Diamo il benvenuto a Moraro

22/01/2020

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Moraro (GO). Il suo nome affonda le sue radici nel linguaggio latino e forse in quello celtico di più remota diffusione: Morâr = Morus celsa o Morus alba da cui gelso e moro, termini che indicano la medesima pianta. Morus deriva probabilmente dal celtico mor (nero): infatti la pianta diffusa sin dall’antichità non era Morus alba ma Morus nigra che i Romani coltivavano per ricavarne decotti e sciroppi, mentre la varietà alba, le cui foglie fino a pochi decenni addietro venivano usate per l’allevamento del baco da seta, venne portata da Costantinopoli nel VI secolo.

Moraro si trova nella parte orientale di quel gioiello di Regione che è il Friuli-Venezia-Giulia, incastonata tra le Alpi Giulie ed il mare Adriatico. Una terra di pianura e di colline su un materasso ghiaioso di calcari selciferi derivato da fenomeni alluvionali che si manifestarono nella valle Isontina tra la fine del Pleistocene e gran parte dell’Olocene. I terreni che provengono dalle colline del Collio, trasportati dalle periodiche esondazioni del torrente Versa, che hanno creato strati di terreno arenaceo-marnosi che si sgretolarono per effetto delle precipitazioni dando origine a terreni argillosi. La villa di Moraro, che si trova sulla sponda sinistra del Versa, probabilmente aveva già degli insediamenti di popolazioni di origine celtica già in epoca pre-romana. Con l’avvento dei Romani il territorio venne diviso in “centuriazioni” ossia appezzamenti di terreno che Giulio Cesare, all’epoca della fondazione di Civitas Forum Julii (56 – 50 a.C.) aveva assegnato ai suoi legionari al ritorno dalle guerre Galliche. Di queste centuriazioni ci sono ancora delle tracce sui terreni attorno all’abitato, così come ci sono ancora dei tratti di muro della “centa” che circondava le ville padronali in epoca medievale e rinascimentale. Ai Romani seguirono le invasioni dei Barbari e Unni che distrussero Aquileia, e Longobardi che si stabilirono creando il loro primo Ducato a Cividale del Friuli. Fanno fede alcuni ritrovamenti archeologici di inizio sec. XX (1914) di alcune tombe i cui reperti sono conservati nel Museo di Storia Naturale a Vienna. Poi vennero i Franchi, in seguito Berengario – Duca del Friuli – divenne Re d’Italia. Nel X secolo ci furono scorrerie e devastazioni da parte degli Ungari. Nel XI secolo i nostri territori facevano parte dell’Impero sotto la giurisdizione del Patriarca di Aquileia che in seguito alle invasioni dei barbari si era trasferito a Grado, poi negli anni seguenti a Cormons, Cividale, Udine. Nel 1420 le nostre terre vennero conquistate dai Veneziani che traferiscono la sede del Patriarcato a Venezia. Trovandosi sulla direttrice Cormons-Gradisca Moraro seguì le vicende di questi importanti centri storici. Cormons fece parte fino al 1500 della Contea di Gorizia, alla morte del conte Leonardo, passò agli Asburgo – Imperatori d’Austria – e salvo brevi periodi (1511 -1514) di dominio Veneziano rimase sotto il dominio dell’aquila bicipite. Moraro seguì le medesime vicende storiche, mentre Gradisca rimase sotto la dominazione veneziana. L’illuminato periodo di dominazione austriaca portò dei benefici al territorio ed alle popolazioni con Massimiliano I che esentò i cittadini dal pagamento delle tasse e con Maria Teresa che distribuì terre da coltivare alle popolazioni e dotò tutto il territorio di un catasto tavolare. In questi secoli però le nostre terre e le nostre popolazioni dovettero sopportare continue incursioni di Turchi con saccheggi e devastazioni. Nel 1615 durante le così dette “guerre gradiscane” i pirati Uscocchi portarono altri lutti e rovine. Nel 1797 con la caduta della Serenissina Repubblica di Venezia ad opera di Napoleone sia Cormons che Gradisca e Moraro entrarono a far parte dell’Impero Austro Ungarico e tali rimasero fino al 4 novembre 1918 quando assieme alla parte orientale del Friuli entrarono a far parte del Regno d’Italia.

Oltre agli scavi archeologici di cui si è persa traccia (presso il vecchio campo sportivo) ci sono altri edifici degni di nota. La chiesetta del cimitero dedicata a S. Maria Maddalena fin dall’XI secolo era meta di devozione dei fedeli dei villaggi vicini. Comunque di quest’edificio si hanno notizie certe dal 1500 con chiesa e centro di devozione. La chiesa parrocchialedi Sant’Andrea Apostolo è stata benedetta dall’Arcivescovo conte di Attimis nel 1763 e sorge al posto di una chiesa preesistente che sembra avesse una notevole importanza storica ed artistica. Di grande interesse c’è un bellissimo altare in stile veneziano in marmo bianco e due pale d’altare raffiguranti la Madonna del Rosario con Santi e l’altra San Valentino, opera del pittore Michael Seichebreichtner di origine austriaca ma di scuola veneta.

Moraro vanta una tradizione rurale che lo annovera fra i comuni campagnoli dell’Isontino. L’attività della popolazione per secoli è stata prevalentemente agricola. I terreni erano in gran parte della Parrocchia e delle Suore Orsoline che risiedevano a Capriva del Friuli ma anche a Moraro avevano case e possedimenti.

Oggi il suo territorio riassume i tratti della campagna friulana, offrendo un ambiente tranquillo per le famiglie che "fuggono" dal caos cittadino. Accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza il friulano goriziano, una variante della lingua friulana. Nel territorio comunale vige infatti la Legge regionale 18 dicembre 2007 n. 29 "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana". Benvignùz tal pais di Morar!

Cerca la città del vino
Generic filters

Ultime Notizie

adv