Diamo il benvenuto ad Aquara

22/01/2020

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Aquara (SA). Il nome deriverebbe dall’abbondanza di acque sorgive del suo territorio, caratteristica riportata anche sullo stemma raffigurante un’amazzone che regge nelle mani due idre: con una mesce l’acqua, con l’altra porta l’iscrizione “Universitas aquarii”.

Aquara è un borgo antichissimo, le cui origini risalgono all’epoca greca, intorno agli anni fra il 150 e il 132 a.C., ma non si esclude che il territorio fosse già conosciuto dai Greci di Poseidonia e dai Romani, come conferma un complesso abitativo di epoca romana, unico esempio della Valle del Calore, nella località Madonna del Piano (a valle del paese). E’ doveroso però ricordare anche gli Etruschi, i Lucani ed i Sanniti tra i primi abitanti della provincia di Salerno e di conseguenza Aquara potrebbe essere stata assoggettata alla dominazione di questi popoli. Nei tempi antichi il paese era fortificato, cinto da una rocca, mura e torri. Secondo la leggenda sotto la rocca sorgeva lo steccato e poco distante la giostra dove, specialmente al tempo dei re aragonesi, i soldati e i giovani, con armi corte, si esercitavano a combattere. Dopo le invasioni barbariche Aquara passò all’obbedienza dei Goti, poi ai Bizantini, ai Longobardi, ai Saraceni e, infine passò sotto il dominio Normanno. Il borgo è citato per la prima volta in un documento dell’XI secolo e fra i suoi feudatari vi furono Guglielmo d’Altavilla, figlio di Tancredi d’Altavilla, Pandolfo Fasanella che partecipò alla congiura di Capaccio, Tommaso Sanseverino ed il leggendario Ettore Fieramosca, eroe della Disfida di Barletta. Nel XVI secolo la contea passò al Duca Fabrizio Spinelli, la cui famiglia detenne i diritti su castello e terre fino al 1884. Fino alla sua elevazione a capoluogo di Comune Aquara ebbe l’Università autonoma, che possedeva i diritti sull’acqua e sull’erbaggio e giurisdizione della bagliva e di dogana, cioè della piazza, cum magna jurisditione, con diritto di giudicare i furti minimi e il diritto di fida per gli animali dei forestieri in tutto il territorio; possedeva, inoltre, la giurisdizione della zecca, dei pesi e delle misure, il diritto di elevazione degli ufficiali e la giurisdizione della portolania.

Il comune si trova a circa 500 metri s.l.m. su di una collina si affaccia sulla Valle del Calore, mentre alle sue spalle si ergono i Monti Alburni. Grazie alla collocazione strategica e non avendo ostacoli visivi prossimi, da qui è possibile spaziare lo sguardo dal Monte Gelbison fino al mare, dove in occasione di giornate particolarmente limpide compare l’Isola di Capri. Il territorio, attraversato dal fiume Calore affluente del Sele, fa parte della Comunità montana Alburni e in parte del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Ricco il patrimonio storico ed  architettonico – dal Castello medievale, abitato dai vari feudatari e posto nella parte più alta del paese a totale controllo dell’intera vallata sottostante, alla Villa Romana, dalle numerose Chiese ai mulini ad acqua e agli intatti portoni settecenteschi –  così come quello naturalistico, con le fontane sorgive disseminate su tutto il territorio comunale, l’abbondanza di boschi e l’incontaminato fiume Calore, sulle cui sponde sorge la frazione di Mainardi.

Il territorio è prevalentemente destinato alla produzione agricola e rientra nell’area di produzione dell’olio di oliva DOP Colline Salernitane, della DOC Castel San Lorenzo e delle IGT Campania, Colli di Salerno e Paestum.  (di Alessandra Calzecchi Onesti)

 

 

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