per poter trovare nuovo riscontro del toponimo nelle pergamene caiatine. Nel 1461 Ferdinando concesse Campagnano, Alvignanello e Squille a Roberto Sanseverino, cui donò anche la contea di Caiazzo, già posseduta dai suoi avi, per l’impegno profuso nelle guerre contro i ribelli del Regno. Da questo momento i detti paesi furono aggregati sempre nei vari passaggi di feudalità nella contea di Caiazzo, fino all’abolizione delle servitù feudali nel 1806. Successivamente la storia del piccolo abitato vive un altro momento decisivo nel 1860 con la famosa battaglia del Volturno che vide combattere garibaldini contro borbonici.

Il Palazzo Aldi sorge sul margine di quello che fu il perimetro dell’abitato medievale di Campanianu, citato sin dalla bolla di Gerberto del 979 e solo dal 1197 come castrum. Per la conformazione naturale del blocco tufaceo su cui crebbe l’abitato, è probabile che solo il lato ovest del borgo fu fortificato con opere murarie. La facciata del palazzo segue il tracciato curvilineo della strada. Il prospetto è di gran pregio per le belle cornici in stucco delle sette finestre del piano nobile, di gusto vaccariano. La Chiesa Rupestre è collocata nel cuore del “Castello Ducale”, raggiungibile attraverso una scala che collega la corte interna alle cantine sotterranee. Un ambiente notevole e suggestivo legato ad una necropoli cristiana del XIV secolo, portata alla luce recentemente, alla quale si accede dai giardini della villa comunale. I riti legati a questo luogo di culto, tuttavia, non dovevano essere originariamente di carattere funebre. Un primo gruppo di affreschi, risalenti alla metà del X secolo, ha per oggetto rappresentazioni di vescovi, evangelisti e teorie di santi. Un secondo gruppo, databile alla fine dell’XI secolo, rappresenta la Madonna con Bambino seduta in trono e l’Arcangelo Michele col globo, simboleggiante il dominio di Cristo sulla terra. Nei secoli seguenti, spogliata dell’altare e di diversi arredi, divenne un luogo di deposito e cantina della dimora seicentesca che domina la collina, sulla quale si sviluppò il centro abitato antico. Da non perdere sono le splendide cantine ipogee, originariamente cave di tufo, utilizzate per la conservazione del vino. Alcune di esse raggiungono la profondità di 20 mt. Nei sotterranei di Palazzo Ducale si conserva la più antica cantina ad oggi nota, datata 1777. É possibile visitarla previa prenotazione. Simile ad una cattedrale nel cuore della terra, a 10 metri di profondità, un antichissimo cellaio di circa 100 mq ci riporta indietro nel tempo. Interamente scavato a mano nel tufo, con milioni di colpi di scalpello, risale al X sec. d.C., epoca della fondazione di Castel Campagnano. Oggi il primo piano accoglie la cantina "moderna" con i serbatoi di acciaio e le macchine per la vinificazione, mentre sottoterra è stata collocata la bottaia aziendale. Presente anche una Necropoli: le indagini archeologiche condotte nel 2008 hanno datato la zona tra il basso medioevo e l’età moderna. Grosse modifiche all’assetto geo-morfologico dell’area sono state apportate agli inizi del XVIII, con la costruzione del Palazzo Ducale, quando fu, probabilmente, tagliato il banco di tufo naturale su cui si erge la struttura. I rinvenimenti di due loculi ricavati nel banco di tufo hanno restituito i resti di uno scheletro umano testimoniando l’uso sepolcrale. "La Peschiera era costituita da una grossa vasca scavata nel tufo e da un piccolo fabbricato ad essa adiacente utilizzato come scuderia. Il sito era recintato e fin agli inizi degli anni ‘80 costituiva una pertinenza del settecentesco Palazzo Ferrara, a cui era collegato mediante un vialetto in terra battuta. La vasca risale intorno all’anno 1870 e, dopo un primo periodo di razionale utilizzo da parte dei proprietari, ha conosciuto un lungo periodo di decadenza fino alla fine degli anni ‘90, quando il comune di Castel Campagnano ha acquisito tutto il sito restaurando il piccolo edificio un tempo adibito a scuderia, trasformando la vasca in una piccola arena teatrale e realizzando i vialetti e aiuole”. Così il professore Mariano Frese descrive le origini e la storia della villetta comunale o “La Peschiera”, che oggi è un parco pubblico, compreso di anfiteatro e bar, e spesso nell’arena nel periodo estivo vengono svolti spettacoli teatrali. Edificata nella prima metà del 1300 e ristrutturata nel 1753, la Chiesa SS. Madonna della Neve ed il suo campanile sono caratterizzati da elementi in stile barocco e neoclassico. L’altare maggiore, realizzato nel XVIII secolo, e gli altari delle cappelle laterali (XX secolo) sono in marmi policromi. La chiesa custodisce quattro grandi pale settecentesche di scuola napoletana, una delle quali raffigura il miracolo della Madonna della Neve nell’atto della nevicata su Roma del 5 agosto del 348 d.C.

Da non mancare un assaggio dei prodotti dell’enogastronomia locale tra i quali, oltre ai pregiati vini, le tipiche lumache, le olive caiazzane e gli asparagi selvatici.

Tra le occasioni per una visita:la Passeggiata campagnanese in aprile, Le Eccellenze del Medio Volturno a giugno, l’Estemporanea di pittura a tema a novembre e La Madonna della Neve il 5 agosto. La leggenda narra che tra il 4 e il 5 agosto la Madonna apparve in sogno nella stessa notte sia a papa Liberio sia al nobile romano Giovanni Patrizio, gentiluomo ricchissimo che non avendo figli avrebbe voluto compiere un’opera pia col suo danaro, ma non aveva in mente una soluzione. Quella notte la Madonna chiese loro di erigerle un tempio nel luogo in cui la mattina seguente avrebbero trovato neve fresca. L’indomani la notizia della nevicata estemporanea si era diffusa in tutta Roma e il papa e Giovanni, procedendo per strade diverse e seguiti da una grande moltitudine si incontrarono sulla cima del colle Esquilino, che era effettivamente imbiancata da un sottile strato di neve. Con un bastone il papa tracciò il perimetro della chiesa che Patrizio fece erigere a proprie spese. Nasceva la basilica della Madonna della Neve.

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