Diamo il benvenuto a Telese Terme

06/12/2018

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Telese Terme, situato al centro della valle Telesina, sulla destra del fiume Calore, dove sorgenti di acqua sulfurea danno origine alle terme ed erodono le rocce carbonatiche dando luogo a caratteristiche doline.

Le sue origini vanno ricercate nella città romana di Telesia, importante centro che nel 215 a.C. fu riconosciuto urbs foederata (cioè città alleata di Roma). Ma sul toponimo i pareri sono controversi: secondo alcuni va posto in relazione a Giove Telesio, venerato nell’Arcadia, secondo altri invece viene dal verbo greco “teleo” (“iniziazione ai misteri”) che potrebbe derivare dal fluire delle acque solforose che, grazie alle loro qualità terapeutiche conosciute fin dall’antichità, spinse gli abitanti della zona ad offrire sacrifici di ringraziamento agli dei.

Le acque hanno, infatti, una tradizione antichissima. Il complesso idrotermale è costituito da un vasto parco dove sorgono diverse strutture. Il primo stabilimento dei "Goccioloni" fu seguito da un complesso più vasto attrezzato oggi per aerosolterapie, cure idropiniche e altri tipi di terapie. I fenomeni di vulcanismo secondario iniziati dopo il terremoto del 1349 causarono  la scomparsa di Telesia per diversi secoli ma anche la comparsa delle sorgenti sulfuree. Ben presto la loro fama si diffuse, essendosi rivelate utilissime per la cura delle malattie della pelle, dell’apparato digerente, dell’apparato respiratorio e dei reumatismi. Risale al 1734 la prima pubblicazione sull’argomento dal titolo “De acidulis telesinis dissertatio”, di Tommaso Bruni a cui seguirono nel 1819 le “Memorie sull’indole e sull’uso delle acque minerali di Telese” di Pietro Paolo Perugini e nel 1857 la “Guida medica per l’uso delle acque minerali di Telese” di Liborio Marone. Nel 1876 si avviò la costruzione dell’impianto termale, inaugurato nel 1883, e sul Rio Grassano fu creato un Parco Naturalistico.

Molte le bellezze paesaggistiche, storiche e archeologiche: le Antiche Terme Jacobelli, il piccolo lago naturale lungo le cui sponde affiorano rocce di travertino con impronte di foglie, frustoli di vegetali e piccole lumachine di circa 20.000 anni fa, il Monte Pugliano, i resti della Cattedrale e Torre (uno tra i più interessanti e rari monumenti normanni della Campania), gli scavi dell’antica Telesia e gli itinerari alla scoperta delle Terme dei Sanniti e dell’arte della ceramica nella Valle Telesina.

Tra i prodotti tradizionali della cultura enogastronomica locale, ricordiamo le DOC Sannio e Falanghina del Sannio e le IGT Benevento e Campania. Qui, come in tutto il beneventano, la vitivinicoltura risale al II secolo a.C. Un’importante testimonianza che i Sanniti si dedicassero alla coltivazione della vite e alla produzione del vino in epoca forse precedente all’epoca romana è che quando sul finire del V secolo a.C. famiglie di stirpe sannita si stabilirono nella Valle del Volturno, si è avuto uno sviluppo economico di queste area grazie alla produzione del Trebula balliensis, così come riferito da Plino il vecchio nella sua Naturalis Historia. In seguito la viticultura conobbe una crisi dovuta al cambiamento del gusto del mercato romano che scoprì i vini più leggeri e profumati dell’Italia settentrionale e della Gallia. Un’inversione di tendenza la si ebbe solo intorno al 500 d.C. grazie ai Longobardi, che non solo importarono vitigni di origine pannonica, ma protessero le vigne dall’espianto addirittura con la pena di morte. Fu poi il vescovo di Benevento, Landulfo, a pretendere che vicino ad ogni monastero fossero impiantati dei vigneti, favorendo il rilancio della viticultura come dimostra la presenza di venditori di vino in documenti del 1100. In questo periodo, e fino al 1400, molti vini beneventani grazie alla possibilità di sfruttare i fiumi navigabili che attraversavano la provincia, arrivavano ai porti di Gaeta e di Napoli i più grandi porti di smistamento dei vini per l’intero Mediterraneo e per i mari del Nord. Oggi come allora l’Aglianico è il vitigno predominate, seguito dal Piedirosso, l’Aglianicone, il Gigante, il Mangiaguerra, la Tintiglia di Spagnala Vernacciola e il Sommarello, mentre tra i vini locali a bacca bianca si notano il Bombino, l’Amoroso bianco, la Passolara, il Greco, la Malvasia, il Moscatello e la Coda di Volpe. Ma dopo l’unità d’Italia nel vigneto sannita vengono coltivate anche altri tipi di vitigni nazionali ed internazionali come il Sangiovese, Barbera, Cabernet Sauvignon, Malbek, Sirah, Erbaluce, Semillon, Pinot e Riesling renano.

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